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Galleria Bombi a Gorizia. Sartori e Moretuzzo: «Opera faraonica, tanto effimera quanto costosa»

07 Luglio 2025

«Sotto un’opera inutile e ancora non inaugurata nonostante siano trascorsi 20 anni, l’impianto di risalita al Castello, ne sorgerà un’altra che si può definire faraonica senza esagerare, una creazione di Refik Anadol nella galleria Bombi. Non nel 2025, anno della Capitale Europea della Cultura, ma nel 2026 quando, si spera, i lavori finiranno, così come realisticamente i flussi turistici straordinari dovuti alla nomina europea». Così Eleonora Sartori, consigliera comunale a Gorizia con Noi Mi Noaltris Go nonché componente del Consiglio direttivo del Patto per l’Autonomia, commenta gli annunci diffusi nei giorni scorsi in merito all’opera nella galleria Bombi di Gorizia.

«Se nel secondo assestamento di bilancio dello scorso anno erano stati stanziati ben 3,5 milioni di euro da parte della Regione (un milione e 500 mila sono invece finanziati dal PNRR), nell’assestamento che si andrà a discutere a breve sono previsti altri 1.310.000 euro per l’accoglienza, la biglietteria, la sorveglianza di sala, l’assistenza al pubblico. L’amministrazione regionale prevede  inoltre di assegnare annualmente al Comune di Gorizia le risorse necessarie a coprire le spese connesse alla gestione dell’opera nella misura di altri 200 mila euro. E dopo il 2027 cosa succederà? Si continuerà a spendere centinaia di migliaia di euro pubblici per la manutenzione? Costi di gestione di questo tipo hanno bisogno di una visione di lungo periodo che in questo caso pare completamente assente», aggiunge Massimo Moretuzzo, segretario e consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, che annuncia un’azione in merito nella prossima manovra di assestamento.

«Una montagna di denaro pubblico per un’opera che di sicuro sarà spettacolare e unica, ma effimera, dai costi di gestione altissimi così come saranno ingenti i costi di manutenzione dell’impianto di risalita al Castello, se mai partirà. C’è da chiedersi come tutto ciò stia assieme alla logica del buon padre di famiglia che dovrebbe essere seguita dai nostri amministratori in un momento storico particolarmente difficile in cui faticano a essere soddisfatte le esigenze primarie», conclude Sartori.


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