Approvata la norma sugli impianti turistici montani.
Moretuzzo: «Bene la regolamentazione, ma serve un cambio radicale sugli investimenti»
«La norma approvata oggi in aula è positiva perché definisce delle procedure necessarie per valutare la situazione complessiva del turismo montano ed evita, almeno teoricamente, degli interventi spot e totalmente privi di qualunque valutazione di sostenibilità economica ed ambientale. La maggioranza dovrebbe ascoltare la comunità scientifica – a partire dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – e non negare, come fatto a più riprese in aula dal relatore Mazzolini, i cambiamenti climatici, con scelte di investimento sbagliate, anacronistiche». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, oggi in aula nel corso della discussione sul nuovo disegno di legge che disciplina gli impianti a fune, le aree sciabili attrezzate e le piste destinate alla pratica degli sport sulla neve. «Una regolamentazione necessaria», commenta Moretuzzo, molto orientata, però, su «un’idea di turismo che forse poteva dare speranza di sviluppo economico 50 anni fa, non certamente in questo particolare momento segnato dal riscaldamento globale, che ha un impatto evidente sull’industria dello sci, anche nella nostra regione».
Bocciati i due ordini del giorno del Gruppo, senza alcuna interlocuzione. Per Moretuzzo si tratta di un chiaro segnale della sensibilità della Giunta sui temi trattati. «Negare l’opportunità di uno studio climatico periodico sulla situazione dei poli montani regionali, come avevamo chiesto, è sinonimo di una politica miope, incapace di ragionare sullo sviluppo economico di quegli stessi poli che dice di voler sostenere».
A una ventina di giorni dalla bocciatura della mozione del Patto con cui si proponeva di adottare una svolta coraggiosa nelle politiche del turismo montano in Friuli-Venezia Giulia, il tema torna all’attenzione del Consiglio regionale, ma «la maggioranza insiste su posizioni insensate anziché adeguare le scelte politiche alla realtà dei fatti, con un atteggiamento politico gravemente irresponsabile. Che senso ha investire ingenti risorse pubbliche in impianti sciistici posti al di sotto della linea di affidabilità della neve che tra pochi anni rischiano di essere inutilizzabili ed economicamente insostenibili? Le risorse vanno invece investite per sostenere un altro modello di turismo, basato sulla valorizzazione della naturalità dei luoghi, della mobilità lenta, delle diversità culturali e linguistiche».