«La norma multisettoriale che andrà in aula la prossima settimana dovrebbe essere in gran parte una norma che permette di utilizzare nel modo migliore le risorse che devono essere ancora impiegate da qui alla fine dell'anno. Non dovrebbe quindi prevedere scelte di medio o lungo periodo, che competono invece alla legge di stabilità che verrà votata a dicembre. In questo contesto lasciano stupefatti le parole dell'Assessore Callari che in Commissione ha dichiarato testualmente che a fronte di una serie di risparmi del suo assessorato ha deciso di stanziare 4,5 milioni di euro a Porto Vecchio di Trieste per eventuali spese impreviste. Ora, capiamo la grande disponibilità di risorse, ma questo non è un buon motivo per disperderle senza progettualità definite. Oltretutto per un'area per la quale sono già stati stanziati quasi 200 milioni». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo, a margine della seduta odierna della I Commissione consiliare chiamata a esaminare il disegno di legge Misure finanziarie multisettoriali.
«È davvero questo il modo migliore di gestire i fondi pubblici? Impegnando 4 milioni e mezzo per un singolo progetto senza delle necessità specifiche? Non crediamo sia così – conclude Moretuzzo –. Crediamo serva una gestione oculata e rispettosa dei bisogni di tutti i territori e le comunità della regione».
Il Patto per l'Autonomia ha aderito alla Marcia per la Pace di PerugiAssisi del 12 ottobre, condividendone convintamente motivazioni e obiettivi: la promozione della pace attraverso un impegno concreto contro tutte le guerre, per la centralità della persona e dei diritti umani, il sostegno alla diplomazia, alla giustizia sociale e ambientale. Per questa ragione ha organizzato un pullman per partecipare alla Marcia, che è già al completo.
«Abbiamo voluto organizzare un pullman per partecipare alla Marcia per la Pace perché crediamo che in questo momento storico sia importante prendere posizione rispetto a quello che sta succedendo a livello internazionale. La “terza guerra mondiale a pezzi” descritta da Papa Francesco si sta intensificando, e la drammatica situazione che si sta verificando in Palestina ci impone di non rimanere indifferenti davanti al baratro verso cui l’escalation militare sta conducendo l’umanità. Il multilateralismo, la cooperazione fra i popoli, il riconoscimento del ruolo delle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e i suoi organismi sono dei pilastri per costruire un mondo di pace», dichiarano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Giulia Massolino.
Per dare seguito a questi intendimenti, oltre che alla Marcia, il Patto per l’Autonomia parteciperà ai lavori dell’Assemblea dell’ONU dei Popoli che si svolgeranno nei giorni precedenti. In particolare il Segretario e consigliere regionale Massimo Moretuzzo parteciperà sabato 11 ottobre all’Assemblea degli enti locali per la Pace insieme a Federico Pirone, Assessore del Comune di Udine nonché responsabile degli enti locali per il Patto.
«Tantissime persone hanno aderito alla nostra proposta di prendere parte alla Marcia, stiamo organizzando un secondo mezzo per rispondere a tutte le richieste che abbiamo avuto e a quelle che arriveranno», afferma Massolino.
Chi è interessato a partecipare può iscriversi compilando il modulo al seguente link https://forms.gle/pjF5mTDPPVgbxUXH9 (una risposta per ciascun partecipante) entro lunedì 6 ottobre. La partenza è prevista la sera dell’11 ottobre, il rientro il 12 ottobre, al termine della Marcia. Informazioni al numero 388.8594610 o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Nella seduta del Consiglio regionale di ieri [1 ottobre] una delle interrogazioni a risposta immediata, depositata da Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia - Civica FVG, riguardava il caldissimo tema dell’ovovia di Trieste, ma la risposta non è ancora arrivata. «Abbiamo atteso fino ad oggi per dare la possibilità all’Assessore di inoltrarci dovuta risposta scritta, ma ogni giorno che passa è sempre più evidente che l’argomento dell’ovovia per la maggioranza che regge il consiglio regionale ha la stessa funzione dell’aglio per i vampiri: li mette in fuga - commenta Massolino -. Ritengo però che sia necessario un atto di responsabilità ed evidentemente di coraggio per rispondere alla cittadinanza rispetto alla condotta tenuta fino ad oggi, e soprattutto sulla strada che vorranno seguire da oggi in avanti a seguito delle sentenze del Tar. La Regione, avremmo chiesto all’assessore Scoccimarro se ci avessero dato il tempo di farlo, ha intenzione di continuare ad appoggiare politicamente ciò che dal punto di vista amministrativo è già stato bocciato? Ha intenzione di continuare a investire risorse su un'infrastruttura inutile, impattante e insostenibile che è già stata bocciata dai cittadini, da due ministeri, dai tribunali e dall’Unione Europea?».
«L’aver evitato di affrontare le nostre domande non ci sorprende e non è nemmeno la prima volta. Attendiamo da un anno e mezzo la ripresa di un’audizione in merito all’ovovia e alle interrogazioni che ho posto in questi due anni l’assessore Scoccimarro ha sempre scaricato la patata bollente sull’amministrazione comunale di Trieste. Il Tar però ci mostra le responsabilità della Regione, che ha reso possibile la deroga al divieto di costruire sulla base di inesistenti “motivi di imperante interesse pubblico”. Oggi sappiamo che gli atti regionali sono stati sbugiardati, sia dal punto di vista ambientale che sanitario, e dunque annullati interamente dal Tribunale Amministrativo, ed è fondamentale che la Giunta Fedriga risponda al consiglio regionale e alla cittadinanza alla domanda: cosa volete fare adesso? Evidentemente non lo sanno ancora neppure loro: il futuro dell’ovovia non è legato alla logica o all’opportunità amministrativa o economica, bensì al confronto, o scontro, politico interno alla maggioranza, un gioco miliardario in mano a un sindaco fuori controllo».
«Per il vicepresidente della Regione il tema della sicurezza è un problema solo per la città di Udine, di cui, a suo dire, è responsabile l’attuale amministrazione, evidentemente – aggiungiamo noi – colpevole di non essere allineata politicamente alla Giunta Fedriga. Gravi fatti criminali si sono verificati dall’inizio dell’anno in diversi luoghi della regione, in particolare a Trieste e a Pordenone, eppure nulla ha detto in merito il vicepresidente». Non ci sta il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo e, oggi in aula, alla richiesta di chiarimenti sulla disparità di trattamento riservata alle città della regione, formulata in una interrogazione, ha invitato Anzil a recuperare un minimo di decenza istituzionale.
«Le recenti dichiarazioni del vicepresidente sono assolutamente fuori luogo e indegne del ruolo che è chiamato a ricoprire. Quelle odierne sono ancora più sconcertanti. Come fa a dire “a mio giudizio” la situazione di Udine è fuori controllo? Come fa a invocare la “liberazione della città” da una Giunta che ritiene responsabile delle cause di insicurezza? Ha forse detto qualcosa della rissa davanti al municipio di Pordenone, solo per citare l’ultimo fatto di cronaca sulle rive del Noncello – ha chiesto Moretuzzo –? Chi ricopre un ruolo come quello di Anzil dovrebbe lavorare per sostenere tutte le comunità regionali, non per “liberare” le città da amministrazioni che sono state democraticamente elette e che hanno il torto di non essere della sua stessa parte politica. I massimi vertici dell’amministrazione Fedriga non perdono l’occasione per dimostrare uno scarso senso del proprio ruolo istituzionale e scadono nella più becera polemica politica. Bene farebbe il vicepresidente della Regione a impegnarsi seriamente per affrontare i problemi – e quelli sulla sicurezza necessitano di risposte immediate e decise a tutti i livelli –, non per alimentarli con dichiarazioni irresponsabili che condizionano l’opinione pubblica. Il senso di responsabilità dovrebbe determinare atteggiamenti cauti – vale anche per chi governa Roma da 3 anni e la Regione da 7 e mezzo! – così come il principio, sacrosanto, di lealtà istituzionale dovrebbe escludere le strumentalizzazioni politiche».
«Il Consiglio regionale oggi ha perso un’occasione per prendere una posizione netta rispetto alla situazione drammatica che si sta vivendo in Palestina. La maggioranza ha cercato di rifugiarsi in una mozione last minute basata sulle notizie che si stanno rincorrendo in queste ultime ore e rifiutandosi di posticiparne la votazione per trovare una posizione condivisa all’interno dell’aula», afferma il Capogruppo di Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo.
«La verità è che il Presidente Fedriga su questo tema ha tenuto una posizione indifendibile, resa manifesta dagli interventi degli stessi consiglieri di maggioranza che hanno ricordato le parole di condanna delle azioni israeliane espresse dal Governo italiano. Parole di condanna che invece dalla Giunta del Friuli-Venezia Giulia e dal suo Presidente non sono mai arrivate – continua Moretuzzo – Riteniamo sia corretto continuare a impegnarsi per sostenere la mobilitazione a favore del cessate il fuoco e di una pace giusta: noi continueremo a fare la nostra parte».
«Che senso ha una copia inutilizzabile di un reperto scientifico e storico? Soprattutto, perché la comunità triestina e regionale dovrebbe sostenere i costi di una copia perfetta di un batiscafo, che mai ha solcato né solcherà i mari? Anziché esplorare la fossa delle Marianne- come l’originale - il nuovo batiscafo esplorerà la fossa profondissima nelle idee nuove in campo culturale delle amministrazioni comunale e regionale».
Così Giulia Massolino, consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia - Civica FVG sull’arrivo in piazza Unità della copia 1:1 del batiscafo Trieste, costato circa 400 mila euro dei quali circa 230 mila stanziati dall’amministrazione regionale ed altri, a quanto pare, anche dal gettito della tassa di soggiorno turistica.
«Abbiamo presentato un’interrogazione già a marzo 2025 per capire chi avrebbe finanziato questa opera, visto che oltre alle dichiarazioni dell’assessore Rossi allora non esistevano atti che impegnassero la Regione direttamente. Non abbiamo ancora avuto risposta all’interrogazione, ma magicamente quattro mesi dopo in assestamento di Bilancio un emendamento integra un contributo straordinario al comune di Trieste per l’acquisizione di manufatti originali aventi rilevanza storica o culturale per la città portandolo a 230mila euro. Evidentemente dietro questa vaga possibilità di acquisizione si nasconde proprio l’aver commissionato questo lavoro, costoso, fondamentalmente inutile in quanto copia perfetta ma inutilizzabile, e soprattutto non si capisce commissionato da chi, visto che al Museo De Henriquez - che lo avrà in collezione - non esiste un direttore o un comitato scientifico. Un piano strategico avrebbe anche potuto e dovuto determinarne se fosse opportuno questo investimento e quale dovesse essere la giusta collocazione, ad esempio nel nuovo museo del mare».
