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Patto per l'Autonomia | Pat pe Autonomie | Pakt za Avtonomijo | Pakt für die Autonomie

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Notizie

400 accademici di tutto il mondo chiedono lo stop alla cassa di espansione di Dignano. Moretuzzo e Garlatti-Costa: «Vanno ascotati»

 Il Patto per l'Autonomia condivide le preoccupazioni dei 400 accademici di 26 Paesi che hanno sottoscritto un appello per chiedere lo stop alla cassa di espansione di Dignano. L’appello vede come primi firmatari Andrea Goltara, presidente del CIRF-Centro Italiano Riqualificazione Fluviale, e l’austriaco Klement Tockner, uno dei principali esperti mondiali di ecologia fluviale, e comprende accademici di fama come Francesco Comiti, professore di Gestione integrata dei bacini idrografici all’Università di Padova, e Walter Bertoldi, professore associato di Geomorfologia all’Università di Trento.

«La comunità scientifica internazionale chiede alla Regione e all’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali che ha commissionato il progetto, uno stop immediato e un cambio di rotta, una seria valutazione di alternative, dando priorità a quelle che non alterino le caratteristiche morfologiche uniche di questo fiume straordinario. Si tratta di una presa di posizione importante, che non può essere certamente essere ignorata», commentano il segretario e consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e la consigliera comunale di Udine del Patto per l’Autonomia Stefania Garlatti-Costa. «Come sottolineano i firmatari dell’appello, la Regione dice di voler seguire il parere degli esperti: ne dia finalmente prova. Ascolti la voce di centinaia di loro. Le opere previste non possono “mettere in sicurezza” le popolazioni rivierasche e comprometterebbero, alterandone la dinamica naturale, un patrimonio unico, riconosciuto tale da esperti di tutto il mondo, e in violazione di direttive ambientali e regolamenti europei».

«Preservare il Tagliamento come modello per la rinaturazione dei fiumi, migliorandone lo status ecologico, ma anche, di conseguenza, la sicurezza per le popolazioni a valle, è interesse di tutti, non solo degli abitanti della nostra regione – continuano Garlatti-Costa e Moretuzzo –. Ascoltiamo gli accademici internazionali, che ben conoscono lo stato dell’arte nella gestione delle piene, e dedichiamo al nostro fiume uno studio multidisciplinare che raccolga le competenze scientifiche migliori del mondo, all’altezza del Re dei fiumi alpini. Il Tagliamento, ma anche gli abitanti delle sue rive, se lo meritano».

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“Un Patto per il futuro”, al via gli incontri territoriali del Patto per l’Autonomia in vista dell’Assemblea generale di fine anno.

Primo appuntamento a Gorizia, martedì 8 ottobre, con Moretuzzo, Sartori e Picco

Inizierà da Gorizia, martedì 8 ottobre, il percorso del Patto per l’Autonomia verso l’Assemblea generale che si svolgerà a fine anno. «Sarà un momento importante, in cui discutere i temi che ci stanno a cuore e progettare assieme le iniziative che vogliamo realizzare nei prossimi anni – spiega il segretario Massimo Moretuzzo –. Desideriamo intraprendere questa strada assieme a tutte le persone, le associazioni e i movimenti con i quali abbiamo condiviso un pezzo del nostro percorso e con coloro che intendono camminare con noi in futuro. Per questo stiamo organizzando una serie di incontri territoriali, raccolti sotto il titolo di “Un Patto per il futuro”, nel corso dei quali presenteremo alcune delle nostre proposte e soprattutto ascolteremo le idee di chi vorrà partecipare».

Il primo appuntamento pubblico, promosso in collaborazione con Forum Gorizia, si terrà l’8 ottobre, alle ore 18, a Gorizia, al Circolo Arci Gong di via delle Monache 10/A. Parteciperanno tra gli altri, il segretario Moretuzzo e i consiglieri comunali Eleonora Sartori e Andrea Picco.

Seguiranno incontri a Gemona, martedì 15 ottobre, e a Udine, giovedì 17 ottobre.

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Strada forestale Rivoli Bianchi-Scric-Ledis. Moretuzzo: «Rischi ambientali e idrogeologici. Serve una pianificazione regionale sostenibile»

 «Nella progettazione e realizzazione di nuova viabilità forestale prioritario deve essere il rispetto dell’ambiente e del paesaggio, la tutela della biodiversità dei territori e le loro ricchezze naturali, soprattutto se a essere interessate sono aree di pregio». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo, oggi in aula, dopo la discussione dell’interrogazione, a prima firma di Moretuzzo, sulla strada forestale Rivoli Bianchi-Scric-Ledis in Comune di Gemona, parzialmente finanziata con fondi regionali, che ha registrato grande contrarietà per il forte impatto paesaggistico e ambientale, e nessuna reale utilità per la comunità a fronte del dispendio di denaro pubblico.

«Dinanzi a progetti come questi, crediamo che la Regione debba dotarsi di una migliore e più efficace programmazione e valutazione dei rischi idrogeologici e del rapporto costi/benefici per evitare di finanziare inutili e dannose infrastrutture viarie forestali – continua Moretuzzo –. Siamo convinti sia necessario che la Regione avvii un percorso di definizione di una visione di insieme nella pianificazione degli interventi sulla viabilità forestale in tutto il territorio regionale, legata anche alla sua effettiva utilità, e, nel caso specifico della forestale gemonese, preveda una preventiva progettazione che definisca la fattibilità dell’opera e le opportune garanzie della futura manutenzione da parte del privato, prima di proseguire a finanziare proprietari privati per la realizzazione di viabilità forestale».

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Massolino e Moretuzzo: «Perché Scoccimarro non risponde sull’affidamento diretto delle comunità energetiche a una multinazionale?»

L’assessore liquida in dieci righe l’atto ispettivo che presentava sei interrogativi e che giaceva in attesa di risposta da ben cinque mesi

Giulia Massolino e Massimo Moretuzzo, rispettivamente consigliera e presidente del gruppo consiliare regionale Patto per l'Autonomia, replicano alla risposta pervenuta nella seduta del Consiglio regionale odierno all’interrogazione in merito agli eventi organizzati dalla Regione sulle comunità energetiche rinnovabili: «Oltraggiosa e irrispettosa la risposta ottenuta, durata una manciata di secondi, a fronte dei corposi quesiti presentati». Nella replica in aula, Massolino ha riletto gli interrogativi posti aggiungendo ironicamente «visto che non le ha considerate come domande a cui dover rispondere, le pensi come suggerimenti per il futuro».

 

«Perché si è scelto di affidare a una società privata lo sviluppo delle CER nella nostra regione, senza affidarsi invece all'Agenzia regionale per l’energia APE? - ha incalzato Massolino - Perché non sono stati presentati scenari di comunità energetiche costituite con un obiettivo sociale grazie a contributi a fondo perduto erogati dalla Regione stessa? Perché sul sito di FVG Energia la sezione “Social CER” risulta vuota? È intenzione della Giunta l’istituzione di un osservatorio sulla povertà energetica? Quali misure si prevede di adottare per sfruttare le CER come uno strumento per contrastare la povertà energetica? Quali progettualità si prevede di attuare in collaborazione con ATER? Riteniamo che questi interrogativi fossero meritevoli di una risposta. L’unica giustificazione dell’assessore rispetto a queste precise richieste è stata che “è stato pubblicato un avvio di indagine di mercato [...ed è stato affidato] a un operatore in posizione economica mediana rispetto alle offerte ricevute”. Riteniamo questa risposta un gesto irrispettoso, che svilisce in modo inammissibile il legittimo lavoro di sindacato ispettivo, uno dei fondamentali ambiti di azione delle opposizioni».

