Impianti fotovoltaici a terra: territori in balia della speculazione finanziaria. Partecipata iniziativa del Patto per l’Autonomia a Udine. Annunciato incontro delle liste civiche di Mereto di Tomba e Basiliano sul mega impianto da 100 ettari
«Oggi la nostra terra è uno dei bersagli preferiti da parte dei fondi di investimento che si stanno accaparrando i terreni per la realizzazione di mega impianti fotovoltaici. Una questione che sta assumendo dimensioni preoccupanti in Friuli-Venezia Giulia. Incertezze e indugi normativi sono ingiustificabili». Così il segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo nell’intervento introduttivo all’incontro “Impianti fotovoltaici a terra a Udine e in regione, come gestire una preoccupante invasione di campi”, promosso dal Patto per l’Autonomia, che si è tenuto ieri, mercoledì 18 settembre, a Udine, davanti a un pubblico numeroso che ha animato, al termine, un vivace dibattito, a dimostrazione di quanto il tema sia sentito.
All’appuntamento, moderato da Lorenzo Croattini, consigliere comunale di Udine del Patto per l’Autonomia, sono intervenuti Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG; Emilio Gottardo, referente per l’energia di Legambiente FVG; Andrea Zini, assessore alla Pianificazione territoriale, edilizia, protezione civile e politiche abitative del Comune di Udine.
«Serve una legge organica sul tema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, un’azione amministrativa seria e immediata che fermi la speculazione che sta distruggendo tanta parte della pianura friulana e mettendo in competizione il settore primario con l’esigenza di produrre energia pulita. La Regione avrebbe dovuto rivendicare spazi di autonomia sul governo del territorio oggi in balia della speculazione finanziaria, non l’ha fatto perdendo una grande occasione», ha concluso il segretario del Patto per l’Autonomia che domani sera, venerdì 20 settembre, parteciperà all’incontro organizzato dalle liste civiche di Mereto di Tomba e Basiliano a Mereto di Tomba sull’incombente progetto di impianto agrivoltaico di notevoli dimensioni tra Pantianicco e Villaorba.
«Abbiamo votato contro il Piano energetico regionale per le sue tante criticità: dalle tempistiche per le osservazioni, inadeguate a una reale partecipazione, alla mancanza di riflessione su temi cruciali per il nostro prossimo futuro – ha spiegato Massolino –. Il Piano è estremamente incentrato sulle biomasse, basti pensare che sono previsti 280 milioni di euro per costruire strade camionabili per disboscare la nostra terra. Anche sull’agrivoltaico non c’è stato sforzo critico. Nel Piano si determina il potenziale tecnico teorico di agrivoltaico per la nostra regione (1,7 GW, 1.700 GWh/annui), ma la preoccupazione relativa al consumo di suolo agricolo viene definita come “un controverso ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi fissati”, e non viene delineata una forte e chiara visione sulla gestione del fenomeno, risolta con il solo elenco della normativa vigente».
«Gli ultimi dati disponibili ci dicono che dal 2021 ad oggi sono state presentate domande per 1.160 MW di potenza su 1.250 ettari di campagne – ha evidenziato Gottardo –. Impianti che non esauriscono il totale dell’energia fotovoltaica regionale; ad essi vanno aggiunti gli impianti residenziali (285 MW), del terziario (125 MW) e agricoli (76 MW). Se si tiene conto che a fine 2023 risultavano operativi 882 MW totali (fonte GSE Rapporto statistico 2023), si capisce bene come, se anche diventassero operativi solo 1.000 MW degli impianti utility scale presentati, avremmo già raggiunto, con anni di anticipo, l’obiettivo di 1.960 MW assegnato alla Regione Friuli-Venezia Giulia dal Governo per il 2030 quale quota di competenza del burden sharing nazionale». Per Gottardo non c’è una contrarietà di principio sull’agrivoltaico, ma «bisogna ragionare sull’agrivoltaico vero, mentre la maggior parte degli impianti presentati sono agrivoltaici solo sulla carta».
L’assessore Zini si è soffermato sulla situazione del Comune di Udine ricordando la presenza di 10 impianti a terra che, seppur non di grandi dimensioni, interessano 57 ettari per 50 MW di potenza, incidendo per il 2,2 % della superficie agricola comunale. Zini ha assicurato attenzione all’impatto paesaggistico («Il nostro comune ha pagato più di altri») e ricordato la necessità di una logica partecipata nella progettazione e presentazione di nuovi impianti.
Alla Regione spetta ora l’ultimo atto, con apposita legge, entro la fine del 2024. L’auspicio dei relatori è che il quadro di riferimento sia finalmente chiaro e orienti gli investitori prioritariamente sulle coperture, sulle aree degradate, sui vari demani pubblici esistenti. E che le comunità locali, a partire dai Comuni, siano protagoniste della transizione energetica regionale preservandosi da megaimpianti dall’impatto devastante sul territorio e dai potenziali rischi ambientali.