«Questo aspetto della mancanza di una direzione scientifica non è secondario: come si possono impegnare cifre così importanti per completare una collezione museale senza che ci sia una progettualità ed una strategia scientifica, di ricerca, di valorizzazione e di tutela dei beni stessi? In questo modo un assessore si sostituisce a un direttore usando come metro il gusto personale? E cosa c’è di scientifico in questo? Oltre ad una copia apparentemente perfetta di un batiscafo ci troviamo così con la copia di una direzione museale, a Trieste però nulla è più autentico e funzionante».
«Giornate come questa ci ricordano che è importante non abbassare la guardia su diritti fondamentali acquisiti dopo anni di lotte - dichiara Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia - Civica FVG, alla vigilia della Giornata internazionale per l'aborto libero e sicuro [domenica 28 settembre] -. La legge 194 va difesa, e bisogna vigilare sull'attuale possibilità di accedervi. Per questo abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti per conoscere i numeri nella nostra regione, che non vengono pubblicati da diversi anni: quanti obiettori, quante interruzioni volontarie di gravidanza e con quanti giorni di ricovero. Quest'ultimo dato, in particolare, è importante alla luce della campagna nazionale lanciata dall'Associazione Luca Coscioni per l'aborto farmacologico senza ricovero, che sosteniamo convintamente. La pratica dell'autosomministrazione della seconda compressa abortiva, dopo la prima assunta in regime ambulatoriale, è stata resa possibile dal 2020, ma a distanza di cinque anni solo due Regioni in Italia la attuano, Lazio ed Emilia Romagna. Tutte le altre costringono le donne a ricoveri non necessari, che sono uno spreco di risorse pubbliche sia economiche che professionali, oltre a costituire un rischio sanitario evitabile per la persona ricoverata. In FVG solo al Burlo è possibile l'aborto farmacologico a domicilio. Sul tema agiremo con atti consiliari perché la nostra Regione si adegui, in coerenza con le azioni che abbiamo portato avanti in opposizione alla chiusura dei consultori familiari e anzi per il loro potenziamento. Infatti, per consentire la pianificazione familiare, e dunque prevenire gravidanze indesiderate o accedere in extrema ratio all'IVG nei consultori, è necessario agevolare l'accesso a tali fondamentali presidi sociosanitari di prossimità. In tal senso continuiamo a condannare la decisione della Giunta di dimezzare il numero di consultori a Trieste, che va a colpire la salute sessuale, riproduttiva e psicologica di donne, coppie e famiglie».
«Oggi sono state consegnate in Consiglio regionale quasi 600 firme cartacee, a cui si aggiungono oltre 1300 sottoscrizioni online, per chiedere alla Regione di salvare gli ultimi 12 pini marittimi rimasti a Grignano. Una mobilitazione importante, sostenuta da associazioni locali quali Legambiente, WWF e Triestebella, nata in poche settimane, che dimostra quanto cittadine e cittadini abbiano a cuore la difesa di un bene comune, paesaggistico e identitario» dichiara Giulia Massolino, consigliera del Patto per l’Autonomia – Civica FVG.
«La Giunta non può rimanere sorda a questo appello. Nel progetto iniziale era previsto un intervento conservativo, come quello realizzato con successo a Lignano. Nonostante le promesse iniziali, invece, lo scorso inverno sono stati abbattuti i pini nella parte nord, e in risposta alla mia interrogazione abbiamo appreso che si intendono abbattere, in autunno, anche quelli lato sud. Non si può parlare di sostenibilità e, nello stesso tempo, sacrificare alberi secolari per fare spazio a parcheggi» prosegue Massolino.
Il Patto per l’Autonomia – Civica FVG sostiene quindi con forza la richiesta avanzata dal Comitato Riva Massimiliano e Carlotta: interpellare esperti di arboricoltura per valutare alternative praticabili all’abbattimento. «Non è un’utopia, ma una possibilità concreta già realizzata altrove: servono volontà politica e rispetto per il paesaggio. L’abbattimento, previsto per l’autunno, va sospeso, per consentire alla Commissione di analizzare la petizione» sottolinea la consigliera.
La petizione chiede inoltre di garantire un accesso libero e inclusivo al mare, con scale sulla scogliera che permettano anche alle persone con ridotta mobilità di fare il bagno, e la riapertura del percorso pedonale tra lo stabilimento Grignano 1 e Grignano 2. «Difendere gli alberi significa anche difendere un’idea diversa di città: più verde, più bella, più accessibile. Una città che mette al centro la qualità della vita e non l’ennesima colata di asfalto» conclude Massolino.
Promuovere il pluralismo linguistico come patrimonio culturale, diritto fondamentale e opportunità formativa, socioeconomica e politica. Un impegno per tutte e tutti, che il Patto per l’Autonomia condivide fin dalla fondazione e rilancia nella Giornata europea delle lingue, che si celebra domani (26 settembre, ndr), istituita per iniziativa di Consiglio d'Europa e Unione europea per incoraggiare la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue.
«La Giornata europea delle lingue ci ricorda quanto sia importante conoscere e riconoscere il valore delle lingue, non soltanto di quelle maggioritarie. Viviamo in una terra che si caratterizza per una combinazione di tratti storici, linguistici e culturali peculiari e unici che ne fanno un laboratorio del processo di integrazione europea, eppure non siamo ancora riusciti a cogliere pienamente questa opportunità straordinaria», afferma il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo, che ha annunciato il deposito di una mozione con la quale si invita la Giunta regionale a sollecitare il Governo italiano affinché proceda finalmente alla ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, adottata dal Consiglio d’Europa nel 1992.
«Pur avendo firmato la Carta nel 2000, l’Italia non ha ancora completato il processo di ratifica, a differenza di 25 altri Stati membri. Questo ritardo limita l’efficacia delle politiche di tutela linguistica e culturale, in particolare per le comunità storiche presenti sul territorio regionale – friulana, slovena e germanofona – che la Regione, in virtù del suo Statuto speciale, riconosce e tutela – continua Moretuzzo –. La mozione richiama l’articolo 6 della Costituzione e la legge 482/1999, sottolineando che la promozione delle lingue minorizzate richiede un insieme articolato di interventi, che comprendano politiche educative, investimenti culturali, strumenti di pianificazione linguistica e azioni di sensibilizzazione, entro un quadro giuridico e politico europeo condiviso. La ratifica della Carta rappresenterebbe un passo decisivo per rafforzare gli strumenti di tutela, promozione e valorizzazione delle lingue regionali e minorizzate, patrimonio culturale e identitario di grande valore».
«Un passo importante la razionalizzazione delle norme su commercio e turismo - dichiara Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia - Civica FVG, in sede di illustrazione del Codice regionale del commercio e del turismo portato oggi in II Commissione -. Ci sono aspetti importanti che prendono atto del dibattito sviluppato in aula su questi temi e il recepimento di diverse proposte fatte in passato anche dai banchi dell’opposizione».
«Siamo soddisfatti degli aspetti della norma relativi al turismo lento, alle ciclovie e ai cammini, al turismo accessibile e al sostegno agli esercizi commerciali di prossimità: su questi temi faremo ulteriori proposte frutto di precedenti nostri interventi in merito - aggiunge Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia - Civica FVG -. Non mancano, tuttavia, alcune criticità. In primis, la questione relativa alla tassa di soggiorno, che dovrebbe essere investita a favore del territorio e non solamente per attrarre nuovi turisti, come nel caso delle Hawaii che hanno introdotto una quota destinata ad azioni di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, ci sono alcune perplessità rispetto ai sussidi che incentivano ambiti specifici, già abbondantemente finanziati dalle istituzioni pubbliche, che determinano un impatto ambientale decisamente dannoso, come il contributo ai biglietti aerei. Sempre sull’ambiente, proporremo l’introduzione di incentivi per la riduzione dei rifiuti nell’ambito della ristorazione. Non possiamo non sottolineare che, allo stesso modo in cui l’assessore ha rilevato il raddoppio del 100% di alcuni alloggi turistici, che il tema più pressante è in realtà l’aumento del 40% del costo degli affitti per le e i residenti nel centro: è necessario gestire correttamente i flussi turistici e introdurre dei correttivi, prima che il fenomeno dell’overtourism provochi danni irreversibili, come le cronache delle ultime settimane hanno evidenziato in modo clamoroso. Su questi aspetti interverremo per contribuire a migliorare la norma».
«La vicenda della nomina del Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste e Monfalcone, ridotta a partita interna alla destra, nella quale per accreditarsi nei confronti della Lega serve mescolare la polenta alla festa di Pontida, è l’ennesima prova della totale mancanza di rispetto verso la nostra comunità e verso uno snodo strategico per l’intero Paese – dichiara Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG –. Il Porto non può essere il terreno di scambio di equilibri politici. Serve un presidente (e un segretario) competente, indipendente, autorevole e scelto con criteri trasparenti. Neanche nei peggiori incubi si sarebbe potuto pensare a una destra che costringe il Porto a rimanere senza guida da quasi 500 giorni».
Il Porto di Trieste e Monfalcone è una delle principali infrastrutture italiane, con un ruolo determinante nei traffici internazionali e nella transizione energetica, essendo l'unico scalo ad avere lo status di Porto Franco internazionale in Italia. «Ogni rallentamento, ogni decisione presa sulla base di convenienze politiche anziché di criteri di merito, si traduce in un danno per le aziende, per i lavoratori e per l’intera economia regionale e nazionale – prosegue Massolino –. Da mesi denunciamo lo stallo nella governance e i gravi effetti che sta producendo: le partite interne alla Lega e i tatticismi di Fedriga che con il suo silenzio prova a passare inosservato ma è tra i principali responsabili di questo stallo che danneggia la città e il Paese».
La consigliera ribadisce la richiesta che la nomina sia effettuata su basi solide: «Non vogliamo nomi calati dall’alto o candidati di bandiera, ma una guida scelta per competenza, visione e capacità gestionale. Il Porto è un bene strategico, non un bottino elettorale da spartirsi. Chiediamo rispetto per Trieste, Monfalcone e per tutto il Friuli-Venezia Giulia. La Regione e il Governo devono garantire trasparenza e responsabilità, non giochi di palazzo».
«Evidentemente il presidente Fedriga è vittima della gara a chi la spara più grossa in corso all’interno del centro destra». Questo il duro commento del Capogruppo di Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo alle dichiarazioni del Presidente Fedriga su presunte “lezioni unilaterali nelle scuole”.
«Affermare che “farà tutti gli approfondimenti del caso” per verificare cosa hanno detto gli insegnanti in classe sulla situazione in corso in Palestina – prosegue Moretuzzo – è totalmente fuori luogo. Il Presidente continua nel progressivo scivolamento verso posizioni estreme e scollegate da una realtà drammatica, che è sotto gli occhi di tutti. Che ora arrivi a dire di voler intervenire sul modo in cui gli insegnanti delle nostre scuole fanno lezione è un fatto decisamente preoccupante».