 

«Continuiamo a essere preoccupati sul rischio di trasformare una soluzione di democratizzazione dell’energia in uno strumento di produzione di profitti - dichiarano Massolino e Moretuzzo -. In un momento in cui la povertà energetica è una piaga sempre più diffusa sul nostro territorio, bisogna vigilare affinché non venga persa la dimensione sociale delle comunità energetiche rinnovabili. La sostenibilità non può essere solo ambientale e/o economica: avviare una conversione ecologica giusta dal punto di vista sociale è la vera sfida del nostro tempo. In questo la mano pubblica deve guidare il processo di transizione. Nell’evento della Regione, invece, non è stato predisposto nemmeno uno scenario di una comunità energetica costituita con un obiettivo sociale grazie a contributi a fondo perduto erogati dalla Regione stessa in cui venissero stimati i benefici economici e sociali per i componenti. Su questi aspetti l’assessore si è rifiutato di rispondere».

 
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CASA. BULLIAN-MORETUZZO: 2 ANNI RESIDENZA PER SOVVENZIONATA

"È irragionevole negare l'accesso all'edilizia residenziale pubblica a chi, italiano o straniero, al momento della richiesta non sia residente nel territorio della Regione da almeno cinque anni. Il requisito della prolungata residenza impedisce di soddisfare il diritto inviolabile all'abitazione, funzionale a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l'immagine universale della dignità umana".

"È quanto aveva stabilito la Corte costituzionale - fanno presente in una nota i consiglieri regionali Enrico Bullian e Massimo Moretuzzo del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg - con la sentenza n. 67 depositata il 22 aprile 2024, che aveva ritenuto contrastante con i principi di eguaglianza e di ragionevolezza, previsti dall'art. 3 della Costituzione, la parte che lo prevedeva dell'art. 25 della legge regionale del Veneto 39/2017".

"Non lo dicevamo noi, che pure lo condividiamo - evidenziano ancora i due esponenti di Opposizione -, ma lo sentenzia la Suprema corte e nemmeno per la prima volta: analoghe recenti sentenze c'erano state, ad esempio, nei confronti della Regione Lombardia (44/2020) e della Regione Marche (145/2023). La 'norma bandiera' delle maggioranze di Centrodestra nelle Regioni è stata oggetto di continui interventi demolitori da parte della Corte costituzionale e per questo, a più riprese, avevamo tentato di azzerare o ridurre la richiesta dei 5 anni di residenza per accedere alle politiche abitative".

"Nella seduta d'Aula di aprile scorso - rammentano i due consiglieri -, avevamo sottolineato la necessità che la Lr 1/2016 del Friuli Venezia Giulia venisse al più presto modificata e per questo avevamo presentato un emendamento con cui portare a 2 gli anni di residenza richiesti. La Maggioranza lo bocciò con interventi estremamente critici verso noi proponenti. A distanza di qualche mese, un provvedimento simile viene approvato dalla Giunta regionale e verrà discusso nel Consiglio di metà ottobre, durante la legge di assestamento autunnale".

Nella loro nota, Bullian e Moretuzzo riportano "il passaggio integrale della relazione della Giunta, nella presentazione dei commi 8 e 9 dell'art. 5: Modifiche all'articolo 29 della legge regionale n. 1/2016 che portano da cinque a due gli anni di residenza sul territorio regionale richiesti in capo agli assegnatari degli alloggi di edilizia sovvenzionata di cui all'art. 16 della legge regionale medesima".

"Nel caso di definitiva approvazione da parte del Consiglio regionale, si sanerebbe così una norma ingiustamente discriminatoria, che altrimenti continuava a essere applicata nei recenti bandi delle Ater. Tuttavia - aggiungono i due consiglieri - non ci appare chiaro perché il correttivo sia introdotto esclusivamente per l'edilizia sovvenzionata e non anche per quella convenzionata e agevolata. Su questo ci riserviamo un approfondimento, ma constatiamo comunque il passo in avanti compiuto nella direzione indicata dal diritto, dalla magistratura e dalle Opposizioni consiliari oltre che dal buon senso".

"Infatti, la Corte aveva precisato che il requisito della residenza prolungata nella regione non presenta alcuna ragionevole correlazione con il soddisfacimento dell'esigenza abitativa di chi si trova in una situazione di bisogno -continuano Bullian e Moretuzzo -. Anzi, tale criterio contrasta con la circostanza per cui 'proprio chi versa in stato di bisogno si vede più di frequente costretto a trasferirsi da un luogo all'altro spinto dalla ricerca di opportunità di lavoro'. In conclusione, il disastroso bilancio demografico e le richieste di manodopera dal mondo produttivo (spesso accompagnate da una sempre maggiore disponibilità allo spostamento) rendono, oltre che ingiusto e incostituzionale, davvero inutile e persino dannoso il precedente approccio che auspichiamo sia definitivamente superato con la seduta d'Aula di metà ottobre"

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Ristori per commercianti dell’area di Monte Croce Carnico. Moretuzzo: «La Giunta distribuisce elemosine: 8 euro al giorno non bastano»

 

«Lo abbiamo chiesto più volte in aula e anche in occasione della partecipata manifestazione a Monte Croce della scorsa primavera: il danno economico subito dalle attività commerciali per la chiusura del Passo di Monte Croce Carnico ha un impatto drammatico, sono a rischio chiusura decine di imprese e centinaia di posti di lavoro. Per questo servono ristori in grado di coprire in modo significativo i minori incassi, non bastano pochi spiccioli». Questa la dichiarazione di Massimo Moretuzzo, capogruppo in Consiglio regionale di Patto per l’Autonomia.

«A distanza di mesi – prosegue Moretuzzo – e dopo le promesse distribuite generosamente dal vicepresidente Mazzolini e dall’assessore Bini, apprendiamo che l’importo destinato dalla Giunta alle aziende che fanno vendita al dettaglio è di 2.500 euro, pari a 8 euro al giorno. Una cifra ridicola a fronte di mancati incassi per centinaia di euro al giorno, con cali di fatturato che per alcune zone sfiorano il 30%. Questo non è accettabile, soprattutto in un momento in cui le risorse a disposizione della Regione sono cospicue e vengono distribuite in modo discutibile in molti altri settori meno urgenti. A questa situazione si aggiunge il fatto che non è per nulla chiaro quali sono le intenzioni dell’amministrazione Fedriga rispetto alla soluzione per la viabilità di Monte Croce sul lungo termine: seguiranno ancora una volta il consigliere Mazzolini sulle fantasiose ipotesi di tunnel o finalmente si procederà sulla strada più sensata della variante di valico? Di certo le persone e le comunità della Val But e della Carnia non hanno più tempo di aspettare. Le elemosine non bastano».

