Bocciata la mozione del Patto volta a favorire assunzioni da parte di enti pubblici di persone che conoscono le lingue minoritarie
Moretuzzo: «L’assessore Callari è contro la lingua friulana e le minoranze»
Evidentemente le critiche del Patto per l’Autonomia sulla gestione della CUC – Centrale Unica di Committenza hanno lasciato ancora degli strascichi nella maggioranza in Consiglio regionale: l’Assessore Sebastiano Callari ha proposto e ottenuto la bocciatura della mozione presentata dai consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli finalizzata a promuovere un’azione positiva e coerente a favore dell’uso delle lingue minoritarie nelle amministrazioni pubbliche della Regione. La mozione richiedeva che le competenze nelle lingue friulana, slovena e tedesca fossero considerate quanto meno un requisito accessorio per la selezione di nuovo personale regionale, in cui la Regione può intervenire direttamente, e che la formazione linguistica per i dipendenti regionali fosse inserita con pari dignità con gli altri corsi di aggiornamento professionale all’interno dell’offerta formativa a loro destinata. «Un’amministrazione ancora più vicina alle persone è un’amministrazione che si rivolge alla cittadinanza nelle lingue del territorio – dichiara il capogruppo Massimo Moretuzzo – e in un territorio multilingue, in cui sono presenti minoranze linguistiche, come quello del Friuli-Venezia Giulia, l’uso pubblico delle rispettive lingue – riconosciuto dalle normative regionale e italiana, che si richiamano a principi sanciti a livello europeo e istituzionale – è indice della qualità dei servizi, dell’efficacia amministrativa e del livello di democraticità delle istituzioni». «Nulla di incostituzionale – specificano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Moretuzzo e Bidoli –: nel bandire i concorsi per l’assunzione di nuovo personale è, infatti, possibile prevedere la riserva di posti banditi per soggetti con competenze nell’uso orale e scritto la lingua, l’introduzione di meccanismi di premialità nella definizione delle graduatorie per i partecipanti ai concorsi che dimostrino la conoscenza orale e scritta attiva e passiva della lingua, la frequenza obbligatoria di corsi di formazione linguistica dopo l’assunzione. Misure di questo tenore – già attuate in riferimento alla minoranza slovena e in parte a quella tedesca – vanno messe in atto anche per la minoranza friulana», sollecitano Moretuzzo e Bidoli. In particolare, la mozione impegnava la Giunta regionale “ad agire affinché nelle nuove procedure di selezione di personale regionale destinato ad operare nei territori friulanofoni, slovenofoni e germanofoni si tenga in considerazione la possibilità di inserire degli elementi valutativi orientati a riconoscere competenze linguistiche tali da poter interagire con la cittadinanza anche in lingua minoritaria; a elaborare linee guida e strumenti affinché la centralità del fattore linguistico minoritario nei rapporti con la cittadinanza sia debitamente considerata nel complesso delle amministrazioni pubbliche regionali, compresi agenzie, società ed enti regionali, enti locali e aziende sanitarie, attivando tutte le modalità ritenute utili al fine di facilitare la presenza di unità di personale con adeguate competenze nelle lingue minoritarie anche presso tali enti; ad attivare all’interno dell’offerta formativa dei dipendenti regionali corsi di lingua friulana e tedesca, accanto ai corsi di lingua slovena abitualmente previsti”.