Tavolo per la terza ripartenza
Moretuzzo: «Servono equilibrio e un nuovo patto tra territori della regione»
«L’importante quantità di risorse europee che arriverà nei prossimi anni in Friuli-Venezia Giulia offre un’occasione imperdibile per delineare un nuovo modello di sviluppo per la nostra regione. È evidente che c’è una partita in atto con il Governo statale nell’ambito della quale la Giunta deve cercare di negoziare quante più risorse possibile per il Friuli-Venezia Giulia, ma è altrettanto evidente che dietro a questi possibili investimenti ci deve essere una visione globale e lungimirante – osserva il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, al termine della prima riunione del Tavolo per la terza ripartenza, che si è svolta oggi a Trieste –. Dalle notizie che abbiamo appreso prima dalla stampa e poi dall’assessora Zilli in aula, pare che nelle ipotesi formulate dalla Giunta una parte molto significativa delle risorse sia già destinata al tema della portualità e delle infrastrutture logistiche ad essa collegate, peraltro in parte per iniziativa dello stesso Governo statale. Questo è un dato positivo, ma è chiaro che servono delle idee-guida strategiche di altrettanto ampio respiro anche per immaginare e pianificare lo sviluppo degli altri territori regionali e delle loro attività».
In questo senso, per il capogruppo del Patto per l’Autonomia «è necessario tener conto di almeno due elementi: da una parte la visione di Friuli-Venezia Giulia prioritariamente come piattaforma logistica è una visione superata, che rischia di portare più esternalità negative che benefici alla nostra terra; dall’altra, è indispensabile mantenere un equilibrio fra i territori della regione, equilibrio che rischia di essere compromesso. Sono necessari una visione e una politica chiara di investimenti anche per quella parte di territorio e di settori economici che non sono collegati allo sviluppo della portualità e che non necessariamente ne beneficeranno in modo indiretto. Diversamente, quelle parti di regione che oggi stanno facendo più fatica a fronteggiare la crisi economica e che hanno subito in misura maggiore la perdita di ricchezza e di occupazione negli ultimi anni, non riusciranno a recuperare il terreno perso».