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Impianti fotovoltaici a terra: territori in balia della speculazione finanziaria. Partecipata iniziativa del Patto per l’Autonomia a Udine. Annunciato incontro delle liste civiche di Mereto di Tomba e Basiliano sul mega impianto da 100 ettari

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«Oggi la nostra terra è uno dei bersagli preferiti da parte dei fondi di investimento che si stanno accaparrando i terreni per la realizzazione di mega impianti fotovoltaici. Una questione che sta assumendo dimensioni preoccupanti in Friuli-Venezia Giulia. Incertezze e indugi normativi sono ingiustificabili». Così il segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo nell’intervento introduttivo all’incontro “Impianti fotovoltaici a terra a Udine e in regione, come gestire una preoccupante invasione di campi”, promosso dal Patto per l’Autonomia, che si è tenuto ieri, mercoledì 18 settembre, a Udine, davanti a un pubblico numeroso che ha animato, al termine, un vivace dibattito, a dimostrazione di quanto il tema sia sentito.

All’appuntamento, moderato da Lorenzo Croattini, consigliere comunale di Udine del Patto per l’Autonomia, sono intervenuti Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG; Emilio Gottardo, referente per l’energia di Legambiente FVG; Andrea Zini, assessore alla Pianificazione territoriale, edilizia, protezione civile e politiche abitative del Comune di Udine.

«Serve una legge organica sul tema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, un’azione amministrativa seria e immediata che fermi la speculazione che sta distruggendo tanta parte della pianura friulana e mettendo in competizione il settore primario con l’esigenza di produrre energia pulita. La Regione avrebbe dovuto rivendicare spazi di autonomia sul governo del territorio oggi in balia della speculazione finanziaria, non l’ha fatto perdendo una grande occasione», ha concluso il segretario del Patto per l’Autonomia che domani sera, venerdì 20 settembre, parteciperà all’incontro organizzato dalle liste civiche di Mereto di Tomba e Basiliano a Mereto di Tomba sull’incombente progetto di impianto agrivoltaico di notevoli dimensioni tra Pantianicco e Villaorba.

«Abbiamo votato contro il Piano energetico regionale per le sue tante criticità: dalle tempistiche per le osservazioni, inadeguate a una reale partecipazione, alla mancanza di riflessione su temi cruciali per il nostro prossimo futuro – ha spiegato Massolino –. Il Piano è estremamente incentrato sulle biomasse, basti pensare che sono previsti 280 milioni di euro per costruire strade camionabili per disboscare la nostra terra. Anche sull’agrivoltaico non c’è stato sforzo critico. Nel Piano si determina il potenziale tecnico teorico di agrivoltaico per la nostra regione (1,7 GW, 1.700 GWh/annui), ma la preoccupazione relativa al consumo di suolo agricolo viene definita come “un controverso ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi fissati”, e non viene delineata una forte e chiara visione sulla gestione del fenomeno, risolta con il solo elenco della normativa vigente».

«Gli ultimi dati disponibili ci dicono che dal 2021 ad oggi sono state presentate domande per 1.160 MW di potenza su 1.250 ettari di campagne – ha evidenziato Gottardo –. Impianti che non esauriscono il totale dell’energia fotovoltaica regionale; ad essi vanno aggiunti gli impianti residenziali (285 MW), del terziario (125 MW) e agricoli (76 MW). Se si tiene conto che a fine 2023 risultavano operativi 882 MW totali (fonte GSE Rapporto statistico 2023), si capisce bene come, se anche diventassero operativi solo 1.000 MW degli impianti utility scale presentati, avremmo già raggiunto, con anni di anticipo, l’obiettivo di 1.960 MW assegnato alla Regione Friuli-Venezia Giulia dal Governo per il 2030 quale quota di competenza del burden sharing nazionale». Per Gottardo non c’è una contrarietà di principio sull’agrivoltaico, ma «bisogna ragionare sull’agrivoltaico vero, mentre la maggior parte degli impianti presentati sono agrivoltaici solo sulla carta».

L’assessore Zini si è soffermato sulla situazione del Comune di Udine ricordando la presenza di 10 impianti a terra che, seppur non di grandi dimensioni, interessano 57 ettari per 50 MW di potenza, incidendo per il 2,2 % della superficie agricola comunale. Zini ha assicurato attenzione all’impatto paesaggistico («Il nostro comune ha pagato più di altri») e ricordato la necessità di una logica partecipata nella progettazione e presentazione di nuovi impianti.

 

Alla Regione spetta ora l’ultimo atto, con apposita legge, entro la fine del 2024. L’auspicio dei relatori è che il quadro di riferimento sia finalmente chiaro e orienti gli investitori prioritariamente sulle coperture, sulle aree degradate, sui vari demani pubblici esistenti. E che le comunità locali, a partire dai Comuni, siano protagoniste della transizione energetica regionale preservandosi da megaimpianti dall’impatto devastante sul territorio e dai potenziali rischi ambientali.

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Moretuzzo: «Per la maggioranza prima la legge Calderoli, poi, forse, la specialità regionale». Mozione del Gruppo bocciata

Bocciata la mozione a difesa della specialità regionale presentata dal Gruppo consiliare del Patto per l’Autonomia – Civica FVG.

Moretuzzo: «Per la maggioranza prima la legge Calderoli, poi, forse, la specialità regionale»

«Con l’approvazione della legge Calderoli e la successiva richiesta del referendum abrogativo si è aperto uno scontro politico e istituzionale che crea ostilità verso le Regioni autonome e rischia concretamente di indebolire e compromettere la specialità del Friuli-Venezia Giulia. Per questo motivo, abbiamo presentato una mozione per istituire un tavolo tecnico per definire i possibili impatti della legge Calderoli sul pieno esercizio dell’autonomia statutaria del Friuli-Venezia Giulia, ma la maggioranza ha deciso di bocciarla, di fatto schierandosi contro la difesa della specialità regionale». È il commento del capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo dopo il dibattito odierno in aula sull’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.

«Ribadiamo il nostro giudizio negativo sulla legge Calderoli, una norma che giudichiamo inapplicabile, e, con esso, la necessità di concentrarci su come rilanciare la nostra specialità, su come possiamo, di nuovo, essere protagonisti del nostro futuro, rivendicando le competenze e le responsabilità che possiamo esercitare, senza attendere una riforma che ha più a che fare con gli scambi politici interni alla maggioranza che con l’interesse delle nostre comunità».

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Risorse regionali all’Ausir. Moretuzzo: «Si definiscano quanto prima criteri e tempistiche di assegnazione»

Risorse regionali all’Ausir.

Moretuzzo: «Si definiscano quanto prima criteri e tempistiche di assegnazione»

«L’auspicio è che l’Autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti (Ausir) definisca quanto prima criteri e tempistiche di assegnazione delle risorse della Regione a copertura dei maggiori costi conseguenti all’attivazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani “porta a porta”. Si tratta di un servizio pubblico importante e gli enti gestori sul territorio hanno bisogno di sapere come e quando le risorse possono essere utilizzate». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo, oggi (19 settembre, ndr) in aula, nel corso della discussione dell’interrogazione con la quale chiedeva ragione delle modalità di assegnazione all’Ausir dei fondi regionali – un milione di euro per l'annualità in corso – a sostegno dei maggiori costi del “porta a porta”. Sarà l’Ausir a determinare i criteri in base al quale andranno utilizzate le risorse assegnate e le modalità di distribuzione delle stesse.

