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Autonomia e partecipazione dei cittadini, contro il dilagare dei sovranismi in Europa

29 Settembre 2022

Il risultato delle elezioni politiche del 25 settembre ha sicuramente un vantaggio: non permette interpretazioni ambigue. C’è un partito di destra, Fratelli d’Italia, nazionalista e sovranista, che ha vinto in modo inequivocabile, peraltro con percentuali in Friuli-Venezia Giulia più alte della media italiana.

Poi ci sono gli altri partiti che, chi più chi meno, chi dentro una coalizione vincente chi dentro una coalizione perdente, chi in rimonta chi in discesa sui sondaggi, hanno perso.
Il tutto dentro la cornice di una tornata di voto che ha visto l’ennesimo, pesantissimo, aumento dell’astensionismo e una legge elettorale pessima, per la quale al momento del deposito delle liste era già nota la composizione di gran parte del futuro parlamento. Una legge elettorale che, fra le altre cose, penalizza fortemente le formazioni politiche territoriali – motivo per cui il Patto per l’Autonomia non ha espresso delle candidature – e non riconosce in alcun modo la nostra specialità regionale, a differenza di quella di altre regioni e province autonome che anche questa volta hanno eletto dei rappresentanti di partiti locali.
La vittoria netta del partito di Giorgia Meloni e i conseguenti fraterni messaggi di congratulazioni della crema dell’estrema destra nazionalista e xenofoba europea, da Orban a Le Pen, dai franchisti di Vox agli estremisti tedeschi di AFD, non possono che preoccupare chi ha a cuore il destino di una terra, come la nostra, che ha subito più di altre i confini fisici e ideologici del novecento.
Sicuramente dovrebbe preoccupare chi crede che la possibilità di dare una risposta vera alle sfide colossali che ci troviamo di fronte, per la nostra Regione e per il Friuli in particolare, passi attraverso l’esercizio pieno della nostra Autonomia. Un concetto che non si può dire faccia vibrare le corde del cuore degli italici patrioti, notoriamente favorevoli a un deciso accentramento del potere.

Sono invece convinto che oggi più che mai sia necessario riavvicinare le istituzioni ai territori, dare realmente ai cittadini la possibilità di incidere nelle scelte che riguardano il futuro delle loro comunità, utilizzare in modo dinamico la specialità regionale per agire prima e meglio dello Stato sui temi fondamentali dell’energia, delle filiere economiche, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della cooperazione transfrontaliera.

Credo pertanto sia necessario lavorare prima possibile alla costruzione di un progetto territoriale che rifiuti bipolarismi o vocazioni maggioritarie e riparta da una capacità di interpretare realmente la specificità delle diverse componenti regionali. Un’azione politica quindi che traguardi le elezioni regionali e quelle dei comuni che andranno al voto il prossimo anno, a partire da Udine, al cui destino è legata la possibilità di ridare peso e dignità a un Friuli oggi completamente fuori dalle scelte strategiche determinate dalla Giunta Fedriga.

Un progetto capace di superare sterili contrapposizioni ideologiche e semplificazioni buone per il tifo da stadio, ma dannose per una politica orientata al bene comune, e che pertanto deve essere inclusivo e con una forte base civica, necessariamente alternativo alla coalizione che tra poche settimane governerà a Roma e già oggi governa a Trieste.

Una proposta basata sulla radicalità dei contenuti da affrontare - sul valore del lavoro, sulla giustizia sociale e ambientale, sulla difesa delle diversità – e allo stesso tempo sulla laicità del linguaggio, in grado di parlare anche a coloro che, magari senza troppo entusiasmo, il 25 settembre sono rimasti a casa o hanno votato chi questo giro ha urlato più forte.
Noi ci siamo.

Massimo Moretuzzo
Segretario del Patto per l’Autonomia


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