«Prima ha classificato come fiancheggiatori di Hamas coloro che hanno l’ardire di denunciare i massacri operati dallo Stato di Israele sui civili palestinesi e ora minaccia, neanche tanto velatamente, di rappresaglia gli insegnanti che non sono allineati al suo pensiero. Probabilmente il Presidente si sta cimentando nella rincorsa verso l’estrema destra del suo partito, ben rappresentata dal vicesegretario Vannacci che a Pontida ha raggiunto vette inimmaginabili, come la richiesta di valorizzare a scuola i criminali fascisti della Decima Mas».
«Il Presidente Fedriga – conclude Moretuzzo – si ricordi di rivestire un ruolo istituzionale e rinunci a questa gara a chi la spara più grossa».
«In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer [ 21 settembre] vogliamo ribadire con forza il nostro impegno su un tema cruciale per il presente e, sempre più, per il futuro della nostra comunità – dichiara Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG –. Negli scorsi mesi abbiamo portato avanti azioni concrete: dall’interrogazione presentata con il collega Francesco Russo (PD) fino al deposito di una mozione a firma di tutta l’opposizione e un emendamento all’assestamento di bilancio di luglio, per chiedere la riattivazione dei gruppi di riattivazione neurocognitiva, gravemente sospesi e poi ridotti per mancanza di fondi, e anzi il loro potenziamento nonché l’estensione di servizi analoghi a tutto il territorio regionale».
«In Friuli Venezia Giulia si contano circa 15.000 persone con demenza, e quindi almeno altrettante famiglie che si fanno carico di compiti di cura spesso estremamente gravosi. La riattivazione cognitiva – rientrante nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) – è uno strumento fondamentale per rallentare il decorso della malattia, migliorare la qualità della vita, evitare o ritardare l’istituzionalizzazione e ridurre i costi sanitari a lungo termine. Per questo motivo non ci fermeremo qui: continueremo a chiedere che siano previste poste dedicate a bilancio già nel prossimo assestamento, perché tagliare servizi essenziali come questi non è solo un danno per le persone e le famiglie, ma anche un errore miope per l’intera società. Serve una strategia regionale che potenzi e moltiplichi i gruppi di sostegno per le persone con demenza: è una questione di diritti, dignità e responsabilità politica» – prosegue la consigliera.
«Il Friuli-Venezia Giulia ha bisogno di investire oggi per affrontare le sfide di domani – conclude Massolino –. L’Alzheimer e le altre forme di demenza sono e saranno uno dei nodi centrali delle politiche socio-sanitarie: la nostra voce continuerà a chiedere ascolto, rispetto e soluzioni concrete».
Duro commento del Capogruppo di Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo alle informazioni riportate oggi (17 settembre, ndr) in aula, in occasione della seduta della IV Commissione consiliare, dall’Assessore Scoccimarro in risposta a un’interrogazione dello stesso consigliere presentata oltre un anno fa. Forte preoccupazione è stata espressa anche rispetto alle notizie di nuovi insediamenti turistici sulle aree protette della laguna di Caorle e Bibione.
«A marzo del 2021 l’Assessore Scoccimarro dichiarava che la presentazione del dossier per la candidatura del Tagliamento a riserva MAB (Man and Biosphere) dell’Unesco era imminente, spingendosi a dire che si intendeva concludere l’iter di presentazione entro settembre 2022 e avere risposta entro maggio 2023», dichiara il consigliere Moretuzzo, che aggiunge: «Oggi, dopo 4 anni e mezzo, l’Assessore ha ammesso candidamente che il dossier per la candidatura non è ancora stato completato e che il percorso deve ricominciare da capo».
«Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, ora è evidente che la proposta di fare del Tagliamento una Riserva Mab Unesco è una bufala, utilizzata dall’Amministrazione Fedriga solo per cercare di tacitare la protesta di migliaia di persone, associazioni, enti locali, che nella passata legislatura avevano aderito alla proposta di riconoscere il Tagliamento come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Proposta che rappresenta un riconoscimento decisamente più importante e che avevamo presentato come mozione del Patto per l’Autonomia, salvo poi vederla bocciata dalla maggioranza in Consiglio regionale».
«È altrettanto evidente – continua Moretuzzo – che non c’è mai stata da parte della Giunta Fedriga la volontà di avviare un vero percorso di tutela e valorizzazione del fiume, diversamente non si spiega come dopo 5 anni dal primo annuncio sulla Riserva MAB non sia ancora stato fatto nulla, nonostante i proclami lanciati in numerose occasioni pubbliche e gli impegni assunti con gli amministratori locali. Viceversa in questi anni abbiamo assistito a una serie di accelerazioni, in diversi casi prontamente seguite da repentine smentite, rispetto a progetti di cosiddetta messa in sicurezza che sembrano essere molto lontani dal perseguimento degli obiettivi di riduzione del rischio per le popolazioni rivierasche e della tutela di un fiume straordinario».
«A questo scenario si aggiungono le notizie che sono arrivate in questi giorni dal Veneto con le inquietanti ipotesi di progetti di nuovi insediamenti turistici, con investimenti di 30 milioni di euro, nella laguna di Caorle e Bibione, su un’area di 50 ettari che ricadono in ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), habitat fondamentali per la conservazione della biodiversità e per la tutela del paesaggio. Notizie che si aggiungono a quelle circolate nei mesi scorsi relativamente alla proposta formulata dalla Fondazione Think Tank Nord Est di realizzare una nuova bretella di collegamento fra la strada regionale 74 e Bibione Pineda, della lunghezza di 7,5 chilometri per “favorire lo sviluppo turistico di tutto il litorale dell’Alto Adriatico».
«Quelle provenienti dal Veneto sono notizie inquietanti – afferma Moretuzzo –, che dimostrano come i proponenti e le istituzioni che supportano questo tipo di progettualità non abbiano ancora capito come sia finito il tempo della crescita infinita, del consumo indiscriminato di suolo e di aree naturali a beneficio di interessi privati e di un modello di sviluppo insostenibile».
«Rimane anche il dubbio che questo tipo di interessi stia facendo breccia e pressione anche su alcune scelte della Giunta regionale. Ci chiediamo, ad esempio, se il dimezzamento della portata del canale Cavrato, scolmatore del Tagliamento in terra veneta, che gioca un ruolo fondamentale nelle scelte progettuali sulle opere da realizzare sul nostro fiume, sia dovuta ad un’approfondita valutazione scientifica o sia invece condizionata da questo tipo di progetti immobiliari e infrastrutturali, per i quali la portata del Cavrato rappresenta evidentemente una potenziale grana. Ci auguriamo che questi dubbi vengano smentiti da un confronto serio, aperto e partecipato sul futuro del Tagliamento, bene comune del Friuli e Patrimonio dell’Umanità».
«Appreso dalla stampa della chiusura, addirittura dal 2020, del Centro Didattico Naturalistico di Basovizza le cui origini risalgono addirittura alla metà dell’800, ho subito presentato un’interrogazione alla Giunta regionale e richiesto alla Direzione del Centro la possibilità di visitarlo - racconta Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia - Civica FVG -. Mi sono quindi recata a visitare il Centro, e mi ha colpita la grande qualità degli allestimenti, nonché la professionalità e la passione dimostrata dagli operatori che ho incontrato. Il centro è una risorsa preziosissima per il territorio, per investire sull’educazione ambientale delle nuove generazioni già dalla più tenera età, e il successo che ha avuto nei periodi di apertura in termini di numero di interventi educativi ma anche in termini di mostre ed eventi pubblici lo testimoniano senza alcun dubbio. Chiediamo quindi alla Giunta le motivazioni della sua protratta chiusura e soprattutto le previsioni di riapertura. Contestualmente alla visita, abbiamo deciso di avanzare una richiesta di sopralluogo alla Commissione consiliare competente, affinché le consigliere e i consiglieri possano farsi testimoni della qualità dell’offerta didattica e proporre delle iniziative, sperabilmente trasversali, al fine di uscire dall’empasse e garantirne la riapertura in tempi solerti. L’investimento di ingenti risorse pubbliche, nonché l’impegno di coloro che ci si sono dedicati con passione, non può esser abbandonato in balìa del tempo, mentre le attività che continuano a svolgersi all’esterno dello stesso scontano le problematiche relative alla mancanza di riparo in caso di mal tempo o dell’impossibilità di utilizzare i servizi igienici».
Oggi, 16 settembre, prende il via la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile e Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Auotonomia - Civica FVG interviene in merito all’omicidio stradale dello scorso venerdì. «Proprio alla vigilia della SEM piangiamo un’altra vittima: una ragazza di 25 anni, con tutto il futuro davanti, strappata per sempre all’affetto dei suoi cari e alla realizzazione dei suoi sogni da un omicidio stradale. A fronte di questa tragedia, sono inconcepibili le dichiarazioni di Fedriga e Dipiazza a mezzo stampa, che non si assumono le rispettive responsabilità. Le parole di Dipiazza dimostrano incompetenza e una visione sulla mobilità completamente distorta. Non è pensabile opporsi ai dossi “perché le persone non riescono a dormire”, ma non solo: nell’affermarlo il sindaco dimostra di non conoscere tutte le altre e più efficaci soluzioni di moderazione della velocità già applicate con ottimi risultati in tante città italiane ed europee. Incredibile poi invocare autovelox, a cui Salvini ha appena fatto la guerra con il recente decreto rinominato dalle associazioni “codice della strage” anziché della strada: piuttosto che di ovovia sarebbe stato più utile parlare con il ministro di sicurezza stradale. Così come è falsa la dichiarazione di Fedriga secondo cui le misure possibili siano già state messe in campo: negli ultimi anni le tante proposte che abbiamo presentato per affrontare l’inaccettabile numero di persone morte e ferite in scontri stradali, con costi umani ed economici intollerabili, sono sempre state bocciate da una destra che si nasconde dietro un’ideologia cieca anche ai dati scientifici più convincenti. Il modello Città 30 è la soluzione: serve un territorio che strutturalmente imponga ai veicoli di rallentare, e i dati di Bologna e delle città europee che da anni hanno introdotto questa misura lo dimostrano in modo inequivocabile. Nonostante l’iniziale accoglimento di un ordine del giorno nel dicembre 2023 e la condivisione manifestata da parte dell’assessora Amirante, le successive proposte per concretizzare questo modello con mozioni ed emendamenti sono state sempre bocciate. La destra non può ostinarsi a speculare politicamente sulla pelle delle persone, mettendo a rischio la vita di ciascuna di noi».