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Settimana europea della mobilità sostenibile. Massolino annuncia mozione: «Chiediamo la nomina del Mobility Manager della Regione»

All’apertura della Settimana europea della mobilità sostenibile, Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia, annuncia la predisposizione di una mozione per chiedere la nomina di uno o più Mobility Manager regionali. 

«Quando abbiamo discusso il Piano Energetico Regionale, avevo richiesto espressamente chi fossero i Mobility Manager regionali, che erano citati nel testo - racconta Massolino -. È risultato, invece, che la Regione non ne ha. Da qui muove la mozione che abbiamo predisposto, e che intende sollecitare la Regione a dotarsi di questa figura fondamentale per garantire e promuovere forme di mobilità sostenibile. Se consideriamo che le e i dipendenti regionali sono oltre 3.500, che lavorano in diverse sedi, è chiaro che la gestione dei loro spostamenti potrebbe contribuire in modo rilevante all’abbattimento delle emissioni da traffico, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione, come espresso dalla finora inapplicata L.R. 4/2023, la cosiddetta FVGreen».

Il Mobility Manager esiste in Italia addirittura dal 1998, ma diverse novità erano state introdotte dal Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020, c.d. “Decreto Rilancio”, che lo rende obbligatorio per per enti pubblici e aziende private, con più di 100 dipendenti per sede, ubicate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia ovvero in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti. La norma prevede l’obbligo di adottare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale dipendente finalizzato alla riduzione dell'uso del mezzo di trasporto privato individuale.

«Oltre agli spostamenti del personale dipendente - precisa la Consigliera -, compito di tale figura dovrebbe essere quello di promuovere interventi di sostegno alla rete dei Mobility Manager operanti sul  territorio regionale e di raccordarsi con i Mobility Manager di aziende con sedi vicine a quelle regionali per la definizione di piani di mobilità integrati a livello d'area. Ma non solo: tra le attività che richiediamo vi è anche la promozione di campagne di informazione e di comunicazione sulla mobilità sostenibile e attiva e l’elaborazione di studi, indagini e ricerche volti allo sviluppo di una cultura diffusa di  mobilità sostenibile, favorendo le disponibilità al cambiamento modale dei  comportamenti individuali e aziendali».

«La figura del Mobility Manager è già stata nominata in diverse regioni: Piemonte, Trentino-Alto Adige/Südtirol e Puglia, dove è stata istituita già nel 2011 - conclude Massolino -. È ora che anche la Regione Friuli Venezia Giulia faccia la sua parte e dia il buon esempio per costruire concretamente una cultura della mobilità sostenibile sul nostro territorio».   

 
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Impianti fotovoltaici a terra: preoccupante invasione di campi. Il Patto per l’Autonomia organizza un incontro a Udine mercoledì 18 settembre

“Impianti fotovoltaici a terra a Udine e in regione, come gestire una preoccupante invasione di campi” è il titolo dell’incontro promosso dal Patto per l’Autonomia che si terrà mercoledì 18 settembre, alle 17.45, a Udine, nella Sala “Gianni Bravo” della Camera di Commercio. L’ingresso è libero.

All’appuntamento, introdotto da Massimo Moretuzzo, segretario del Patto per l’Autonomia, e moderato da Lorenzo Croattini, consigliere comunale di Udine del Patto per l’Autonomia, interverranno Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia; Emilio Gottardo, referente per l’energia di Legambiente FVG; Andrea Zini, assessore alla Pianificazione territoriale, edilizia, protezione civile e politiche abitative del Comune di Udine.

«La questione dei grandi impianti fotovoltaici a terra – cui vanno aggiunti gli impianti residenziali, del terziario e agricoli – sta assumendo dimensioni preoccupanti in Friuli-Venezia Giulia – afferma Moretuzzo –. Incertezze e indugi normativi non trovano più alcuna giustificazione. Si pensi al problema delle aree idonee e non idonee che, dopo oltre 14 anni e ben 6 atti legislativi emanati, tra italiani e regionali, non è ancora risolto. Alla Regione l’ultimo atto, con apposita legge, entro la fine del 2024. Si spera che il quadro di riferimento sia chiaro e orienti gli investitori prioritariamente sulle coperture, sulle aree degradate, sui vari demani pubblici esistenti. In questo contesto si inserisce la situazione del Comune di Udine con ben 10 impianti a terra che incidono per il 2,2% della superficie agricola comunale. Ne parleremo nel corso dell’incontro promosso dal Patto per l’Autonomia, ricordando il quadro regionale: il Piano energetico in discussione offre, infatti, l’opportunità di inquadrare, nel complesso dei problemi e delle prospettive di tutto il comparto, la questione dei grandi impianti e della transizione energetica regionale. Siamo convinti che le comunità locali, a partire dai Comuni, debbano essere protagoniste di questo processo preservandosi da mega-impianti dall’impatto devastante sul territorio e dai potenziali rischi ambientali. Serve, di fatto, una seria azione di pianificazione rispetto al tema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, una legge organica che fermi la speculazione in atto».

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«Legge Calderoli sbagliata, necessario lavorare per una vera Repubblica delle autonomie solidali». Partecipato incontro a Udine con Dellai, Laterza e Moretuzzo

«La legge Calderoli non è l’annuncio di una nuova stagione regionalista. E, per il Friuli-Venezia Giulia, i termini in cui si sta sviluppando il dibattito, rappresentano il rischio concreto di indebolire e compromettere la nostra specialità. Per questo, esprimiamo il nostro giudizio negativo su una norma che è più un “oggetto di scambio” all’interno della maggioranza di centrodestra, una marchetta fatta da Fratelli d’Italia alla Lega per sdoganare la riforma in senso presidenzialista dello Stato, vero obiettivo del Governo Meloni». L’ha ribadito ieri (13 settembre, ndr) a Udine, nel corso dell’incontro “Oltre la legge Calderoli, per una vera Repubblica delle autonomie solidali” organizzato dal Gruppo consiliare del Patto per l’Autonomia, il capogruppo Massimo Moretuzzo davanti a un pubblico numeroso e a diversi rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali.

«La legge Calderoli è la principale garanzia che una vera riforma in senso federale dello Stato non sarà mai portata a termine da chi sta al Governo. La prova sta nel fatto che per il raggiungimento dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), posto che vi si arrivi, non sono state previste risorse aggiuntive a quelle che oggi vengono utilizzate dallo Stato. La norma è inapplicabile – ha detto Moretuzzo – e il dibattito che si sta sviluppando in seguito all’approvazione della legge Calderoli, che vorrebbe avviare a realizzazione la previsione costituzionale delle autonomie regionali differenziate, e alla successiva richiesta del referendum abrogativo, sta andando in una direzione preoccupante. C’è da chiedersi – ha aggiunto Moretuzzo – se alla nostra specialità crea più danno la confusione della legge Calderoli o le sollecitazioni centraliste che si leggono in alcuni degli slogan referendari e che inevitabilmente spingono l’opinione pubblica a diventare nemica delle specialità regionali, già oggi vissute come situazioni di ingiustificato privilegio in larga parte dell’Italia».

