Universitari senza Casa dello studente da cinque anni

«Già è inammissibile che una città universitaria sia priva da cinque anni di una struttura adeguata che possa ospitare gli studenti universitari; apprendere che si stia ipotizzando una sua riconversione per scopi diversi dalla residenzialità universitaria, che ovviamente non sarà a costo zero, ha dell’incredibile». Non usa mezzi termini il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, in merito agli ultimi sviluppi sulla Casa dello studente di viale Ungheria a Udine, l’imponente edificio dismesso dal 2017 per lavori di ristrutturazione. Dalla stampa ora si apprende la necessità di un adeguamento sismico, ma si è in attesa, fa sapere l’Assessora regionale Rosolen, del parere dei tecnici.
«Nel frattempo, le esigenze abitative della popolazione universitaria di Udine, in particolare di quella che afferisce ai poli umanistico, giuridico ed economico del centro cittadino, non trovano risposte adeguate ed evidentemente non le troveranno neanche nel prossimo futuro», continua Moretuzzo, raccogliendo la forte preoccupazione degli universitari di Udine, che, attraverso le loro rappresentanti, hanno preteso chiarezza rispetto a una situazione ormai insostenibile che lede il diritto allo studio. «L’Università di Udine – a parità di iscritti con quella di Trieste – è già fortemente penalizzata in termini di trasferimenti ministeriali, poiché è finanziata dallo Stato in misura nettamente inferiore all’ateneo triestino, basandosi su un dato storico ormai superato che non dà atto della crescita avvenuta. L’indisponibilità della Casa dello studente di viale Ungheria la rende anche meno appetibile a chi potenzialmente è interessato a iscriversi, senza dimenticare lo spreco di denaro pubblico utilizzato per ristrutturare in tempi recenti l’immobile, ora chiuso, con la prospettiva di nuovi investimenti finalizzati a un suo diverso impiego e con la necessità di individuare soluzioni nuove per gli studenti, soluzioni che evidentemente prevedono un allungamento delle tempistiche con tutte le criticità che ne derivano. Veramente è impossibile trovare soluzioni per l’adeguamento sismico o forse quello che manca è la volontà di trovare risposte con tutti gli attori coinvolti?», conclude il capogruppo del Patto per l’Autonomia.
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Moretuzzo: «Più che “FVGreen” è una legge da “Fake Green”.

«A tutte le numerose proposte sui temi dell’ambiente e della transizione ecologica che abbiamo fatto in questa legislatura ci è stato risposto dicendo di non preoccuparci, perché la Giunta stava lavorando alla legge “FVGreen” che avrebbe raccolto le proposte uscite dal Consiglio regionale e determinato un grande passo in avanti nelle politiche ambientali della Regione, portandola addirittura ad essere Regione pilota per il Green Deal europeo, tanto da raggiungere la neutralità carbonica con 5 anni di anticipo sulla scadenza del 2050 posta dall’Unione Europea! La legge illustrata oggi (21 aprile, ndr) in aula dall’Assessore Scoccimarro è tutto fuorché una legge innovativa e capace di determinare una svolta nell’ottica della transizione ecologica del Friuli-Venezia Giulia – commenta il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo –: ci sembra un collage di azioni in buona parte già in corso, condite da tanta retorica green».
«Manca totalmente una visione di insieme, capace di tracciare una direzione di marcia chiara e orientata a un vero processo di cambiamento: come si può parlare di transizione energetica a prescindere da un Piano energetico regionale aggiornato? Che transizione si vuole avviare se non si dà nemmeno un euro di contributo alle aziende che possono installare pannelli fotovoltaici sui propri stabilimenti produttivi? Come può una legge che vorrebbe essere una legge quadro sul tema ambientale non considerare la questione del consumo di suolo, incentivato dalla Giunta attraverso i contributi sulle prime case di nuova costruzione invece che sulle ristrutturazioni? Come si fa a citare più volte in norma il tema dei cambiamenti climatici e continuare a finanziare con decine di milioni di euro impianti sciistici a bassa quota?».
Alla luce delle forti criticità della nuova legge – presentata alla vigilia della Giornata mondiale della Terra –, il capogruppo del Patto per l’Autonomia si augura che «la Giunta tenga in considerazione le proposte che arriveranno dalla minoranza e cambi profondamente un testo che rischia di essere totalmente inutile in un ambito in cui invece è necessaria un’iniziativa forte da parte della Regione, che dovrebbe fare leva anche sulla specialità regionale come strumento per fare prima e meglio dello Stato quanto serve per affrontare un tema che sta diventando sempre più urgente».
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Bidoli: «Si faccia chiarezza in Commissione sul sistema emergenza

Dopo il duro attacco sul sistema di emergenza urgenza di Aaroi Emac Fvg (l’associazione degli anestesisti rianimatori presieduta da Alberto Peratoner), sottoscritto anche da Anaoo Assomed, Anpo, Cgil e Fassid, seguito dalle pesanti dichiarazioni rese dall’Assessore alla Salute Riccardi («Dopo le balle sulle terapie intensive, accogliamo il nuovo dispaccio di Peratoner», si legge sulla stampa odierna), il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia chiede di calendarizzare con estrema urgenza, da parte della III Commissione consiliare competente, una audizione, alla presenza dell’Assessore Riccardi, dei soggetti firmatari della nota.
Piena solidarietà a Peratoner e agli anestesisti che l’hanno sottoscritta, giunge dal consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli. «Il tono delle dichiarazioni dell’Assessore Riccardi sono inaccettabili», commenta, evidenziando la necessità di portare in Commissione i rappresentanti delle parti sindacali che hanno parlato di sistema “arretrato, carente, inadeguato, incompiuto, inefficiente”. «Serve chiarezza – conclude Bidoli -. Ci aspettiamo una spiegazione dall’Assessore. Non è il momento delle polemiche, ma quello dell’impegno e della collaborazione istituzionale».
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