«Le volte che in Consiglio Comunale abbiamo parlato dell'"obiettivo zero", ovvero dell'urgenza di arrivare a zero morti stradali anche a Trieste, siamo stati tacciati di propaganda populista. Eppure è una questione che fa tragicamente parte della realtà. Nell'ultimo bilancio era stato accolto un ordine del giorno di Adesso Trieste che invitava l'Amministrazione a trovare le risorse necessarie a istituire almeno le Zone 30 già previste nel PUMS, cioè quelle aree di moderazione della velocità promesse dalla stessa maggioranza. Sono passati nove mesi e la Giunta Dipiazza non ha investito nemmeno 1€ nella moderazione della velocità sulle strade della città. Mentre da noi ancora si colpevolizzano le vittime degli scontri stradali, diverse città si impegnano in scelte politiche che hanno un reale impatto sulla sicurezza dei pedoni. Quanti altri feriti e morti sulle strade servirà piangere perché la sicurezza stradale diventi una priorità per la politica triestina?» dichiara Riccardo Laterza, capogruppo di Adesso Trieste in Consiglio Comunale.
«Molte delle scelte portate avanti dalle amministrazioni regionale e comunali sono figlie dell’autocentrismo e della motonormatività - conclude Massolino -. Abbiamo cercato di sottolinearlo anche all’ultimo assestamento di bilancio, chiedendo di togliere i fondi per la sensibilizzazione sulla sicurezza stradale all’Automobil Club e destinandoli invece alle Associazioni dei familiari delle vittime della strada, proprio per offrire un’altra prospettiva, non intrisa del cosiddetto “bias del parabrezza”. Anche in questo caso, la destra si è chiusa in un'unanime bocciatura, senza neanche discuterne. Così come bocciate sono tate le nostre proposte per la mobilità sostenibile: il bonus bici, il bonus cargo bike, l’incentivazione del bike to work, l’abbonamento unico a costo ridotto. Provvedimenti che altre realtà italiane ed europee stanno mettendo in campo con successo, e che dovremmo adottare con urgenza anche noi. C’è molta strada da fare».
Territori in Movimento e Patto per l'Autonomia hanno organizzato ieri, domenica 14 settembre, un cammino urbano con Riccardo Carnovalini per riflettere e confrontare gli approcci locali sul turismo partendo dal decalogo, curato da Carnovalini stesso, ispirato ai valori Walser per salvaguardare il patrimonio culturale e paesaggistico per il futuro delle Comunità. I Walser sono un popolo di origine germanica che tra il XII e il XIII secolo si spostò dal Vallese, loro terra natale, formando insediamenti permanenti al sud del Monte Rosa, nei Grigioni, nel Voralberg, sino alle estremità dell’Alta Savoia, dell’Oberland Bernese, dell’Alto Ticino e del Tirolo, e il cui relativo isolamento ha consentito di conservare sino ad oggi, per 700 anni, non solo l'architettura ma anche la lingua e la cultura. Ben 35 le e i partecipanti al cammino, sono saliti a Opicina con lo storico tram per poi mettersi in cammino fino all’ingresso del Porto Vecchio.
«Curioso viene dal latino cura. Curiosità e cura sono gli ingredienti base della ricetta dei valori che la nostra Carta propone in un singolare “botta e risposta” tra abitanti e ospiti. La fertile curiosità dell’ospite nella scoperta del paesaggio storico, la cura secolare dei Walser nel costruirlo con fatica e senso del limite imposto dall’ambiente alpino. Curiosità che è lentezza e silenzio, cura che è aprirsi al turismo con un’accoglienza educante autentica, ricercata da un numero sempre maggiore di cittadini quando viaggia - spiega Riccardo Carnovalini, rinomato fotografo e camminatore d'eccezione* -. La guida è pensata per abitanti e ospiti, inteso sia nel senso della comunità che ospita sia di chi viene ospitato, per un rapporto rispettoso e generativo: entrambi per un futuro in cui ambiente, cultura ed economia convivano armoniosamente. La carta dei valori è frutto di 7 incontri delle Comunità Walser, oltre 20 ore in presenza e online, con la partecipazione di 200 persone e 2000 chilometri condivisi. Sono molti i valori da tenere in considerazione che possono ispirare anche il percorso di una città: il rispetto, la collaborazione, la cooperazione, la solidarietà, la familiarità, l’accoglienza, la responsabilità, la consapevolezza, la conoscenza, la creatività, la qualità, la durevolezza, la bellezza, la salvaguardia, la sostenibilità. Il turismo può essere una risorsa, ma sia chi ospita che chi viene ospitato devono instaurare un rapporto di rispetto reciproco».
«Si è trattato di un momento di riflessione prezioso su un tema particolarmente complesso e delicato, molto caldo al momento considerando anche la visibilità data dal New York Times e da altri organi di stampa nazionali e locali - spiega Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia che ha dialogato con Carnovalini -. Interrogarsi sul tema del turismo partendo dalla comunità che lo ospita non significa attaccare o rinunciare a quella che è un'importante opportunità per i territori. Quello che chiediamo da tempo è un osservatorio che studi il fenomeno a livello locale e sulla base di quei dati aiuti a orientare le politiche di gestione. Solo conoscendo il fenomeno e gestendolo si possono evitare le storture che poi portano a fenomeni di overtorism e che fanno sì che le cittadine e i cittadini non abbiano più voglia di accogliere e condividere, e allo stesso tempo la meta diventi non più autentica e dunque meno attrattiva anche per i visitatori. Dobbiamo imparare da chi ha commesso errori prima di noi (Venezia, Firenze, Barcellona) prima di arrivare al limite oltre il quale è difficile tornare indietro, e anche da chi propone modelli diversi, come appunto le comunità Walser, dal cui decalogo abbiamo molto da imparare».
Il cammino si è concluso simbolicamente all’ingresso del Porto Vecchio, emblema del futuro della città, che il sindaco dichiara di voler riempire di turisti e al momento invece offre riparo ai migranti, richiamando il viaggio di Carnovalini del 2019 “365 volte Europa” che si è concluso proprio a Trieste attraverso la rotta balcanica.
*Nato a La Spezia nel 1957, Riccardo Carnovalini cammina e fotografa l’Italia e l’Europa da oltre quarant’anni, raccontandone bellezza e contraddizioni. Una rivoluzione “lenta” fatta di infiniti passi, di amore e passione raccontati, condivisi e trasmessi. Racconti radiofonici e televisivi, una ventina di libri e centinaia di reportage su riviste di viaggio e natura, da Atlante ad Airone, a Epoca. Fotografo del Touring Club Italiano e dell’Istituto Geografico De Agostini, autore dell’agenzia internazionale Getty Images. Specializzato nel paesaggio italiano, il suo archivio ha mezzo milione di foto, molte in pellicola di medio formato. Tra i viaggi a piedi: due volte l'Appennino e tre volte le Alpi da un capo all’altro; quattromila chilometri sulle coste da Trieste a Ventimiglia; il periplo di Sardegna e Sicilia; il Camminaitalia, otto mesi sulle montagne per promuovere il Sentiero Italia; PasParTu, seimila chilometri senza meta nell’Italia che si fida; l’Appia antica da Roma a Brindisi. L'Europa da Trieste alla Danimarca alla caduta del Muro di Berlino, il TransAlpedes da Vienna a Nizza, l’Occitania a pè dalle Alpi ai Pirenei, tutta la Scandinavia fino a Nordkinn. L’ultima avventura, 365 volte Europa, è raccontata con una pubblicazione e una mostra fotografica.
Il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG Massimo Moretuzzo, a nome del Gruppo consiliare, condanna l’aggressione al giornalista della TGR Friuli-Venezia Giulia, Maurizio Mervar, subita nel corso della manifestazione davanti allo stabilimento Leonardo di Ronchi dei Legionari.
«Esprimiamo solidarietà al giornalista Maurizio Mervar e condanniamo ogni forma di violenza nei confronti degli operatori e delle operatrici dell’informazione, impegnati a garantire il diritto delle cittadine e dei cittadini all’informazione e alla verità – afferma Moretuzzo –. Quanto accaduto ci fa riflettere anche sulla necessità di non esasperare i toni del dibattito pubblico, bensì di promuovere un clima di rispetto, correttezza e misura, fondamentale per la democrazia».
«In questi giorni, come in un deja-vu della campagna elettorale nel 2023, è assordante il silenzio di Fedriga e della sua Giunta a seguito delle sentenze TAR sull’ovovia - afferma Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia - Civica FVG, a margine della conferenza stampa del Comitato NO ovovia tenutasi stamani 12 settembre -. Alle interrogazioni che ho posto in questi due anni l’assessore Scoccimarro ha sempre scaricato la patata bollente sull’amministrazione comunale di Trieste, ma è la Regione ad aver avvallato delle assurde compensazioni ambientali, ad aver quindi approvato la VINCA di III livello dopo la bocciatura della VINCA di livello II, ad aver reso possibile la deroga al divieto di costruire a causa di un parere dell’ASUGI su inesistenti “motivi di imperante interesse pubblico”. Compensazioni ambientali che non avrebbero neanche dovuto essere previste se fosse stato vero che “l’impatto negativo è acclarato che non ci sia”, come aveva improvvidamente dichiarato l’assessora Amirante a giugno 2023. Tutti gli atti regionali sono stati sbugiardati, sia dal punto di vista ambientale che sanitario, e dunque annullati interamente dal Tribunale Amministrativo. Se il Comune di Trieste ha dichiarato che valuta di ripartire con l’iter, non potrà certo farlo senza il coinvolgimento della Regione, su cui ricade quindi la responsabilità sia degli illegittimi atti passati che di eventuali scelte future. Riteniamo dunque doveroso procedere con l’audizione, richiesta a febbraio 2024, per ascoltare le intenzioni degli Assessori, sentirsi illustrare i documenti dal personale tecnico degli Uffici e conoscere il parere dell’Avvocatura della Regione (che ricordiamo essersi costituita in giudizio in resistenza al ricorso). Chiediamo quello che finora chi ha sostenuto e portato avanti, con parole, opere o omissioni, questo scellerato progetto non ha mai garantito alla cittadinanza: rispetto e trasparenza.
«L’unica strada percorribile e di buon senso è quella di scrivere la parola fine, una volta per tutte, su questa incresciosa vicenda che ha tenuto in scacco troppo a lungo Regione e Comune - conclude Massolino -. Buon senso che purtroppo le amministrazioni non hanno finora dimostrato in tutte le occasioni avute per fare marcia indietro, ma che auspichiamo questa batosta le aiuti a ritrovare, per il bene della cittadinanza regionale tutta».
«Con piacere notiamo l’inserimento della decementificazione (comunemente detta depaving) delle aree esterne scolastiche, da noi richiesta già alla prima finanziaria di questa Legislatura in dicembre 2023 - afferma Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia - Civica FVG, a margine della VI Commissione che ha approvato la Delibera sul Piano dell’edilizia scolastica -. È urgente adattare i nostri territori ai cambiamenti climatici, ed è importante farlo a partire dagli spazi scolastici. Spiace tuttavia in tal senso la bocciatura degli emendamenti e dell’ordine del giorno presentati allo scorso assestamento di luglio proprio per ridurre le isole di calore e l’impermeabilizzazione dei suoli. C’è ancora lavoro da fare e auspichiamo che la Giunta non ignori le nostre proposte, di buon senso e per il bene della cittadinanza».