Riflessioni condivise anche da Lorenzo Dellai, già presidente della Provincia autonoma di Trento, intervenuto all’incontro. «Meno ci facciamo coinvolgere in questa contesa tutta politicistica e romana che rischia di travolgere l’ordinamento regionalista e autonomista, uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, meglio è. La disfida in atto crea ostilità verso le Regioni speciali, ma mortifica anche quelle forze positive e sane del sud che vorrebbero applicare un principio di autogoverno responsabile. Male fanno quelle Regioni speciali a volersi agganciare al carro dell’autonomia differenziata per potenziare le loro competenze, è un errore micidiale: non possono rinunciare al rapporto bilaterale e pattizio con lo Stato. Dovrebbero piuttosto ripensarsi, rilanciare il loro ruolo, sperimentare». Dellai ha chiarito: «Le Regioni speciali del nord possono affrontare la grande partita dei rapporti transfrontalieri per la costruzione di Regioni davvero europee. Sarebbe un contributo importante non solo ai nostri territori, ma anche alla crescita di una idea più solidale e condivisa di Europa». Infine: «Dobbiamo stare alla larga dalla presunzione statalista e centralista che solo lo Stato centrale può garantire i diritti e lo sviluppo armonico delle comunità. La crisi degli Stati nazionali è del tutto evidente e un principio di autonomia responsabile e solidale delle Regioni e degli enti locali è l’unica strada per uscire dalla grande crisi della nostra democrazia».

Per Riccardo Laterza, capogruppo in Consiglio comunale di Adesso Trieste, relatore all’incontro udinese, sostenitore della campagna referendaria contro l'autonomia differenziata, pur riconoscendone alcuni limiti, «in questa fase storica lo Stato si è dimostrato insufficiente per garantire l’uguaglianza sostanziale e la riduzione dei divari territoriali. Serve più autonomia, intesa come autogoverno democratico delle comunità locali, che si saldi con meccanismi di solidarietà e partecipazione, creando spazi di autogoverno a livello locale e di vera sovranità popolare a livello europeo. Di fronte a un processo di ripiegamento sul centralismo, di accentramento del potere, che si osserva a livello statale e regionale, è necessario rimettere al centro della discussione il tema dell’autonomia intesa sia come strumento politico e istituzionale per fare le cose, sia come fine e valore ultimo. Le nuove forme di autonomia – ha spiegato Laterza – non possono che andare di pari passo con una integrazione solidale a livello continentale sul piano delle politiche redistributive, della normativa sul lavoro, delle politiche industriali sui settori strategici, e di altre policies oggi delegate ai singoli Stati. Solo così si può conciliare un governo della prossimità attento alle proprie necessità e rispettoso delle proprie peculiarità storiche, culturali ed economiche, con l’abbattimento delle tante disuguaglianze che si osservano anche in Europa». 

«Per la nostra comunità regionale è tempo di abbandonare le sirene “foreste” e di concentrarci su come possiamo, di nuovo, essere protagonisti del nostro futuro, rivendicando le competenze e le responsabilità che ci competono», ha concluso Moretuzzo, raccogliendo l’invito di Dellai a fare rete tra Regioni speciali alpine e transfrontaliere. 

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Ovovia. Massolino: «Urgente convocare il prosieguo dell’audizione in IV Commissione»

Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia - Civica FVG, interviene a margine della conferenza stampa del Comitato NO ovovia tenutasi questa mattina a Trieste. 

 

«Lo scorso 24 giugno l’audizione da noi richiesta era stata sospesa per mancanza di tempo e l’accordo era di riconvocarla in tempi brevi al fine di poterla completare - ricorda Massolino -. L’appuntamento era stato informalmente ipotizzato a fine settembre, ma abbiamo ricevuto il calendario dei lavori della Commissione e dell’audizione non risulta traccia fino a fine ottobre. Ho quindi sollecitato la sua calendarizzazione, considerando l’urgenza data dal fatto che l’iter sta procedendo, siamo in attesa di riscontro. A maggior ragione avendo appreso stamani che è stato predisposto un altro ricorso al TAR proprio incentrato sulla delibera regionale del processo di VINCA, riteniamo fondamentale garantire la massima trasparenza e partecipazione da parte dell’Amministrazione regionale. In tal senso, le tempistiche sono cruciali. Ci auguriamo di non dover lamentare di nuovo una gestione della richiesta di audizione inaccettabile, come quella che abbiamo subìto la scorsa primavera, quando la seduta era stata cancellata e riconvocata dopo l’approvazione della VINCA».

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Concerto Tony Effe. Massolino presenta un'interrogazione: «La Regione ritiri il finanziamento»

Non si placa la polemica infuriata ieri relativamente al concerto del rapper Tony Effe nell'ambito del Tomorrow Today Festival. Il caso arriva anche nell'aula di piazza Oberdan con un'interrogazione a risposta immediata presentata oggi mercoledì 11 settembre dalla consigliera del Patto per l'Autonomia - Civica FVG Giulia Massolino e che vedrà risposta nella seduta del 19 settembre. 

«Paradossale la situazione venutasi a creare: è come chiamare un colosso del fast food per un evento sull'alimentazione responsabile - commenta la consigliera -. La violenza dei testi del rapper è agghiacciante, e il fatto che fondi pubblici siano stati usati per l'organizzazione del concerto nel contesto di un evento per giovani il cui focus è la violenza di genere è semplicemente inaccettabile. Chiediamo dunque alla Regione se non intenda ritirare il finanziamento».

«Naturalmente - precisa Massolino - , non è compito di nessuna amministrazione quella di valutare le idee e le espressioni di un artista, ma lo è quello di valorizzare anche attraverso finanziamenti e contributi comportamenti sani e non incitamenti alla violenza e all’odio di genere, tanto più in un momento storico dove i femminicidi sono tristemente all'ordine del giorno e il disagio giovanile sta assumendo proporzioni disarmanti».

«Ci sarebbe poi da capire se gli enti finanziatori abbiano o meno letto il programma presentato dagli organizzatori, perché - si legge nella delibera di Promoturismo - la società che ha ideato il festival propone attività decisamente singolari per promuovere il tema della violenza di genere, come dei corsi di autodifesa dedicati esclusivamente “alle femmine” e gare di corsa e staffette dedicati “ai maschi”. A questo punto la conclusione del festival con canzoni che denigrano il ruolo della donna non può che considerarsi la ciliegina sulla torta».

 
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Autonomia differenziata. Incontro a Udine, venerdì 13 settembre, con Dellai, Laterza e Moretuzzo

“Oltre la legge Calderoli, per una vera Repubblica delle Autonomie solidali” è il titolo dell’incontro promosso dal Gruppo consiliare regionale del Patto per l’Autonomia – Civica FVG che si terrà venerdì 13 settembre, alle 18, a Udine, nella Sala Pasolini del Palazzo della Regione.

All’appuntamento, introdotto dal capogruppo Massimo Moretuzzo, interverranno Lorenzo Dellai, già presidente della Provincia autonomia di Trento, e Riccardo Laterza, capogruppo in Consiglio comunale di Adesso Trieste.

