I sindaci friulani chiedono a Governo e Rai trasmissioni televisive in lingua friulana e i fondi necessari per garantirne l’avvio. In mancanza, annunciano azioni legali.
Il Patto per l'Autonomia, sostiene da sempre la battaglia per le trasmissioni Rai in Friulano. E' per questa ragione che pubblichiamo per favorirne la diffusione il comunicato stampa dell'Assemblea della Comunità Linguistica Friulana.
L’immediato avvio delle trasmissioni televisive in lingua friulana sulla Rai regionale mediante una specifica disposizione nella prossima convenzione inerente alla Regione Friuli-Venezia Giulia, sottoscritta fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai, da stipularsi, a rigor di norma, entro il mese di aprile 2019, e lo stanziamento dei fondi necessari a garantire le trasmissioni televisive, nel corso del quadriennio 2019-2022, con un numero di ore e di risorse non inferiori a quelle previste per la lingua slovena. È quanto chiedono al Governo e alla Rai i sindaci dell’Assemblea della Comunità linguistica friulana, che, sabato 26 gennaio, hanno ribadito le loro istanze agli amministratori regionali e ai parlamentari del Friuli-Venezia Giulia nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione a Udine.
In mancanza, «sin da subito – ha comunicato il presidente dell’Assemblea linguistica friulana Diego Navarria – saranno fatti valere nelle opportune sedi, anche presso l’Autorità Giudiziaria, i legittimi interessi dei cittadini di lingua friulana previsti dalla normativa vigente (compreso il Contratto di servizio RAI attualmente in vigore), allo stato palesemente violati per ciò che concerne le trasmissioni televisive e sottodimensionati per ciò che concerne quelle radiofoniche».
Le gravi inadempienze del servizio pubblico radiotelevisivo erano già state denunciate in una lettera ai vertici della Rai sottoscritta, il 23 ottobre 2018, da 76 sindaci aderenti alla Comunità linguistica friulana che aderivano ai contenuti della mozione del Patto per l’Autonomia, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale il 26 luglio 2018, relativa alla necessità di un importante impegno per il rafforzamento e la valorizzazione dell’informazione e delle strutture a tutela delle minoranze linguistiche regionali. La mozione impegnava la Giunta regionale a dare attuazione alle previsioni normative relative alla promozione delle culture e alla tutela delle minoranze linguistiche presenti in regione, e a potenziare e valorizzare la sede redazionale di Udine e la sede di corrispondenza di Pordenone al fine di garantire trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua friulana per una programmazione oraria almeno pari a quella riconosciuta alla lingua slovena. L’azione dei primi cittadini nasceva dal fatto che la Rai regionale del Friuli-Venezia Giulia non aveva dato alcun segno di condivisione di tali contenuti e impegni, definiti da un articolato quadro normativo. Anzi, all’avvio della programmazione radiotelevisiva autunnale, si osservava una immutata carenza di contenuti in lingua friulana e in lingua tedesca e un indebolimento dei servizi del telegiornale regionale dedicati alle notizie relative ai territori di Udine, Gorizia e Pordenone. A tre mesi dalla lettera, non constatando alcuna variazione della situazione né da parte della Rai né degli organi politici e amministrativi informati della stessa (fatta eccezione per un’ulteriore mozione in Consiglio regionale, primo firmatario Bernardis), i primi cittadini hanno sollecitato, dunque, con forza azioni concrete a tutela del diritto al servizio pubblico di comunicazione radiotelevisiva da parte delle minoranze.
Navarria ha ricordato, nel corso della conferenza stampa, come il contratto di servizio Rai in vigore (2018-2022) preveda già l’obbligo di “garantire la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua friulana”, disposizione al momento violata. Attualmente sono previste soltanto 90 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua friulana all’anno (a fronte delle 4.517 in lingua slovena, che può contare anche su un’ampia programmazione televisiva e una propria sede).