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Report neve diversa. Patto per l'Autonomia: «Crisi climatica è evidente, Bini e Fedriga gli unici a non accorgersene»

13 Marzo 2025

«Il report diffuso da Legambiente fotografa una situazione drammatica per le nostre montagne: la neve naturale diminuisce, i costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale aumentano - dichiarano il consigliere Moretuzzo e la consigliera Massolino in merito al report Nevediversa - . Bisogna prendere atto che il turismo invernale tradizionale è insostenibile sia per l'ambiente che per le comunità locali. Il report dell’ARPA FVG sullo scorso mese di gennaio ha certificato un aumento medio delle temperature di oltre 2 gradi rispetto all’ultimo decennio e uno spessore dello strato nevoso al suolo più basso rispetto alla climatologia degli ultimi 50 anni su tutto l’arco alpino regionale, con realtà come Forni di Sopra dove non è nevicato. A fronte di queste evidenze scientifiche la Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia continua a spendere allegramente decine di milioni di euro finanziando forme di turismo ormai anacronistiche. Ne è esempio il parziale recupero con conseguente investimento per la pista slalom di Chiusaforte, citata nel report tra gli esempi italiani di “accanimento terapeutico”. Da anni denunciamo questa situazione e l’urgenza di cambiare decisamente direzione. Per ora da parte del centrodestra abbiamo visto solo la propaganda e le dichiarazioni di intenti della legge regionale FVGreen, che, a due anni dalla sua approvazione, è rimasta sulla carta».

 

«La dipendenza crescente dall’innevamento artificiale è un segnale d’allarme che non può più essere ignorato: la Regione ha già speso oltre 5 milioni di euro per garantire la neve sulle piste, per i 122.761 mq di bacini artificiali stimati per il FVG, senza un piano concreto per la riconversione sostenibile delle aree montane. Le parole di Legambiente trovano conferma nei numeri: sempre più impianti dismessi, costi in aumento per cittadinanza e imprese locali e una montagna che sta cambiando sotto i nostri occhi. Tutto questo impone che la Giunta regionale smetta di perdere tempo ed elabori un piano strutturato per sostenere la transizione ecologica delle località montane, incentivando forme di turismo dolce e responsabile, come quelle già avviate con successo in altre regioni alpine. Serve una governance partecipata, che coinvolga le comunità locali, gli operatori turistici e le realtà del territorio per ripensare il futuro della montagna friulana. Non possiamo più permetterci di sprecare risorse in soluzioni tampone che non fanno altro che rimandare un problema strutturale. Se la Regione continuerà a ignorare la necessità di un cambio di rotta, saranno le future generazioni a pagarne il prezzo più alto. È tempo di scelte coraggiose e lungimiranti. Il Friuli-Venezia Giulia non può restare indietro», concludono Moretuzzo e Massolino.


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