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Copia del batiscafo Trieste. Massolino: «Un falso batiscafo per misurare l’abisso nelle idee dell’amministrazione triestina»

30 Settembre 2025

«Che senso ha una copia inutilizzabile di un reperto scientifico e storico? Soprattutto, perché la comunità triestina e regionale dovrebbe sostenere i costi di una copia perfetta di un batiscafo, che mai ha solcato né solcherà i mari? Anziché esplorare la fossa delle Marianne- come l’originale - il nuovo batiscafo esplorerà la fossa profondissima nelle idee nuove in campo culturale delle amministrazioni comunale e regionale».

Così Giulia Massolino, consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia - Civica FVG sull’arrivo in piazza Unità della copia 1:1 del batiscafo Trieste, costato circa 400 mila euro dei quali circa 230 mila stanziati dall’amministrazione regionale ed altri, a quanto pare, anche dal gettito della tassa di soggiorno turistica.

«Abbiamo presentato un’interrogazione già a marzo 2025 per capire chi avrebbe finanziato questa opera, visto che oltre alle dichiarazioni dell’assessore Rossi allora non esistevano atti che impegnassero la Regione direttamente. Non abbiamo ancora avuto risposta all’interrogazione, ma magicamente quattro mesi dopo in assestamento di Bilancio un emendamento integra un contributo straordinario al comune di Trieste per l’acquisizione di manufatti originali aventi rilevanza storica o culturale per la città portandolo a 230mila euro. Evidentemente dietro questa vaga possibilità di acquisizione si nasconde proprio l’aver commissionato questo lavoro, costoso, fondamentalmente inutile in quanto copia perfetta ma inutilizzabile, e soprattutto non si capisce commissionato da chi, visto che al Museo De Henriquez - che lo avrà in collezione - non esiste un direttore o un comitato scientifico. Un piano strategico avrebbe anche potuto e dovuto determinarne se fosse opportuno questo investimento e quale dovesse essere la giusta collocazione, ad esempio nel nuovo museo del mare».

«Questo aspetto della mancanza di una direzione scientifica non è secondario: come si possono impegnare cifre così importanti per completare una collezione museale senza che ci sia una progettualità ed una strategia scientifica, di ricerca, di valorizzazione e di tutela dei beni stessi? In questo modo un assessore si sostituisce a un direttore usando come metro il gusto personale? E cosa c’è di scientifico in questo? Oltre ad una copia apparentemente perfetta di un batiscafo ci troviamo così con la copia di una direzione museale, a Trieste però nulla è più autentico e funzionante».


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