Il valore dell’acqua non è il suo prezzo
Una persona su tre, secondo i dati dell’Onu diffusi oggi nella Giornata mondiale dell’acqua, non ha accesso all’acqua pulita e la situazione – aggravata dall'aumento degli eventi meteorologici estremi – peggiorerà, senza interventi efficaci, tanto che si stima che entro il 2050 saranno 5,7 miliardi a vivere in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno e che le regioni affette da carenza d’acqua possano vedere calare il loro Pil del 6% al 2050.
Numeri e previsioni che inducono a riflettere sull’urgenza di una riconversione radicale in senso sostenibile dei modelli di sviluppo, che nei nostri territori si traduce anche nella necessità di mettere in sicurezza l'infrastruttura, i bacini idrici e gli alvei naturali.
Tempo prezioso è già stato perso. Sono, infatti, trascorsi ormai dieci anni dal referendum popolare sull’acqua pubblica del 2011 con cui il 57% dei cittadini italiani che si recarono alle urne decretarono con oltre il 95% dei “sì” la vittoria dell’Acqua Bene Comune e lo stop alla mercificazione e alla gestione da parte dei privati di questa risorsa vitale per persone ed ecosistemi. Ad oggi, però, la volontà popolare espressa dall’esito referendario è inapplicata e si profilano, a livello internazionale, prospettive preoccupanti con l’acqua preda di speculazioni finanziarie. A infrangere uno degli ultimi tabù è stato il colosso statunitense CME, specializzato nello scambio di future (contratti a termine) e strumenti derivati, che, in collaborazione con Nasdaq, al termine di un anno segnato dalla crisi della pandemia, ha lanciato il primo future al mondo sull’acqua. Così la risorsa che mai come in questo periodo storico è essenziale alla vita e alla salute di ogni individuo del pianeta, invece di essere tutelata è addirittura entrata sui mercati finanziari. Intanto in Europa nell’affermarsi del “modello multiutility” si intravvedono, come evidenzia il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto umano per l’acqua potabile Pedro Arrojo-Agudo, le stesse logiche perverse della finanziarizzazione e lo stesso indebolimento del controllo democratico, della trasparenza e della partecipazione dei cittadini.
Il valore dell’acqua non è il suo prezzo. L’acqua – bene comune universale – ha un valore multidimensionale, enorme per gli esseri viventi, il cibo, la cultura, la salute, l’istruzione, l’economia e l’integrità del nostro ambiente naturale. Per questa ragione, manteniamo alta l’attenzione sulla tutela dei corsi d’acqua naturali della regione, già impoveriti per gli effetti di una pessima gestione del settore idroelettrico tutta a favore di aziende private, a scapito delle comunità locali, e continuiamo a sostenere la necessità di una gestione pubblica ed ecosostenibile della risorsa idrica, a garanzia del diritto universale all’acqua.