Diritti linguistici spesso negati, come il valore delle lingue non maggioritarie
Navarria: «Nella Giornata internazionale della lingua madre, si riscoprano le tante opportunità che derivano dal suo utilizzo»
Giovedì 21 febbraio, ricorre la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 dall’Unesco per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio: il 21 febbraio 1952 a Dacca alcuni studenti furono uccisi dalla polizia del Pakistan, mentre rivendicavano il riconoscimento ufficiale della loro lingua, il bengalese.
«La Giornata vuole giustamente ribadire che i diritti linguistici fanno parte dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità di tutto il mondo, compresi quindi i parlanti le lingue friulana, slovena e germaniche presenti nella nostra regione – sottolinea Diego Navarria, componente del direttivo del Patto per l’Autonomia –. Spesso, però, sono diritti negati, come viene negato il valore delle lingue “diverse” da quelle maggioritarie. Ma al di là del valore che è indubbio e al diritto, riconosciuto dalle leggi e molto poco applicato, ritengo opportuno oggi evidenziare alcune opportunità, non sempre evidenti, che possono derivare dall’utilizzo di una lingua madre. Oltre ai vantaggi di natura economica, quali il marketing, la tipicizzazione dei prodotti, le produzioni e i servizi che hanno come base la lingua, ve ne sono alcuni più immateriali, ma non per questo meno importanti. Mi riferisco al fatto, scientificamente dimostrato, che i bambini bilingui hanno una migliore apertura mentale e una grande facilitazione nell’apprendimento delle lingue, proprio perché si aprono naturalmente alla pluralità dei saperi e dei linguaggi. Oppure che parlare lingue madri, anche se non egemoni, è un atto con il quale possiamo impedire la distruzione della diversità. Nello stesso modo, infatti, con cui la biodiversità è essenziale per la sopravvivenza del pianeta, così anche la diversità linguistica ci protegge da ogni pretesa di controllo globalizzante dell’economia, dal potere universale in mano a pochi, da ogni dittatura ideologica, perché dà contenuti reali alla democrazia. Lingue differenti impediscono il monopolio dell’informazione e, di fatto, affermano che la diversità è ricchezza, mentre la globalizzazione è livellamento. Quel popolo, quindi, che utilizza la sua lingua madre può certamente dialogare con tutti senza sentirsi inferiore a nessuno, può utilizzare anche linguaggi comunicativi comuni e guardare al futuro, ma rimarrà sempre fedele alle proprie origini. Alcuni versi della “Preiere dai Furlans” recitano:
“Inte lenghe mari / e je la nestre preiere; / e come la mari / e je chê fortunade creature / che e puarte tal sô grim / la samence de vite, / cussì la lenghe / e je la semence dai popui”».