«Serve trovare urgentemente una soluzione per la governance dell'Autorità Portuale di Trieste e Monfalcone, in stallo da troppo tempo per imbarazzanti diatribe politiche - afferma Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia, a margine della conferenza stampa convocata stamani [10 settembre] dalle parti sindacali -. Servono persone competenti nel ruolo di Presidente e Segretario, capaci di gestire al meglio i cospicui investimenti PNRR e indirizzare scelte strategiche che vanno oltre il livello locale, tenendo conto del più ampio quadro regionale, nazionale e internazionale. Non va infatti dimenticato, come hanno sottolineato i sindacati, che il porto di Trieste è l'unico scalo ad avere lo status di Porto Franco internazionale in Italia. Sorprende e preoccupa il silenzio di Fedriga in merito: i partiti devono smettere di litigare intorno a un gioco di sedie e di potere e lavorare per il bene del territorio, garantendo l'esclusione di ogni forma di esternalizzazione».
«Zeno D'Agostino, Mario Sommariva e Vittorio Torbianelli, hanno garantito una pace sociale grazie alla grande attenzione posta sulla qualità del lavoro in termini contrattuali e di sicurezza, e questo è avvenuto soprattutto grazie alla mano pubblica - prosegue Andrea Marzoli, coordinatore dell'Assemblea economia e lavoro di Adesso Trieste, anche lui presente alla conferenza -. Ora, in assenza di un riferimento chiaro e sicuro che controlli e gestisca, si rischia di fare passi indietro su questi aspetti, oltre che rischiare che qualche operatore si approfitti della situazione a scapito di altri. Gli equilibri sono delicati, e questa situazione di stallo genera grande preoccupazione non solo tra lavoratori e operatori del Porto, ma anche in tutte le attività collegate e retroportuali, oltre a frenare possibili nuovi insediamenti che sarebbero cruciali viste le crisi industriali che ci stanno colpendo. Bisogna tornare a lavorare con serenità, per il bene di tutto il territorio».
«Le parole del Presidente Fedriga sulla situazione in Palestina sono gravi, sia per i contenuti inaccettabili che esprimono, sia perché schierano di fatto la nostra Regione, che lui rappresenta, in una posizione di aperto fiancheggiamento del governo israeliano». Questa la reazione del segretario e consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo alle parole del presidente Fedriga rilasciate ieri in merito alla situazione palestinese.
«Accusare tutti coloro che prendono posizione contro le azioni criminali del governo israeliano, di essere schierati con Hamas è una mistificazione e un’azione di becera propaganda – prosegue Moretuzzo –, indegna di chi rappresenta un’istituzione come la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Fedriga non ha mai detto una parola di condanna sulle azioni criminali dell’esercito israeliano, nemmeno quando a esprimere un giudizio negativo sono stati la Presidente Meloni e il Ministro Crosetto».
«È legittimo avere opinioni e sensibilità diverse, non è però accettabile fare propaganda negando l’evidenza di una politica criminale che ha prodotto decine di migliaia di morti, in larga parte donne e bambini, e accusando di essere a fianco dei terroristi le persone e le istituzioni, sempre più numerose, che prendono posizione contro il Governo Netanyahu. Il Presidente Fedriga dovrebbe scusarsi con tutte le persone e le istituzioni pubbliche e religiose che hanno espresso una posizione di condanna delle azioni israeliane e ridare dignità all’istituzione che rappresenta», conclude Moretuzzo.
«Non possiamo che sostenere la mobilitazione e l’appello dei cittadini che chiedono di difendere la costa di Grignano, i suoi alberi e il libero accesso al mare, ci siamo già mossi nei mesi scorsi con una interrogazione in Consiglio regionale con la quale abbiamo scoperto che saranno abbattuti altri alberi oltre a quelli già tagliati all’improvviso in febbraio. Ad inizio mese abbiamo richiesto un accesso agli atti, per adesso senza risposta, per capire come sia stato modificato il progetto visto che inizialmente era stato annunciato che gli alberi erano stati preservati. Per questo siamo vicini all’appello diramato dai comitati questa mattina, ci stiamo battendo da tempo per avere trasparenza e soprattutto per salvare la nostra costa».
Così la consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Giulia Massolino, che appoggia la petizione lanciata oggi dal Gruppo Riva Massimiliano e Carlotta dove si chiede la salvaguardia degli ultimi pini di Grignano, la riapertura del percorso pedonale che collega il Bagno Riviera al Bagno Sirena ed il miglioramento dell’accesso al mare per tutti nella baia di Grignano.
«Il mare è un bene comune, così come il nostro paesaggio e il patrimonio arboreo, rendiamoci conto che l'abbattimento degli alberi non può essere l'unica risposta a tutto. Dobbiamo pretendere che in futuro, per i lavori pubblici, si considerino sempre alternative che tutelino tutto questo in coerenza con le linee guida europee sulla decarbonizzazione e la resilienza climatica, e pretendere che le amministrazioni regionale e comunale si impegnino a prevenire sempre l'abbattimento degli alberi esistenti».
«Leggiamo sulla stampa dell'epilogo tragico che ha colpito una famiglia che si era più volte rivolta al CSM. Comprendiamo la rabbia dei familiari e esprimiamo vicinanza per il loro immenso dolore. I Centri di Salute Mentale devono essere potenziati, in termini di risorse e personale, e aggiornati ai bisogni di cura attuali. Lo sosteniamo da sempre e infatti anche all'ultimo assestamento avevamo presentato un emendamento per potenziare il personale nei CSM, a seguito delle interrogazioni presentate sul fabbisogno organico e sull'apertura h24 del Centro di via Gambini. Emendamento bocciato senza nessuna spiegazione. Quanto avvenuto alla 25enne di Trieste e alla sua famiglia evidenzia la necessità del bisogno di un serio ragionamento e confronto sul tema della salute mentale. I dati ci riportano una drammatica impennata di situazioni di disagio psichico soprattutto tra le persone più giovani, e non possiamo continuare a fare come se niente stesse accadendo. È necessario agire immediatamente per evitare altre tragedie». Così la consigliera regionale Giulia Massolino, del gruppo Patto per l’Autonomia - Civica FVG, in merito alla vicenda, in via di accertamento, della morte della giovane donna la cui madre aveva chiesto aiuto al CSM di Trieste.
«Non si tratta di guardare al singolo caso, né di incolpare operatori e operatrici. Il vero problema è l’assenza di un piano credibile di attuazione della riforma basagliana sul territorio: una mancanza politica responsabile dello smantellamento di un modello di eccellenza per cui Trieste è diventata un riferimento internazionale. Chiediamo alla Regione risposte vere, un piano straordinario di assunzioni e investimenti che tenga in considerazione l’aumento della domanda. Un'azione da portare avanti con la massima urgenza», conclude Massolino.
Il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha accolto l’ordine del giorno presentato dai consiglieri del Patto per l’Autonomia - Civica FVG Massimo Moretuzzo e Giulia Massolino, collegato all’assestamento di bilancio 2025–2027, per promuovere un modello energetico più giusto, democratico e partecipato, attraverso un concreto sostegno alla nascita e allo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS).
L’ordine del giorno impegna la Giunta regionale a valutare l’istituzione di un fondo di rotazione a tasso zero, dedicato a sostenere le CER nelle fasi iniziali di investimento e nella copertura dei rischi, con particolare attenzione ai progetti promossi da enti locali, cooperative di comunità, terzo settore e gruppi di cittadini.
«La transizione energetica non può essere lasciata in mano a logiche speculative – dichiara Massolino –. Deve diventare un’occasione di protagonismo per i territori, capace di generare benefici concreti e duraturi per le comunità locali. Le Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali sono uno strumento chiave in questa direzione».
Il provvedimento richiama l’urgenza di garantire equità sociale e partecipazione democratica nel processo di transizione energetica, e sottolinea i rischi di concentrazione e privatizzazione delle risorse rinnovabili – come sole, vento, terra e acqua – se non si mettono in campo politiche pubbliche efficaci e inclusive.
Oltre al fondo, l’ordine del giorno chiede di sostenere l’accompagnamento tecnico, giuridico e amministrativo per la costituzione di nuove CER, anche attraverso la costituenda comunità regionale “Io sono FVG” e di coinvolgere attivamente le comunità locali nelle decisioni relative agli impianti rinnovabili, per garantire trasparenza, giustizia territoriale e ridurre le conflittualità.
«Emergono tensioni legate a impianti rinnovabili calati dall’alto, senza alcun coinvolgimento della cittadinanza, e ne abbiamo ampiamente discusso in occasione della legge sulle aree idonee. Le CERS sono uno strumento potente per una transizione giusta e condivisa, ma vanno governate con attenzione», conclude Massolino.
L’approvazione di questo ordine del giorno rappresenta un passo avanti verso un modello energetico più equo e solidale, nel quale le comunità non siano semplici spettatrici, ma protagoniste del cambiamento.
«Le dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa dall'Assessora Rosolen contraddicono quanto dichiarato dal suo collega Bini, che aveva scaricato la responsabilità su Roncadin, il cui passo indietro era stato definito “inspiegabile”. Ora si afferma invece che la situazione della Tirso sarebbe talmente seria da rendere difficile immaginare un altro soggetto interessato. Un'ammissione grave e tardiva che conferma le preoccupazioni di lavoratrici e lavoratori in merito ai licenziamenti collettivi imminenti. Quando solamente il giorno prima la stessa Giunta criticava la scelta di CGIL di indire una manifestazione, nella giornata di ieri si è avuta la doccia fredda relativamente alla reale gravità della situazione, che evidentemente era stata sottostimata oppure taciuta dagli assessorati competenti. Una responsabilità politica pesante».
Così Giulia Massolino, consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia – Civica FVG, commenta le dichiarazioni rilasciate dalla Giunta regionale a seguito della mobilitazione indetta dalla CGIL a Muggia venerdì 8 agosto.
«Quanto ancora sarebbero stati in silenzio se non ci fosse stata la manifestazione? E quali sono le intenzioni adesso? – conclude Massolino, ribadendo la solidarietà già espressa ieri a lavoratrici, lavoratori e loro famiglie – Servono strategie serie per il comparto produttivo, altrimenti le crisi non faranno che susseguirsi: mentre l'assessore Bini è concentrato a sviluppare senza limiti il turismo le aziende chiudono, lasciando a casa persone fortemente specializzate che potrebbero offrire alto valore aggiunto all'economia del territorio».
