Nasce il coordinamento degli enti locali
Patto per l’Autonomia: nasce il coordinamento degli enti locali.
No al ritorno delle vecchie Province, sì ad enti di area vasta nuovi
Si è svolto Mercoledì 12 marzo a Udine il primo incontro promosso dal Patto per l’Autonomia per le amministratrici e gli amministratori locali, al quale hanno partecipato numerosi rappresentanti da tutta la regione che hanno accolto la proposta di costituire un coordinamento di persone vicine al Patto per l’Autonomia e impegnate nel mondo delle istituzioni locali.
«Riproporre le vecchie Province così come le abbiamo conosciute è un errore clamoroso – ha esordito Federico Pirone, Assessore del Comune di Udine e responsabile degli enti locali del Patto per l’Autonomia –. Una scelta di questo tipo accontenta solo gli appetiti elettorali di una maggioranza divisa tra Forza Italia e Lega da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra, ma non risolve la prima grande vera priorità, cioè la situazione drammatica in cui si trovano i Comuni, in particolare quelli di minori dimensioni, senza personale e con i soldi della Regione fermi in cassa per impossibilità di spenderli. Siamo prima di tutto per un deciso snellimento e decentramento di funzioni dalla Regione che non può essere un ente che continua a distribuire risorse attraverso un numero di bandi sempre maggiore, come sta facendo ora – prosegue Pirone –. Deve invece usare la propria specialità per proporre un moderno assetto istituzionale che dia un peso politico ed amministrativo diverso ai Comuni e che stimoli la nascita di progetti di sviluppo territoriale nuovi. Come succede in Trentino Alto Adige/Südtirol, anche in Friuli-Venezia Giulia questi enti devono essere transfrontalieri».
All’incontro ha partecipato anche il Consigliere regionale e Segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo, che ha ribadito la necessità di evitare un incomprensibile ritorno al passato. «Riteniamo che qualsiasi assetto istituzionale del futuro debba riconoscere il ruolo e le peculiarità dei diversi territori regionali, a partire dalle caratteristiche dell’area metropolitana di Trieste e del policentrismo del Friuli, nelle sue diverse componenti linguistiche, culturali, economiche e sociali. Non è pensabile, ad esempio, che un’area come quella della montagna friulana non veda riconosciuto il bisogno di un ente di area vasta in grado di affrontare le crisi e le opportunità che le terre alte stanno vivendo. Questa Regione deve legiferare in maniera innovativa, ha una posizione in Europa che va utilizzata per promuovere politiche coraggiose. Ci riferiamo ad esempio al Tagliamento, fiume che unisce e non divide i territori, o alla zona di Gorizia, per la quale sarà centrale il rapporto con Nova Gorica anche dopo i fasti di GO!2025. Ci auguriamo che il centrodestra apra a un confronto vero dentro la società regionale e non proceda a colpi di maggioranza come ha fatto finora, con interventi basati sulla mera convenienza politica, come l’eliminazione dallo Statuto del referendum consultivo in materia elettorale o l’abbassamento del quorum per i ballottaggi comunali».