Moretuzzo: «Cessione Confidi, processo di venetizzazione in corso. L’Assessore Bini lavora contro il Friuli»
«La possibile fusione fra Confidi Friuli e Fidi imprese & turismo Veneto, annunciata ieri (8 novembre, ndr) e benedetta dall’Assessore Bini, rappresenta l’ennesimo tassello di un disegno che mira in modo evidente a togliere potere decisionale al territorio regionale e in particolare al Friuli – commenta il segretario e consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo –. Non si tratta di campanilismo o di rivalità da stadio, è chiaro che il soggetto che dovrebbe nascere dalla fusione sarebbe totalmente sbilanciato verso il Veneto, con il peso decisionale delle componenti che afferirebbero a quel territorio nettamente superiore a quello della componente friulana. Purtroppo non sorprende la reazione di immediata soddisfazione dell’Assessore Bini, che continua a dimostrare la sua totale indifferenza ai destini del sistema economico e industriale friulano: ne abbiamo avuta chiara dimostrazione in occasione del dibattito sul possibile insediamento siderurgico in Aussa-Corno, quando l’Assessore ha dichiarato apertis verbis che non ha nessuna intenzione di finanziare gli investimenti infrastrutturali necessari a mettere in sicurezza quella zona industriale. Anche in questa vicenda – spiega Moretuzzo –, l’Assessore si schiera apertamente con coloro che puntano a marginalizzare le realtà produttive friulane, come si è visto in modo chiaro in occasione delle nomine nella Giunta della Camera di Commercio di Udine e Pordenone con l’esclusione di Confindustria Udine. Se è vero che c’è la necessità di rafforzare il sistema dei Confidi regionali, perché non ragionare in primis sulla fusione fra Confidi Friuli e Confidimprese FVG? Il tessuto imprenditoriale friulano ha la capacità e la forza di fare sistema e affrontare le sfide che ci attendono. In questo percorso la Regione deve svolgere il suo ruolo di supporto e sfruttare tutti gli spazi che ci vengono concessi dallo Statuto di Autonomia, non benedire iniziative che vanno in direzione opposta all’esercizio della specialità regionale».