Con l’approvazione della legge Calderoli e la successiva richiesta del referendum abrogativo si è aperto uno scontro politico e istituzionale su un aspetto dell’ordinamento della Repubblica: l’attuazione delle autonomie differenziate per le Regioni che intendano utilizzarle. «Il dibattito che si sta sviluppando ha evidenti criticità – afferma Moretuzzo –. Siamo convinti che la riforma istituzionale più insidiosa e destabilizzante sia quella dell’elezione diretta del capo del governo. Pensiamo che la legge Calderoli sia un “oggetto di scambio” all’interno della maggioranza di centrodestra destinata ad essere largamente inattuata quando e se si dovesse realizzare il “premierato alla Meloni”. Riteniamo sia una legge largamente inattuabile per i suoi vizi procedurali intrinseci, per la crisi prossima ventura della spesa pubblica italiana, per la relazione ineguale fra Stato e Regioni, per i conflitti giurisdizionali che può provocare. Pensiamo sia invece urgente affrontare i nodi della verifica ed attuazione del Titolo V, della rivisitazione dello Statuto speciale e del ruolo della nostra Regione, e di una riforma del nostro sistema delle autonomie locali, dei Comuni e degli enti intermedi. Per questo, è fondamentale proporre occasioni di riflessione e confronto su questi temi. La prima sarà a Udine, altre ne seguiranno».

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Corso preparto di un centro aiuto alla vita insieme ad Asugi e Burlo. Massolino presenta un'interrogazione: «Dopo la chiusura dei consultori, ecco arrivare gli obiettori»

Un corso preparto pubblicizzato a mezzo stampa e sui siti istituzionali ma organizzato da un centro di aiuto alla vita, in collaborazione con Asugi e l'ospedale infantile Burlo Garofolo. La consigliera del Patto per l'Autonomia - Civica FVG Massolino presenta un'interrogazione in Regione. 

 

«Era una delle grandi preoccupazioni relative alla chiusura dei consultori familiari: che il vuoto lasciato dal pubblico venisse occupato da associazioni note per le posizioni antiabortiste - dichiara Massolino. - Se in più lo si fa con il patrocinio di Asugi e Burlo, la questione è davvero grave. Il patrocinio è gratuito o oneroso? Come è stato scelto il partner privato e il personale medico e sanitario coinvolto? Perché i consultori, e le i professioniste e i professionisti in organico a questi, non sono stati inclusi, nonostante siano l'istituzione pubblica deputata alla tutela della salute riproduttiva delle persone, dell’età evolutiva e delle relazioni familiari? Quale supervisione sui contenuti proposti? Non si ritiene che questo corso possa andare in contrapposizione o competizione con quelli organizzati dai consultori? Queste le queste domande a cui chiediamo risposte alla Giunta regionale».

 

«Cogliamo l'occasione per tornare sul tema dei consultori, ormai a sei mesi dalla chiusura delle sedi di San Giovanni e San Giacomo - prosegue la consigliera -. Come stanno funzionando i corsi preparto e gli accessi per altre motivazioni? Che ne è stato del famoso open day che Poggiana aveva prospettato alle associazioni della società civile? Associazioni con cui, ricordiamo, la Giunta non ha mai voluto avviare un confronto, arrivando persino a violare il regolamento del consiglio regionale alla nostra richiesta di audizione. L'ennesima vergogna della gestione della sanità da parte di questa amministrazione regionale».

 
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Linguaggio di genere. L'opposizione presenta una mozione in Consiglio regionale

Dopo le polemiche del mese scorso sul disegno di legge della Lega, poi ritirato, in cui si voleva multare l'uso dei femminili professionali, il tema del linguaggio di genere torna in Consiglio regionale, grazie a una mozione presentata dall'intera opposizione. 

 

«C’è ormai un’ampia condivisione sulla necessità di rappresentare anche il genere femminile in atti e documenti, come sottolineato da istituzioni illustri come la Crusca, e tale indirizzo è espresso anche dalla Commissione Regionale Pari Opportunità stessa - dichiarano le consigliere firmatarie della mozione depositata e sottoscritta dall'intera opposizione. - Dal linguaggio passa molto dell’immaginario di una società: quello che non si scrive o pronuncia semplicemente non esiste. È ora di dare equo spazio a tutte le persone che compongono la nostra società, a prescindere dal genere con cui sono nate o in cui si riconoscono. Bisogna allearsi, e le parole possono e devono diventare uno degli strumenti per la parità sostanziale».

 

La mozione presentata impegna la Giunta ad adottare un prontuario sulla comunicazione  inclusiva, redatto previo accordo con la Commissione Regionale Pari Opportunità, da distribuire a tutti gli organi e alle e ai dipendenti regionali. Inoltre, chiede di dare mandato agli uffici del Consiglio di prestare attenzione al linguaggio di genere e a prediligere il termine “persona” o “persone” ogniqualvolta possibile in tutti i nuovi documenti e atti dell’Amministrazione regionale e dei suoi enti, prevedendo un progressivo adeguamento anche degli atti esistenti, oltre che delle comunicazioni esterne, inclusi i siti internet. Infine, si chiede di adoperarsi affinché nell’aula consiliare e nelle attività istituzionali venga rispettato il linguaggio di genere nelle comunicazioni verbali e di farsi promotrice, anche avvalendosi di Compa Fvg, di corsi di formazione specifici rivolti alle proprie e ai propri dipendenti finalizzati a una maggior consapevolezza sul linguaggio di genere nonché a un suo uso nel rispetto della lingua italiana e delle lingue minoritarie presenti in regione.

 

Il tema non è nuovo all'Aula di Piazza Oberdan, visto gli accesi toni che aveva assunto a marzo durante la discussione della Legge elettorale, quando Massolino aveva proposto un emendamento in merito. «Ci è dispiaciuto che una proposta così semplice e di buon senso fosse sfociata in una bagarre che si è trascinata per mesi, tra botte e risposta su stampa, social e persino audizioni nella Commissione Pari Opportunità - aggiunge Massolino -. Già al tempo avevo annunciato una proposta più ampia sul tema, e con le colleghe avevamo da subito iniziato a lavorare alla mozione. L’assurdo disegno di legge per vietare l'uso del femminile ci ha spinte ora a procedere con il deposito: il tema è evidentemente rilevante, sentito e attuale».

 
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Tagliamento. Moretuzzo: no alle mega opere

"Il fiume Tagliamento rappresenta un unicum in Europa e ciò che lo rende davvero eccezionale è l'integrità ecosistemica che ancora conserva e che ne fa uno degli ultimi grandi fiumi naturali d'Europa. Per questo va assolutamente salvaguardato". A difendere in una nota le posizioni finora sostenute dalle rispettive forze politiche, il capogruppo del Patto per l'Autonomia, Massimo Moretuzzo.

"Ribadiamo la nostra ferma convinzione - scrive il consigliere regionale - che si debba salvaguardare la naturalità del fiume, scongiurando grandi opere impattanti che rischiano di non essere né risolutive, né rispettose dell'ambiente, continuando quel lavoro iniziato nella passata legislatura per portare a riconoscere il Tagliamento come Patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco, cosi come richiesto nei recenti ordini del giorno approvati dalle amministrazioni comunali di San Vito al Tagliamento e di Codroipo".

