Linguaggio di genere. L'opposizione presenta una mozione in Consiglio regionale
Dopo le polemiche del mese scorso sul disegno di legge della Lega, poi ritirato, in cui si voleva multare l'uso dei femminili professionali, il tema del linguaggio di genere torna in Consiglio regionale, grazie a una mozione presentata dall'intera opposizione.
«C’è ormai un’ampia condivisione sulla necessità di rappresentare anche il genere femminile in atti e documenti, come sottolineato da istituzioni illustri come la Crusca, e tale indirizzo è espresso anche dalla Commissione Regionale Pari Opportunità stessa - dichiarano le consigliere firmatarie della mozione depositata e sottoscritta dall'intera opposizione. - Dal linguaggio passa molto dell’immaginario di una società: quello che non si scrive o pronuncia semplicemente non esiste. È ora di dare equo spazio a tutte le persone che compongono la nostra società, a prescindere dal genere con cui sono nate o in cui si riconoscono. Bisogna allearsi, e le parole possono e devono diventare uno degli strumenti per la parità sostanziale».
La mozione presentata impegna la Giunta ad adottare un prontuario sulla comunicazione inclusiva, redatto previo accordo con la Commissione Regionale Pari Opportunità, da distribuire a tutti gli organi e alle e ai dipendenti regionali. Inoltre, chiede di dare mandato agli uffici del Consiglio di prestare attenzione al linguaggio di genere e a prediligere il termine “persona” o “persone” ogniqualvolta possibile in tutti i nuovi documenti e atti dell’Amministrazione regionale e dei suoi enti, prevedendo un progressivo adeguamento anche degli atti esistenti, oltre che delle comunicazioni esterne, inclusi i siti internet. Infine, si chiede di adoperarsi affinché nell’aula consiliare e nelle attività istituzionali venga rispettato il linguaggio di genere nelle comunicazioni verbali e di farsi promotrice, anche avvalendosi di Compa Fvg, di corsi di formazione specifici rivolti alle proprie e ai propri dipendenti finalizzati a una maggior consapevolezza sul linguaggio di genere nonché a un suo uso nel rispetto della lingua italiana e delle lingue minoritarie presenti in regione.
Il tema non è nuovo all'Aula di Piazza Oberdan, visto gli accesi toni che aveva assunto a marzo durante la discussione della Legge elettorale, quando Massolino aveva proposto un emendamento in merito. «Ci è dispiaciuto che una proposta così semplice e di buon senso fosse sfociata in una bagarre che si è trascinata per mesi, tra botte e risposta su stampa, social e persino audizioni nella Commissione Pari Opportunità - aggiunge Massolino -. Già al tempo avevo annunciato una proposta più ampia sul tema, e con le colleghe avevamo da subito iniziato a lavorare alla mozione. L’assurdo disegno di legge per vietare l'uso del femminile ci ha spinte ora a procedere con il deposito: il tema è evidentemente rilevante, sentito e attuale».