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Un altro attacco devastante ai servizi educativi e di cura: Patto per l’Autonomia e Adesso Trieste denunciano le conseguenze dell’Albo educatori su ricreatori e terzo settore, e avanzano proposte per l’amministrazione regionale e comunale

18 Luglio 2024

Termine ultimo per l’iscrizione all’Albo di educatrici ed educatori e coordinatori pedagogici per chi attualmente lavora nell’ambito: 6 agosto, in piena stagione estiva. Chi può iscriversi? Non è ancora del tutto chiaro: i criteri rischiano di lasciare fuori diverse lavoratrici e lavoratori. Un nuovo terremoto scuote i servizi educativi e di cura alla persona, con il serio pericolo di non avere personale a sufficienza per garantirne la continuità. La Legge 55, entrata in vigore in maggio, potrebbe mettere in crisi proprio l’eccellenza tipicamente triestina dei ricreatori comunali, che essendo un unicum in Italia non sono facilmente inquadrabili nella nuova legge nazionale. Ma anche il terzo settore viene messo in difficoltà dalla recente norma attraversando i servizi dedicati alla disabilità, come ad esempio i centri diurni e le comunità di accoglienza, fino ad arrivare ai servizi per minori. In particolare per quanto riguarda i coordinatori pedagogici, andando a mettere a rischio ad esempio proprio il delicato sistema di attività per i minori stranieri non accompagnati.  

 

«La notizia della nuova legge ha provocato grande allarme tra educatrici ed educatori - afferma la consigliera regionale Giulia Massolino del Patto per l’Autonomia, prima firmataria di una mozione sottoscritta anche da tutta l’opposizione -. Con la mozione chiediamo innanzitutto che il Presidente Fedriga, anche in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e la Giunta si attivino per chiedere in ogni sede opportuna una proroga dei termini. È scandaloso porre una scadenza al 6 agosto considerando che i servizi che seguono il calendario scolastico sono chiusi, e quelli che non lo seguono sono invece nel pieno delle attività estive. Senza contare che i moduli per l’iscrizione sono stati pubblicati solamente due settimane fa. In secondo luogo chiediamo di verificare se almeno per le lavoratrici e lavoratori dei ricreatori si possa ottenere una deroga considerando la specificità del servizio nel panorama italiano. Infine, chiediamo una revisione dei criteri di ammissione all’albo anche per chi non dovesse avere i titoli di studio richiesti ma già lavora nell’ambito. La cosiddetta “Legge Iori” (205/2017) prevedeva tutta una serie di criteri per chi, pur non disponendo  dei titoli di studio necessari fosse però già impiegato con quel ruolo, ma gli stessi valevano fino al 2018. Sei anni in un contesto lavorativo sono un’infinità, nel frattempo concorsi pubblici e assunzioni nel privato sociale e nelle cooperative sono state fatte senza i criteri specifici. Tutte le persone che hanno iniziato a lavorare in questo periodo, se non in possesso della specifica laurea, sono a serio rischio, e soprattutto se precarie non hanno alcuna forma di tutela. La Regione deve far sentire con urgenza la propria voce al Parlamento per rassicurare lavoratrici e lavoratori, ora in uno stato di grande angoscia, ma anche le famiglie che potrebbero veder tagliare dei servizi educativi fondamentali. Una volta arginato questo tsunami, sarà poi necessario fare un serio ragionamento su come rendere più attrattivo il mestiere di educatrice/educatore, per evitare che ci sia un fuggi fuggi dal pubblico impiego, come avvenuto per la sanità. Il ruolo ha già una grande responsabilità a fronte di paghe modeste e difficili progressi di carriera: nella mozione chiediamo almeno rassicurazioni in merito alla copertura dei costi assicurativi e di formazione continua».

 

Incalza Giorgia Kakovic di Adesso Trieste: «Abbiamo più volte posto la questione anche in Consiglio Comunale durante la battaglia contro la privatizzazione dell’asilo di Roiano visto che i temi si intrecciano e non si può ragionare in maniera separata. Sulla questione degli educatori e delle educatrici abbiamo fatto sia una domanda di accesso agli atti che posto un’interrogazione all’assessorato, che non ci ha ancora dato risposta. È da chiedersi se il Comune sarà in grado di assicurare la pienezza dei servizi a settembre o prenderà la palla al balzo per privatizzare ulteriormente i servizi educativi».


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