"La querelle indecorosa cui abbiamo assistito da parte della Giunta Regionale, con un susseguirsi di posizioni contraddittorie, che la nostra mozione sottoscritta da rappresentanti di tutti i gruppi di Opposizione e successivamente bocciata da parte della Maggioranza mirava a sanare, deve finire. Crediamo sia bene fare chiarezza - insiste Moretuzzo - senza ulteriore confusione. Gli assessori di riferimento dicano chiaramente a che tipo di opere stanno pensando, e con quali caratteristiche".

"La sicurezza delle popolazioni rivierasche è sicuramente un obiettivo importante e crediamo possa essere perseguita con interventi compatibili con la tutela della naturalità del fiume, come ipotizzano illustri studiosi di tutto il mondo. Ribadiamo la nostra ferma contrarietà a mega opere di elevato impatto ambientale, che peraltro sono già state bocciate in passato dallo stesso Laboratorio Tagliamento promosso dalla Regione".

"Dopo 58 anni di discussioni sul Tagliamento, le nuove considerazioni devono tener conto anche degli obiettivi stabiliti dal Consiglio dell'Unione europea, che ha varato la Nature Restoration Law, entrata in vigore pochi giorni fa e che impone agli Stati membri di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi danneggiati del territorio comunitario, tra cui i fiumi, entro il 2030, e di rigenerarli tutti entro il 2050. Per cui pensare ad opere ad alto impatto ambientale e paesaggistico - conclude Moretuzzo - appare contraddittorio e in antitesi ai dettami europei".

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Accolto ricorso al Tar del Comune di Paluzza contro il via libera della Regione a impianto Siot. Moretuzzo: «Brutta pagina dell’Assessorato all’Ambiente. Vittoria del territorio e delle sue comunità»

Il Tar ha accolto il ricorso del Comune di Paluzza contro la decisione della Regione di autorizzare un impianto di cogenerazione a gas naturale Siot nel paese della Valle del But. Una decisione che il consigliere regionale Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia) – promotori di azioni concrete contro le opere previste, fuori e dentro il Consiglio regionale – accolgono con grande soddisfazione e che è «frutto di un lavoro complessivo per la difesa del territorio e delle sue comunità».

In particolare, il Comune aveva impugnato il provvedimento col quale la Regione ha autorizzato Siot, società che gestisce il tratto italiano dell’oleodotto transalpino che porta il greggio dal porto di Trieste fino in Austria e Germania, alla costruzione e servizio di un impianto di cogenerazione a gas naturale nel Comune di Paluzza. Il progetto si inserisce nell’ambito di un più ampio investimento consistente nella realizzazione di quattro impianti di cogenerazione ubicati nei pressi delle stazioni di pompaggio del lago di Cavazzo e di Paluzza. «Il Tar ha accolto le osservazioni portate avanti dal Comune di Paluzza che si è fatto portavoce dell’ampia e trasversale opposizione della popolazione dell’Alto Friuli a gravare il territorio di ulteriori e impattanti servitù –. Ma la Regione non ha voluto sentire ragioni».

«Il percorso verso la costruzione delle centrali di cogenerazione da fonti fossili nelle stazioni di pompaggio dell’oleodotto transalpino di Siot ha avuto il beneplacito della Giunta Fedriga che ha abdicato di fronte ai poteri forti, quei poteri che fanno pesare la massimizzazione dei profitti a favore delle società multinazionali rispetto agli interessi delle comunità che, con i loro amministratori e le associazioni ambientaliste, si sono mobilitate contro il progetto», aggiunge Moretuzzo.

«Brutta pagina dell’Assessorato all’Ambiente ed ennesima prova di forza di Siot – afferma Moretuzzo –. La decisione del Tar, che ferma la procedura di realizzazione dell’impianto, è una vittoria delle comunità che richiama la Regione ad ascoltarne le istanze e a valutare realmente le ricadute economiche e sociali per il territorio».

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Moretuzzo: «La Regione definisca subito le aree idonee agli impianti a fonti rinnovabili. Assalto di migliaia di ettari di terreni agricoli. Ultimo caso a Carlino».

Depositata interrogazione

«Un altro no al progetto di un mega-parco agrivoltaico in regione, tra Carlino e San Giorgio di Nogaro. È arrivato pochi giorni fa dal Consiglio comunale di Carlino, compatto, a difesa del territorio e del suo patrimonio naturalistico e paesaggistico. Una presa di posizione che evidenzia ancora una volta l’assenza di una reale politica energetica regionale, a partire da una seria azione di pianificazione rispetto al tema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili», afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo. In merito, Moretuzzo ha depositato una interrogazione alla Giunta Fedriga per chiedere quando sarà approvata la norma regionale che definisce le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, in attuazione al decreto ministeriale che legifera in materia.

Una sollecitazione che Moretuzzo aveva posto all’attenzione dell’esecutivo regionale anche nel giugno scorso con una interrogazione sul progetto di impianto agrivoltaico della Società Alpenfrut nei Comuni di Bicinicco, Mortegliano, Castions di Strada, Santa Maria la Longa e Pavia di Udine, ribadendo la contrarietà a mega-impianti dall’impatto devastante sul territorio e dai potenziali rischi ambientali. In quell’occasione, «l’Assessore regionale all’ambiente aveva garantito che la Regione, non appena il decreto ministeriale fosse diventato definitivo, avrebbe normato la materia in maniera chiara. Sollecitiamo l’esecutivo a procedere in tal senso nei tempi più rapidi possibili – continua Moretuzzo –. Stiamo assistendo all’assalto di migliaia di ettari di terreni agricoli su cui si stanno installando enormi parchi fotovoltaici. Serve una legge e un’azione amministrativa immediata che fermi la speculazione che sta distruggendo tanta parte della pianura friulana e mettendo in competizione il settore primario con l’esigenza di produrre energia pulita».

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Taglio alberi a San Giovanni a Trieste. Massolino presenta interrogazione in Regione

«Molte persone si sono allarmate a seguito del taglio di centinaia di alberi su un terreno di proprietà regionale nel Parco di San Giovanni a Trieste - dichiara la consigliera regionale Giulia Massolino del Patto per l’Autonomia -. Abbiamo quindi ritenuto doveroso sottoporre un’interrogazione alla Giunta: perché è stato deciso di tagliare quegli alberi? Come e quando verranno messi a dimora altri? Che precauzioni sono state prese per l’avifauna? Il cantiere, da quanto si apprende dalla cartellonistica, pare sia motivato dalla stabilizzazione del versante, ma gli alberi sono un alleato fondamentale proprio per la prevenzione del rischio idrogeologico. Oltre al fatto che siamo in piena crisi climatica e che gli alberi andrebbero piantati e non abbattuti, quella zona è stata recentemente colpita da alcune piogge straordinarie che hanno comportato fiumi di fango in tutte le vie limitrofe, fino a via Giulia e via Battisti. Dobbiamo tenere conto del fatto che gli eventi climatici estremi saranno sempre più impattanti e frequenti, e le soluzioni naturali (Nature Based Solution) andrebbero privilegiate anche per l’apporto al contrasto e alla mitigazione dei cambiamenti climatici in sé, rientrando in un circolo virtuoso».

