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Servono risorse finanziarie, materiali e organizzative adeguate per la tutela del friulano, fondamento della specialità

18 Ottobre 2021

Lingua friulana, in V Commissione il Piano generale di politica linguistica. 
Astensione del Patto per l’Autonomia

«Centomila parlanti regolari la lingua friulana spariranno entro il 2050, quasi un quarto degli attuali. Lo indicano le proiezioni contenute nel Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana 2021-25, proposto dall’Arlef, l’Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane. A fronte di questo scenario, vanno subito messe in campo misure incisive e coerenti di pianificazione linguistica, che necessitano di risorse finanziarie, materiali e organizzative adeguate – osserva il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo, commentando il Piano che è stato illustrato oggi in V Commissione –. Non ci sembra che le risorse attualmente stanziate possano essere sufficienti per promuovere l’uso di una lingua minoritaria come il friulano nei vari ambiti della vita sociale ed istituzionale, e per lo sviluppo delle competenze nella stessa lingua», aggiunge Moretuzzo, sottolineando la «crucialità della maggior tutela possibile per la lingua friulana, e della diversità linguistica in genere, per la crescita sociale, civile ed economica del Friuli-Venezia Giulia, la cui autonomia e specialità trovano fondamento proprio nella presenza delle minoranze linguistiche e nella loro tutela».

Il capogruppo del Patto per l’Autonomia si è astenuto quando la V Commissione è stata chiamata a dare un parere sulla deliberazione della Giunta regionale concernente il Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana. Una scelta motivata anche dalle perplessità sull’effettiva realizzabilità dello stesso Piano, che delega all’Arlef le competenze per concretizzare il notevole lavoro proposto senza, però, dotarla del personale necessario rischiando così di compromettere la fattibilità concreta di molte delle azioni contenute del Piano.


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