«Di fronte alla crisi della Tirso e all’incertezza drammatica che stanno vivendo lavoratrici, lavoratori e le loro famiglie, la priorità assoluta deve essere una: dare risposte nel merito, non polemizzare. La manifestazione odierna non nasce, come da recenti accuse, da pregiudizi o slogan, ma da un fatto preciso: l’azienda non ha mantenuto gli impegni presi e a questo, dalla Regione, non è arrivata alcuna risposta concreta. Questo silenzio è inaccettabile». Così Giulia Massolino, consigliera regionale del gruppo Patto per l’Autonomia – Civica FVG, commenta la situazione a margine della mobilitazione sindacale di oggi a Muggia, a cui ha preso parte.
«Il diritto di manifestare – prosegue Massolino – è sacrosanto, soprattutto quando ci si trova davanti a un’azienda che, a pochi giorni dalla scadenza fissata per dare chiarimenti, non fornisce riscontri e lascia tutti nell’incertezza. Non si può chiedere a sindacati, lavoratrici e lavoratori di tacere in attesa, mentre il rischio di licenziamenti collettivi diventa sempre più concreto».
«La Giunta regionale – aggiunge – non può limitarsi a rivendicare iniziative tampone mentre interi comparti produttivi si svuotano e centinaia di famiglie restano appese nell'incertezza: serve un impegno rinnovato, concreto e trasparente. È necessario riaprire subito il tavolo con azienda, organizzazioni sindacali e istituzioni, perché solo un confronto vero può individuare soluzioni industriali e occupazionali credibili. Un ragionamento che deve essere ampliato sul futuro strategico del comparto produttivo, perché questa non è che l'ultima delle crisi che hanno colpito il nostro territorio. Serve un piano serio per il rilancio dell’economia, capace di attrarre investimenti solidi, valorizzare le competenze presenti e costruire una prospettiva industriale ambientalmente compatibile duratura e che garantisca impiego di qualità. Se non si cambia rotta, la prossima crisi è solo questione di tempo».
«A lavoratrici e lavoratori, alle loro famiglie, ma anche alla comunità di Muggia – conclude Massolino – va tutta la nostra vicinanza. La loro è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere».
«Per poter pianificare le politiche di promozione della ciclabilità è essenziale partire dai dati - afferma la consigliera regionale Giulia Massolino, del Patto per l'Autonomia - Civica FVG, commentando l’accoglimento dell’ordine del giorno collegato all’assestamento di bilancio 2025-2027 -. Rappresenta un primo passo avanti dunque l’accoglimento del mio ordine del giorno che prevede il ripristino dei tre contabici esistenti sulle ciclovie regionali, che ci risultano non funzionanti da tempo, e il potenziamento degli stessi sulle altre ciclovie. L’aggiunta di un display che mostri in tempo reale il numero di passaggi giornalieri, mensili e annuali, aiuta inoltre a rendere evidenti i risultati degli investimenti fatti sulla ciclabilità. Una delle obiezioni che sentiamo più spesso da parte dell’'opinione pubblica è che le ciclabili sarebbero sempre vuote e quindi non ha senso investire: il modo migliore per smentire queste falsità è rendendo trasparenti ed evidenti a tutti i dati di utilizzo».
«La bici è molto più di un mezzo di trasporto: è uno strumento per migliorare la salute, il paesaggio urbano e l’economia locale – dichiara Massolino –. Con questo ordine del giorno quindi chiediamo che la Regione investa in modo intelligente e strutturato nella rete ReCIR, valorizzandola con infrastrutture e segnaletica ben progettate e omogenee, dati aggiornati e formazione per personale tecnico degli enti locali».
L’ordine del giorno si inserisce in un percorso di lungo periodo per promuovere la mobilità dolce come componente strategica della pianificazione regionale e per rendere la bicicletta una scelta sempre più naturale e accessibile nella vita quotidiana di cittadine e cittadini del Friuli-Venezia Giulia nonché per chi intenda visitare il territorio in modo lento e sostenibile. «Ho partecipato a due tappe della COP 30 bike ride, che mira a collegare con una ciclostaffetta la sede della precedente COP 29 a Baku con la prossima COP 30 a Belèm portando dieci impegni sulla ciclabilità ai decisori politici - conclude la consigliera -. La differenza tra le infrastrutture, la segnaletica e la cultura del rispetto in Slovenia rispetto alla tappa che ha attraversato la nostra regione era evidente. Abbiamo molto lavoro da fare per sostenere la ciclabilità sui nostri territori. E su questo fronte dispiace la bocciatura degli emendamenti presentati per incentivare le cargo bike, con lo scopo di intervenire sui percorsi casa-scuola e sulla logistica dell’ultimo miglio, come stanno facendo invece altre regioni».
Promuovere e incrementare i prati stabili. Lo ha proposto il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica Fvg Massimo Moretuzzo nell’ordine del giorno accolto dall’Aula in occasione dell’ultimo assestamento di bilancio.
«I prati stabili costituiscono un elemento essenziale per la salvaguardia della biodiversità, sia vegetale che animale – spiega Moretuzzo –. Queste superfici prative, infatti, non solo offrono habitat preziosi per numerose specie, ma svolgono anche un ruolo ecologico di primaria importanza, contribuendo in modo significativo alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico».
«Alla luce di queste considerazioni, abbiamo invitato la Giunta regionale a impegnarsi concretamente in due direzioni: da un lato, individuando su tutto il territorio regionale i terreni di proprietà pubblica che possano essere destinati alla gestione come prati stabili o a usi affini; dall’altro, promuovendo e valorizzando tali superfici come strumenti efficaci di tutela attiva della biodiversità e di contrasto alla crisi climatica».
Accolto l’ordine del giorno del capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG
Riconvertire gli impianti di depurazione dismessi per trasformarli in habitat naturali e bacini di accumulo idrico, funzionali all’adattamento ai cambiamenti climatici. È quanto propone l’ordine del giorno che il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica Fvg Massimo Moretuzzo ha presentato in occasione dell’ultimo assestamento di bilancio, e accolto dall’Aula.
«In un momento storico in cui gli effetti del riscaldamento globale si fanno sempre più evidenti, le aree verdi, sia urbane che rurali, assumono un ruolo strategico nella mitigazione dell’impatto ambientale. Oltre a favorire la biodiversità, contribuiscono alla riduzione delle temperature e al miglioramento della qualità della vita – spiega Moretuzzo –. Sul territorio regionale sono attualmente in corso diversi interventi che prevedono la dismissione di impianti di depurazione ormai obsoleti, sostituiti da strutture più moderne ed efficienti. Gli impianti dismessi, ancora nella disponibilità degli enti gestori del servizio idrico integrato, possono essere convertiti in zone umide a fini naturalistici o in bacini di accumulo idrico. Possono pertanto rappresentare un patrimonio ecologico di grande valore, fungendo da punti di sosta e alimentazione per la fauna selvatica, in particolare per gli uccelli migratori. Inoltre, in contesti agricoli, la creazione di bacini per la raccolta di acque piovane può offrire un importante supporto alle attività irrigue, contribuendo alla sostenibilità delle produzioni locali. Per queste ragioni, l’ordine del giorno impegna la Giunta ad affidare la redazione di uno studio di fattibilità, tecnico ed economico, finalizzato alla conversione degli impianti dismessi di depurazione delle acque reflue in spazi naturali e funzionali alla gestione delle risorse idriche. Un’iniziativa che si inserisce pienamente nelle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e di valorizzazione del territorio».
La consigliera regionale Giulia Massolino interviene sul progetto di ripristino del porticciolo di Grignano, un’opera da 7,5 milioni di euro che, contrariamente a quanto annunciato, ha portato all'abbattimento di dodici pini marittimi maturi e ne minaccia altri. «Nel chiedere perché siano stati abbattuti degli alberi apprendiamo con sconcerto che ne verranno abbattuti altri», afferma la consigliera, che annuncia la richiesta di accesso agli atti per visionare il progetto e il suo cronoprogramma.
A seguito di un'interrogazione rivolta alla Giunta regionale, infatti, la consigliera ha ricevuto una risposta in merito all’intervento di ripristino del dissesto dell’area demaniale nell’ambito del Porticciolo di Grignano, finanziato con 7,5 milioni di euro, che ha visto l’abbattimento di dodici pini marittimi maturi e apparentemente sani lo scorso 13 febbraio. A sollevare perplessità è soprattutto il contrasto tra quanto avvenuto e quanto dichiarato pubblicamente in precedenza. In un comunicato stampa della precedente Giunta, datato ottobre 2021, si affermava che l’intervento avrebbe permesso di «risolvere le problematiche causate dalle radici dei pini marittimi […] tutelando le alberature esistenti attraverso un intervento conservativo progettato da esperti del settore». Una promessa ribadita anche nel 2024 dall’attuale componente della Giunta in occasione dell’inaugurazione del cantiere. Nella risposta, l’assessora ha affermato che l’abbattimento è stato deciso in corso d’opera, a seguito della scoperta di apparati radicali distribuiti sopra una soletta di cemento, la cui demolizione ha reso inevitabile la rimozione anche degli esemplari inizialmente non prevista. Gli alberi sarebbero stati sostituiti con 21 nuovi alberi, tra cui pini, lecci, cipressi e tamerici, più adatti al contesto climatico e salino, di piccole dimensioni.
«Davvero non vi erano alternative – si interroga la consigliera Massolino –? Ma la cosa più sconcertante è che, chiedendo perché siano stati abbattuti, ho scoperto che il progetto ne prevede l'abbattimento di altri, nella parte sud dell'area. Un'ulteriore perdita che si può e si deve evitare».
«L'abbattimento non può essere l'unica risposta. Dobbiamo pretendere che in futuro, per i lavori pubblici, si considerino sempre alternative che tutelino il patrimonio arboreo. È necessario adottare misure più restrittive, in coerenza con le linee guida europee sulla de-carbonizzazione e la resilienza climatica, e pretendere che l’amministrazione si impegni a prevenire l'abbattimento degli alberi esistenti».
Massolino ha chiesto anche informazioni sulle misure di compensazione, scoprendo che i dodici alberi abbattuti saranno sostituiti con ventuno nuovi esemplari, di piccole dimensioni. «Un'azione che – conclude Massolino – non può compensare la perdita di alberi maturi che fornivano già ombra, bellezza e benefici ecosistemici ben consolidati».
«Apprendiamo con profonda tristezza della scomparsa dell’architetta Martina Oppelli, avvenuta – contrariamente a quanto lei auspicava – in Svizzera, dove ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. La sua scelta, maturata dopo anni di sofferenze e dinieghi da parte delle autorità sanitarie, rappresenta un grido silenzioso ma oggi ancor più potente. Oggi deve essere una giornata di raccoglimento e di rispettoso silenzio nei confronti di chi saluta una parente, un’amica, una collega e a tutti costoro vanno le nostre condoglianze più sentite». Questo il commento di Enrico Bullian, Giulia Massolino e Massimo Moretuzzo, del Gruppo Consiliare Patto per l’Autonomia-Civica FVG alla notizia della scomparsa di Martina Oppelli, avvenuta oggi in una clinica svizzera.
