Stop alla Cimpello-Gemona. Partecipato incontro pubblico a Fagagna con i consiglieri regionali Zanoni e Moretuzzo.
«L’idea di nuove strade impattanti ed insostenibili va abbandonata. La Pedemontana veneta insegna»
«La Cimpello-Sequals-Gemona è il simbolo di un modello di sviluppo superato. L’idea di nuove strade impattanti ed insostenibili va abbandonata». È chiaro Massimo Moretuzzo, consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, nell’affermare ancora una volta la contrarietà all’infrastruttura che «rischia di rappresentare una nuova servitù per le comunità friulane che hanno già dato molto in passato». Lo ha ribadito nel corso dell’incontro pubblico “Stop alla Cimpello-Gemona. Una superstrada fra le colline friulane per coprire i buchi della Pedemontana Veneta?” – organizzato dalla rivista digitale Il Passo Giusto, iniziativa editoriale del Patto per l’Autonomia – che si è tenuto ieri (lunedì 28 ottobre ndr) a Fagagna davanti a un pubblico numerosissimo la cui partecipazione attiva al dibattito ha affermato la necessità di un ragionamento complessivo e partecipato sulla strategicità di un’opera di questo tipo. Che, a giudicare dai dati forniti dal consigliere regionale del Veneto Andrea Zanoni, tutto è fuorché strategica per la comunità friulana. La Pedemontana veneta insegna.
«L’opera ha “mangiato” 800 ettari di territorio per 93 chilometri creando danni ambientali imponenti: ha consumato soprattutto suolo agricolo che non tornerà mai più a essere coltivato. In più, ha generato grossi problemi di carattere economico con una convenzione sottoscritta prima da Galan e poi da Zaia, che mette il rischio di impresa in capo alla Regione Veneto. Per 39 anni – ha spiegato Zanoni – vengono date quote variabili di canone al privato, una media di 300 milioni di euro l’anno, mentre la Regione incassa le entrate da pedaggio. Queste entrate però, adesso che la superstrada è terminata e collegata all’A4, ammontano a circa 110/120 milioni l’anno. Il flusso del traffico è stato, infatti, sovrastimato. Quindi per 39 anni avremo un buco che, nella migliore delle ipotesi, sarà di 180 milioni di euro, praticamente 7 miliardi di euro che comporteranno, e già lo stanno facendo, tagli alla sicurezza stradale, ad altre opere, come il progetto della metropolitana di superficie che avrebbe dovuto collegare le città venete».
Zanoni non ha dubbi: «Considerati i tempi che corrono, l’emergenza climatica, i record da consumo di suolo con tutti i problemi conseguenti, il dissesto idrogeologico, pensare di risolvere i problemi di traffico con ancora nuove strade è una scelta fuori dal tempo». Così «pensare a una superstrada pedemontana che prosegue in Friuli per portare più progresso e beneficio ai paesi friulani è qualcosa che va contro le esigenze dei tempi ovvero fare gli interessi delle comunità locali. Una superstrada non è la soluzione ai problemi dei territori».
Gli ha fatto eco Moretuzzo: «I dati ci dicono che la Pedemontana veneta è un colossale buco nell’acqua insostenibile dal punto di vista ambientale per consumo e artificializzazione di suolo e impatto sul territorio che attraversa, e per il buco che sta determinando nel bilancio della Regione Veneto. C’è chi vorrebbe sanare quel buco con una nuova strada da fare in Friuli, cioè il prolungamento della Pedemontana veneta che attraverserebbe le colline friulane per portare le merci più velocemente verso l’Austria. Questo non è accettabile ed è bene che venga messa in discussione l’idea stessa di fare una nuova strada, impattante e insostenibile economicamente. Si facciano piuttosto le manutenzioni sulle strade esistenti, si lavori sul trasporto su rotaia e non su gomma, si investa per esempio sul raddoppio della Udine-Cervignano e sul nodo ferroviario di Udine. C’è anche un altro aspetto che non è stato considerato: quale sarebbe l’impatto di una nuova superstrada sul Piano finanziario della terza corsia dell’autostrada? Sicuramente ci sarebbero delle ricadute molto importanti».
«Sulla Cimpello-Gemona di certezze al momento non ce ne sono – ha evidenziato Moretuzzo –, tranne che la volontà dell’amministrazione regionale, dopo la straordinaria mobilitazione di migliaia di persone contro l’ipotesi del tracciato che avrebbe attraversato anche i territori comunali di particolare pregio ambientale, paesaggistico e storico dei comuni di Fagagna e Moruzzo, rimane quella di trovare un ulteriore tracciato da imporre a qualche altro territorio. Il problema si sposterà, mentre serve una riflessione complessiva sulla necessità di un cambio di paradigma nel modello di sviluppo economico, che è diverso da quello che poteva essere immaginato qualche decennio fa. I progetti di opere impattanti, costose e legate a un’idea superata e meramente quantitativa di crescita economica, devono essere definitivamente messi nel cassetto».
L’incontro, moderato dal giornalista Domenico Pecile, è stato aperto dai saluti di Anna Zannier, vicesindaca di Fagagna, ed Elia Mioni, direttore editoriale de Il Passo Giusto.
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