Dopo aver annunciato con convinzione il proprio sostegno all’eterna incompiuta del “Ponte sullo Stretto”, un tempo vituperata ma ora rispolverata e riciclata, Matteo Salvini attraversa lo stivale per giungere in Carnia, ad emulare i suoi emissari friulani nel brain storming elettorale delle grandi opere. A distanza di decenni, si torna a parlare del traforo della Mauria, un’opera pensata per ridurre i tempi di collegamento tra la Val Tagliamento in Carnia e il centro Cadore. “Un’opera rimasta sulla carta e rispolverata adesso – sostengono i candidati nella circoscrizione di Tolmezzo per il Patto dell’Autonomia, Denis Baron, Aura Zanier e Stefano Santi – Per la montagna abbiano sentito tanti proclami dal centrodestra, dalla la pista da sci di fondo in Piazza Unità d’Italia a Trieste (con tanto di trasporto neve su camion), allo stradone con parcheggio da supermarket sotto il Rifugio Marinelli, fino alla pista per le motoslitte da Sappada a Tarvisio. Il cemento e l’asfalto non mancano – rimarcano i candidati - almeno per il Lussari (fiore all’occhiello della montagna friulana), diversamente dai tratti conclusi della Ciclovia Alpe Adria, la cui sistemazione è stata più volte promessa, o dal ponte di Carnia, accesso al comprensorio ormai inagibile da anni”.
Tuttavia, non è solo di asfalto e cemento che Salvini parlerà in Friuli, ma di un’altra opera incompiuta, estratta dal cilindro delle magie elettorali: il traforo della Mauria. Non sarà una magia elettorale, sbandierata a pochi giorni dal voto - concludono - a risolvere uno dei tanti problemi della nostra montagna”.