«Da domani sarà necessario riprendere, con convinzione e responsabilità, un percorso di riflessione su un tema quanto mai urgente qual è il fine vita - proseguono i rappresentanti del gruppo consiliare - attraverso un confronto serio e partecipato, che tenga conto delle esperienze, delle sofferenze e delle richieste di chi vive ogni giorno situazioni di profondo dolore. È necessario che si proceda rapidamente anche in Italia a legiferare su questo tema, come peraltro è avvenuto recentemente anche in Slovenia e Gran Bretagna, oltre che in molti altri paesi europei. Non è un percorso facile, ma è un percorso necessario. Sono molte le persone che aspettano risposte chiare da troppo tempo».
Laterza e Massolino «Regione e Comune non fanno nulla per migliorare una situazione intollerabile», Moretuzzo «Investire sul carattere rieducativo della pena»
Adesso Trieste e Patto per l’Autonomia hanno consegnato 25 ventilatori alla Casa Circondariale di Trieste, per consentire alle persone private della libertà di sopportare meglio il caldo estivo nel mese di agosto.
«Un'iniziativa solidale ma anche un atto di accusa - dichiara Riccardo Laterza, Capogruppo di AT in Consiglio comunale -. Non è ammissibile che si continui a fare finta di niente di fronte alla situazione intollerabile che ogni anno ci viene illustrata dettagliatamente in Aula dalla Garante dei detenuti Burla. La sua ultima relazione è in buona parte una fotocopia di quella dell’anno precedente; e a proposito di fotocopie, il Comune non concede alla Garante nemmeno l’accesso a una fotocopiatrice nello svolgimento delle sue funzioni. Per non parlare delle tante convenzioni per creare opportunità di pene alternative alla detenzione che si sarebbero potute siglare in questi anni e sulle quali invece il Comune è fermo. Durante l'ondata di calore di giugno l'Avvocata Burla aveva denunciato le condizioni insopportabili di detenzione: abbiamo subito acquistato i ventilatori, e anche se nei giorni scorsi le temperature hanno dato una tregua temporanea li consegnamo per rendere meno devastanti le prossime».
«La Regione non solo si rifiuta di agire, ma anche solo di parlare del tema - aggiunge Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia - Civica FVG -. Un anno e mezzo fa avevamo chiesto un'audizione, sollecitata più volte con diversi canali. Non abbiamo neanche mai ottenuto una risposta. Nel frattempo sono morte due persone. Abbiamo proposto sia alla finanziaria di dicembre che all'assestamento di luglio alcuni interventi: un progetto per aree verdi per ridurre l'isola di calore e soluzioni abitative temporanee per chi sia in uscita dal carcere o possa scontare pene alternative. Non ci servono carceri più grandi, come prevede il piano da 10.000 nuovi posti annunciato dal Governo, bensì meno persone in carcere».
Nella stessa giornata il Segretario del Patto per l’Autonomia e Presidente del Gruppo consiliare Patto per l’Autonomia - Civica FVG in Regione ha partecipato all'inaugurazione del nuovo Polo Educativo Culturale e Formativo presso la Casa Circondariale di Udine in Via Spalato. «Fondamentale investire sul carattere rieducativo della pena, che non deve essere punitiva - afferma Moretuzzo -. Offrire strumenti di crescita personale e professionale alle persone private della libertà aumenta le possibilità di reinserimento sociale, diminuendo le recidive. Certo, non è semplice portare avanti questi percorsi con tassi di sovraffollamento vicini al 200%. Svuotare le carceri dovrebbe restare una priorità, anche per tutelare chi vi lavora: i suicidi tra il personale penitenziario, di cui uno avvenuto anche in regione, ci testimoniano una realtà drammatica».
«Con il mancato riconoscimento del friulano e tedesco come lingue ufficiali di GO! 2025 è stata persa l’occasione di far conoscere il pluralismo linguistico e culturale della nostra terra. Si ponga rimedio almeno per il tempo che rimane alla fine della manifestazione, la cui eccezionale importanza per il futuro di Gorizia e di tutto il Friuli-Venezia Giulia è stata ribadita più volte dalla Regione in primis: friulano e tedesco trovino spazio nei materiali e nelle iniziative dell’evento». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo, primo firmatario dell’interrogazione che ha portato oggi il caso all’attenzione della Commissione consiliare competente, depositata già lo scorso mese di febbraio.
«I materiali promozionali per l’inaugurazione di GO! 2025, che vedono Nova Gorica e Gorizia Capitali europee della Cultura per l’anno 2025, sono stati stampati e diffusi evitando accuratamente di utilizzare due delle lingue ufficiali presenti in Friuli-Venezia Giulia: il friulano e il tedesco – ha spiegato Moretuzzo –. E il sito ufficiale di tutta l’iniziativa GO! 2025 è disponibile solo in italiano, sloveno ed inglese, non riservando neanche una minima sezione alle altre due lingue presenti in regione».
«Nonostante la Giunta regionale avesse ribadito in più occasioni la necessità di riconoscere il friulano come lingua ufficiale di GO! 2025, nulla è stato fatto. E non può essere una giustificazione il fatto che l’Unione Europea abbia vincolato i finanziamenti all’evento alla presenza e utilizzo delle lingue slovena, italiana e inglese, come ha comunicato l’assessore Anzil oggi in Commissione. Nulla vieta che si sarebbero potute includere le lingue friulana e tedesca nella comunicazione, promozione e iniziative in programma. In questo senso, bene avrebbero fatto Regione e Comune di Gorizia – anche in virtù delle cospicue risorse messe a disposizione per GO! 2025 – a impegnarsi in quella direzione, dando così la dimensione di un pluralismo che è unico in Europa. Sentire alla recente Conferenza regionale sulla lingua friulana, che si è svolta proprio a Gorizia, l’assessore comunale alla Tutela alle identità linguistiche riconoscere quella mancanza e affermare che il Comune non avrebbe investito per sanarla, lascia l’amaro in bocca».
«Gorizia è emblema di un territorio plurale, in cui popoli e lingue diverse hanno abitato da sempre e la cui popolazione un tempo non troppo lontano usava abitualmente tutte e quattro le lingue presenti in città: l’italiano, lo sloveno, il tedesco e il friulano. Per chi se lo fosse dimenticato, uno dei goriziani più illustri, Carlo Michelstaedter, figura di primo piano nel panorama filosofico europeo del primo Novecento, in famiglia parlava anche la lingua friulana».
«Non solo si continua a non valorizzare la diversità di lingue e culture di Gorizia, perdendo così l’occasione di far conoscere uno degli elementi più interessanti di questo territorio, ma non si considera neppure il fatto che l’utilizzo delle lingue minoritarie rappresenta anche una straordinaria opportunità di sviluppo economico e promozione del territorio e dei suoi prodotti, come dimostrato da varie ricerche, anche dell’Università di Udine», ha concluso Moretuzzo.
Udine, 30 luglio 2025 | «Prendiamo atto del fatto che anche l’Assessora Amirante, fino ad oggi molto prudente sulla soluzione definitiva per la viabilità del Passo di Monte Croce Carnico, ha ceduto alle sollecitazioni esercitate da alcuni mondi politici ed economici e si è improvvisamente dichiarata favorevole alla proposta di optare per un traforo in quota della lunghezza di 4,1 kilometri». Questo il commento del Capogruppo di Patto per l’Autonomia-Civica FVG, Massimo Moretuzzo alle dichiarazioni rilasciate dall’Assessora Amirante a margine dell’incontro tenutosi oggi, nella sede di Udine della Regione, con alcuni amministratori locali e le categorie economiche.
«Rimaniamo decisamente sorpresi da questa presa di posizione», prosegue Moretuzzo, «dopo che in più occasioni l’Assessora ha dichiarato che fosse necessario attendere le evidenze tecniche per capire quale fosse la scelta migliore. Per questo da ben tre mesi abbiamo chiesto la convocazione di un’audizione nella commissione consiliare competente, in cui discutere delle diverse proposte e soprattutto audire i tecnici coinvolti, visto che nell’audizione precedente tutti i soggetti coinvolti hanno sostanzialmente escluso l’ipotesi del traforo, sostenendo invece l’opportunità di realizzare una variante di valico, più rapida e molto meno costosa.
Davanti alle dichiarazioni dell’Assessora Amirante ci sono alcune domande urgenti che necessitano di una risposta: quali sono i pareri tecnici che hanno determinato questa scelta? Qual è la posizione delle istituzioni carinziane rispetto al tunnel? Chi pagherà l’opera, visto che l’eventuale finanziamento della Banca Europea degli Investimenti andrebbe comunque restituito? Che tempi sono previsti per la realizzazione del traforo? Chiediamo che la commissione consiliare venga convocata prima possibile per dare risposta a questi quesiti, che nei comunicati stampa ufficiali sono accuratamente evitati».
«Mi sembra evidente un dato, squisitamente politico», conclude Moretuzzo «l’Assessora Amirante ha capitolato davanti alle pressioni del vicepresidente del Consiglio regionale Mazzolini, mettendo in difficoltà quegli stessi esponenti di Fratelli d’Italia in Carnia che su questo tema hanno sempre chiesto grande prudenza».
«Per parte nostra rimaniamo convinti che questo modo di procedere ritardi ancora una volta l’individuazione di una soluzione rapida e sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale, che affronti in modo serio un problema che sta mettendo in seria difficoltà la Val del But». Così si esprime Denis Baron, componente del Direttivo regionale Patto per l'autonomia e referente per l'Alto Friuli: "«Mentre il territorio attende risposte concrete, si persevera con la linea dei comunicati e dei proclami, con un consigliere regionale che - dopo aver annunciato tre possibili trafori montani in soli 2 anni (ricordiamo la Mauria e Paularo) - si sovrappone di fatto alle valutazioni della giunta e dell'assessore competente. Senza pregiudiziali, non si può che constatare finora una scarsa aderenza al reale».
Il Patto per l’Autonomia condivide le richieste e le preoccupazioni in merito alla drammatica situazione in corso nei territori israeliani e palestinesi espresse in una nota dal gruppo parlamentare dell’European Free Alliance (EFA) al Parlamento europeo.
EFA, di cui il Patto per l’Autonomia fa parte, riunita a Santiago de Compostela per celebrare insieme al Bloque Nacionalista Galego la Giornata della Patria Galiziana, esprime solidarietà al popolo palestinese, denunciando il genocidio dello stesso perpetrato sotto gli occhi del mondo.
