La cultura è un servizio necessario, finanziato dal pubblico e svolto da professionisti, ma non è gratis.
A sollevare la questione è la candidata nella circoscrizione di Udine con il Patto per l’Autonomia, Elena Tammaro. “Con il Comparto Cultura la Regione demanda al privato il ruolo di produzione dell’offerta culturale del territorio, ma allo stesso tempo non riconosce il ruolo dell’ente culturale privato come professionale – spiega - budget non sono stati adeguati e sono fermi al 2018., per non parlare delle tempistiche irrispettose per i bandi (dicembre). Eppure – aggiunge - le istituzioni culturali formano l’ossatura della produzione culturale del territorio. Questo network, fatto di piccole realtà, è la garanzia di continuità nella crescita culturale di una comunità. Se guardiamo alla cultura solo come attrazione turistica, notiamo che questa scelta non è stata un successo”. Tammaro snocciola numeri chiari: “Per la mostra di Don Geretti in Casa Cavazzini, erano stati annunciati 300.000 ingressi. La mostra si è chiusa con 60.000 ingressi e un buco economico. Inoltre – prosegue - dobbiamo domandarci: ma che tipo di turismo porta? Il turista “mordi e fuggi” che preferisce opzioni economiche alla qualità del territorio? Oppure miriamo ad un turismo con numeri più bassi e qualità più alta?”. Come superare, dunque, un sistema di finanziamento che espone la produzione culturale del territorio agli umori della politica?. “Serve definire un nuovo paradigma, ispirandosi a modelli virtuosi come Francia, Austria e Slovenia. Se l’attività di produzione culturale è compito delle istituzioni presenti sul territorio, mappiamole e troviamo delle caratteristiche minime per l’accesso al finanziamento pubblico”. Tutto questo consentirebbe migliori opportunità lavorative per tutti gli specialisti, l’internazionalizzazione delle produzioni e l’incremento dell’incidenza del comparto sul PIL regionale.