«Alla luce delle persistenti violazioni del diritto internazionale umanitario da parte dello Stato di Israele, nonché del crescente numero di vittime civili e del blocco degli aiuti umanitari, il Patto per l’Autonomia ritiene non più rinviabile l’adozione di misure concrete da parte dell’Unione Europea – afferma il segretario Massimo Moretuzzo –. In particolare, considerando la diplomazia l’unico mezzo per porre fine alla guerra, il Patto per l’Autonomia si unisce a EFA nel chiedere la sospensione dell’Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e lo Stato di Israele, ai sensi dell’articolo 2 dello stesso, che vincola tale cooperazione al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici; l’istituzione di un embargo internazionale sulle armi e tecnologie a duplice uso allo Stato di Israele; l’attivazione urgente di un cessate il fuoco immediato e permanente, e il garantito e pieno accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza. Si chiede inoltre il riconoscimento dello Stato palestinese e il sostegno allo stanziamento di fondi per il ritorno dei rifugiati e la ricostruzione di uno Stato palestinese sovrano, libero e pacifico».
«Dinanzi a una crisi umanitaria di proporzioni ormai incontestabili, l’inazione politica rischia di compromettere la credibilità e la tenuta morale della politica estera dell’Unione Europea. Il Patto per l’Autonomia ribadisce con fermezza che la tutela della pace, dei diritti umani e della legalità internazionale devono rappresentare principi non negoziabili per ogni istituzione democratica. È giunto il momento che l’Unione Europea assuma con chiarezza una posizione coerente con i valori fondanti del proprio ordinamento, ponendosi inequivocabilmente a favore della pace e del diritto internazionale», conclude Moretuzzo.
«In Consiglio regionale abbiamo più volte presentato mozioni ed emendamenti per difendere e rilanciare i consultori pubblici, consapevoli del loro ruolo fondamentale nella promozione della salute, nella prevenzione, nell’accompagnamento alla genitorialità e nel supporto psicologico e sociale. Ma la Giunta ha preferito voltare le spalle a questi servizi essenziali, procedendo con la chiusura di alcune sedi e ridimensionamento dell’offerta». Così Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG, in occasione dei 50 anni dei consultori, esprime preoccupazione per il progressivo impoverimento dei servizi territoriali.
«Il consultorio è un presidio di prossimità e di fiducia, soprattutto per le donne, le e gli adolescenti e le famiglie. Invece di valorizzarli e potenziarli, si è scelto di depotenziare un’intera rete, compromettendo l’accesso a servizi fondamentali per la salute sessuale e riproduttiva, la prevenzione delle violenze e l’educazione affettiva e relazionale. Poco serve erogare bonus una tantum per la natalità se poi si vanno a tagliare i servizi. È una scelta miope, che colpisce soprattutto chi è più fragile e impoverisce la comunità» prosegue Massolino.
La consigliera ricorda che, oltre alle proposte bocciate, il gruppo consiliare aveva chiesto alla Regione di coinvolgere operatrici e operatori, utenza ed enti locali in una riflessione organica sul futuro dei consultori, «ma anche su questo fronte si è preferito non ascoltare».
«A 50 anni dalla loro istituzione, non c’è nulla da celebrare se non si mette in campo una politica regionale coerente, partecipata e strutturata per il loro rilancio. Il nostro impegno continuerà, in aula e nei territori, al fianco di chi difende la sanità pubblica e universale», conclude.
La consigliera regionale Giulia Massolino del Patto per l’Autonomia - Civica FVG ha presentato ieri un’interrogazione per chiedere conto alla Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia rispetto all’evento in programma dal 5 al 7 settembre prossimi che prevede l’utilizzo di quad – veicoli motorizzati fuoristrada – lungo i sentieri della Comunità di Montagna della Carnia. L’iniziativa, organizzata da un’associazione sportiva dilettantistica, prevede l’accesso a strade forestali e percorsi naturalistici che ricadono in parte all’interno di aree protette o nelle immediate vicinanze della rete Natura 2000, e i relativi sopralluoghi hanno creato numerose polemiche.
«La montagna non è un circuito da percorrere a motore – afferma Massolino –, ma un ecosistema delicato da proteggere, anche per rispetto di chi ha costruito negli anni un’offerta di turismo sostenibile, esperienziale e lento. Iniziative come queste rischiano di compromettere anni di lavoro e milioni di euro investiti in promozione turistica e tutela ambientale».
«Non sapevamo avessero aperto una nuova attrazione al Luna Park – si chiede ironicamente Mirco Dorigo, esponente del Patto per l'Autonomia in Carnia –. Qualcuno dovrebbe ricordare ai promotori di queste iniziative che la Carnia non è il loro parco giochi, né quello di nessun altro. Le piste forestali, le strade in quota e i sentieri sono stati tracciati in funzione delle attività degli abitanti, siano esse lavorative, pastorali, di spostamento o ricreative, ma tutte con un criterio di utilità. È innegabile la soddisfazione di vederle utilizzare anche da turisti e appassionati rispettosi del contesto montano. Ma è indigeribile l'idea di trovarsele concesse al primo che passa e ha “le carte a posto” per farci un po' quel che gli pare. E domani cosa accadrà? Arriveranno 30 quad o 60 fuoristrada? Accetteremo la richiesta da un club di Milano, da uno Monegasco o da un magnate americano? E che limite territoriale ci daremo: quindici, venti, o tutti i comuni? Il punto è che qualsiasi gioco al rialzo andrà in porto prima o poi, se creiamo un precedente. E che la differenza tra l'ampliamento dell'offerta turistica e prostituzione territoriale si sta facendo più labile. Una visione della montagna ad uso e consumo sregolato, ma che per i residenti non vede una seria riflessione sul mantenimento di servizi fondamentali, dalla sanità, all'istruzione, ai contesti di prossimità».
Nell’interrogazione presentata si chiede alla Giunta se manifestazioni simili siano compatibili con le strategie regionali per il turismo alpino sostenibile e come intenda attivarsi per coordinare le politiche turistiche con gli enti locali, evitando che eventi in contrasto con la vocazione ecologica della montagna vengano autorizzati o promossi.
«La Convenzione delle Alpi, firmata anche dall’Italia, raccomanda di limitare o vietare l’uso di mezzi motorizzati nelle aree naturali. L’impatto di simili iniziative in termini di rumore, emissioni e disturbo alla fauna è inaccettabile. Serve chiarezza da parte della Regione», conclude Massolino.
Anche il Friuli Venezia Giulia è tappa della Cop30 Bike Ride, la lunga pedalata partita da Baku, in Azerbaigian, diretta a Belém, in Brasile, dove si terrà la Conferenza ONU sul clima (Cop30). In occasione del passaggio in regione, sabato 26 luglio, Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia e Ambasciatrice del Patto europeo per il Clima, ha partecipato a una delle tappe della ciclostaffetta per sottolineare l’importanza della mobilità sostenibile e l’urgenza di affrontare concretamente la crisi climatica.
«Partecipare in bicicletta a questa iniziativa – dichiara Massolino – è un modo per testimoniare il mio impegno personale e politico per un cambio di paradigma nella mobilità e per rafforzare il messaggio che la transizione ecologica deve partire dai territori. La bicicletta non è solo simbolo, è strumento concreto di cambiamento».
L’iniziativa, coordinata a livello regionale da Fiab FVG, attraversa il territorio da Gorizia a Pordenone per poi proseguire verso il Veneto, coinvolgendo cittadine e cittadini, associazioni e amministrazioni locali. Sarà anche un’occasione per promuovere una riflessione collettiva sulle politiche climatiche e sulle soluzioni locali, accessibili, eque.
«Crediamo nel potere degli esempi concreti e della partecipazione diffusa - aggiunge Massolino -. E questa staffetta internazionale, la più lunga mai organizzata, ne è la dimostrazione. L'arrivo in piazza Transalpina, dove ci sarà il passaggio di testimone tra la staffetta slovena e quella che attraverserà tutta l'Italia nell'anno di GO!2025 è un gesto importante di costruzione di comunità e cultura anche attraverso la causa climatica: l'ambiente non ha confini».
La cittadinanza è invitata a partecipare e a unirsi anche solo per un breve tratto del percorso, tutte le info sul sito https://copbikeride.org/cop30. Perché il cambiamento climatico si combatte anche pedalando, insieme.
272 milioni che si aggiungono ai 948 milioni fermi nelle casse dei Comuni, il sistema sta implodendo nonostante i soldi stanziati
«In una manovra da circa 1,2 miliardi di euro, con 272 milioni stanziati al mondo delle autonomie locali, ci sono decine di amministrazioni comunali che sono rimaste completamente escluse da qualunque finanziamento, con l’unica colpa di non essere politicamente allineate al governo regionale. Questo dato è la cifra della modalità di amministrare della Giunta Fedriga: chi non si piega ai diktat della maggioranza rimane escluso dai riparti». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo, commentando gli stanziamenti nella concertazione.
«Come è possibile che ci siano Comuni che da 5 anni non stanno ricevendo contributi dalla Regione per le opere necessarie al loro territorio? Perché Romans d’Isonzo, Ruda, Villesse, Fagagna, Staranzano, Gradisca d’Isonzo, Turriaco, Povoletto, Treppo Grande, solo per citarne alcuni, non hanno preso quasi nulla in 5 anni e neanche un centesimo in questo assestamento di bilancio che stanzia 272 milioni per gli enti locali? Abbiamo chiesto all’assessore Roberti di spiegare quali sono i criteri con i quali viene effettuato il riparto e non ci è stata data nessuna risposta, se non che sono “criteri discrezionali”».
«È evidente che l’amministrazione Fedriga penalizza in modo palese i Comuni che non sono allineati politicamente al centrodestra e questo non è accettabile – continua Moretuzzo –. I soldi pubblici sono frutto delle imposte pagate dai cittadini e dalle cittadine e dalle imprese che vivono e lavorano in tutto il territorio regionale, compresi i comuni esclusi dai finanziamenti. Ci sono invece Comuni che in questi anni sono stati inondati di contributi, con una sperequazione territoriale clamorosa. Anche in questa manovra Trieste ha ricevuto più di 40 milioni di euro, mentre a Udine sono stati assegnati a fatica 16 milioni di cui 10 in project financing, con tutte le difficoltà del caso».
«Siamo di fronte a una situazione di palese ingiustizia, cui la Giunta Fedriga deve rendere conto. Come deve rendere conto del fatto che questi 272 milioni si aggiungono ai 948 milioni di euro fermi nelle casse dei Comuni, che non riescono a cantierare i progetti per la mancanza di personale tecnico e amministrativo degli uffici. Continuare a ignorare la necessità di mettere mano al sistema delle autonomie locali spingendo verso la gestione aggregata dei servizi è un errore clamoroso. Continuare a pompare soldi in un sistema bloccato è utile solo a mantenere una gestione del potere che non ha nulla a che fare con i bisogni delle nostre comunità».