 

«Al di là del merito dell’intervento - aggiunge Massolino -, è fondamentale la comunicazione alla cittadinanza. Su questo avevamo già chiesto in Consiglio comunale a Trieste che si facessero degli sforzi di trasparenza e comunicazione, rendendo accessibile il database, in modo che chiunque possa andare a controllare le previsioni di abbattimento e le motivazioni. Serve inoltre un piano strategico di gestione del verde, che abbiamo proposto a livello comunale e regionale, purtroppo senza successo. È un tema sul quale la cittadinanza ha sempre dimostrato grande sensibilità, ed è fondamentale costruire fiducia nei confronti delle istituzioni partendo da principi di trasparenza e partecipazione che dovrebbero essere scontati». 

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Massolino: via alberi in parco a Trieste

 "Molte persone si sono allarmate a seguito del taglio di centinaia di alberi su un terreno di proprietà regionale nel parco di San Giovanni a Trieste. Abbiamo quindi ritenuto doveroso sottoporre un'interrogazione alla Giunta: perché è stato deciso di tagliare quegli alberi? Come e quando verranno messi a dimora altri? Che precauzioni sono state prese per l'avifauna?"

Lo afferma in una nota la consigliera regionale Giulia Massolino del Patto per l'Autonomia.

"Il cantiere, da quanto si apprende dalla cartellonistica, pare sia motivato dalla stabilizzazione del versante, ma gli alberi sono un alleato fondamentale proprio per la prevenzione del rischio idrogeologico. Oltre al fatto che siamo in piena crisi climatica e che gli alberi andrebbero piantati e non abbattuti, quella zona è stata recentemente colpita da alcune piogge straordinarie che hanno comportato fiumi di fango in tutte le vie limitrofe, fino a via Giulia e via Battisti".

"Dobbiamo tenere conto - evidenzia - del fatto che gli eventi climatici estremi saranno sempre più impattanti e frequenti, e le soluzioni naturali andrebbero privilegiate anche per l'apporto al contrasto e alla mitigazione dei cambiamenti climatici in sé, rientrando in un circolo virtuoso".

"Al di là del merito dell'intervento - aggiunge Massolino -, è fondamentale la comunicazione alla cittadinanza. Su questo avevamo già chiesto in Consiglio comunale a Trieste che si facessero degli sforzi di trasparenza e comunicazione, rendendo accessibile il database, in modo che chiunque possa andare a controllare le previsioni di abbattimento e le motivazioni. Serve, inoltre, un piano strategico di gestione del verde, che abbiamo proposto a livello comunale e regionale, purtroppo senza successo".

È un tema sul quale la cittadinanza ha sempre dimostrato grande sensibilità - conclude l'esponente del Patto per l'Autonomia -, ed è fondamentale costruire fiducia nei confronti delle istituzioni, partendo da principi di trasparenza e partecipazione che dovrebbero essere scontati"

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Cannabis light. Massolino: «Emendamento assurdo e dannoso, sono in ballo migliaia di posti di lavoro. Avevamo presentato un ordine del giorno accolto dalla Giunta, ora la Regione faccia pressione a livello nazionale perché si torni indietro»

«Un emendamento assurdo e dannoso quello proposto dal Governo e approvato ieri in commissione che vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli derivati dalla cannabis sativa - dichiara Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia prima firmataria di un ordine del giorno in merito, sostenuto anche dai colleghi del gruppo Moretuzzo e  Bullian e da altre colleghe e colleghi di opposizione, e accolto dalla Giunta nella seduta di Assestamento estiva -. Finora le varietà di canapa iscritte nel catalogo delle specie agricole non rientravano nel campo di applicazione del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope poiché hanno un contenuto di THC pari o inferiore allo 0,2%. E, infatti, ne era consentita la coltivazione senza necessità di autorizzazione, richiesta invece per la coltivazione di canapa ad alto contenuto di THC. Gli usi sono i più disparati: alimenti, cosmetici, semilavorati come fibra, canapulo, polveri, cippato e olio carburanti per l'industria e l'artigianato, per la bioingegneria e bioedilizia, per la fitodepurazione di siti inquinati, coltivazioni per attività didattiche, dimostrative e di ricerca da parte di istituti pubblici o privati e coltivazioni destinate al florovivaismo. Secondo Coldiretti, nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati con canapa, dai 400 ettari del 2013 a quasi 4.000 nel 2018 e l’Associazione Imprenditori Canapa Italia stima che attualmente l’industria legata alla canapa impieghi nel nostro paese circa 30 mila persone, con 3 mila aziende che producono un fatturato annuo intorno ai 500 milioni di euro. Forte preoccupazione, all’annuncio della previsione normativa nazionale, era stata espressa dalla Confederazione Agricoltori Italiani (CIA), poiché tale misura penalizzerebbe fortemente gli agricoltori che nel corso degli anni hanno investito in una cultura legale e ad alto valore aggiunto, con pesanti ricadute sulle filiere agro industriali di eccellenza come la cosmesi, il florovivaismo, gli integratori alimentari, il settore dell’erboristeria. Tutti ambiti che poco hanno a che fare con le sostanze stupefacenti. Peraltro è evidentemente che ormai sono temi ampiamente sdoganati da un punto di vista sociale e scientifico, e molti altri Paesi stanno andando in direzione opposta, ampliando le legalizzazioni».

 

«La Giunta regionale aveva accolto il nostro ordine del giorno la scorsa settimana durante l’assestamento estivo, condividendo la nostra preoccupazione e impegnandosi ad avviare un tavolo di confronto con i portatori di interesse - prosegue Massolino -.  La Regione Friuli-Venezia Giulia dovrebbe ora far sentire la propria voce affinché questo emendamento retrogrado e immotivato non passi in Camera e in Senato».

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Stalli bici. Massolino e Moretuzzo: «Il territorio si prepari alla direttiva europea che renderà obbligatorio prevedere stalli bici per edifici nuovi o in ristrutturazione». Accolto l’ordine del giorno

Positive novità in arrivo per i parcheggi delle biciclette. La cosiddetta Direttiva europea Case Green (Energy Performance of Buildings Directive - EPBD) introdurrà per gli edifici residenziali nuovi e sottoposti a ristrutturazioni importanti con più di tre posti auto l’obbligo di prevedere almeno due posti bici per ogni unità immobiliare residenziale, mentre per gli edifici non residenziali esistenti, con più di venti posti auto posti auto, o per gli edifici nuovi o soggetti a ristrutturazioni importanti con più di cinque posti auto, si devono avere stalli per biciclette che rappresentino almeno il 15% della capacità media o il 10% della capacità di utenza totale dell’edificio, entro gennaio 2027.

«Una vera e propria rivoluzione per l’incentivazione della mobilità sostenibile e attiva - dichiarano Massolino e Moretuzzo, primi firmatari dell’ordine del giorno accolto dalla Giunta nella seduta di assestamento estiva -. È noto che la mancanza di spazi sicuri e protetti per il parcheggio delle bici è, specie nelle aree urbane, uno dei principali ostacoli al possesso e all’uso regolare delle biciclette. La situazione è ancora più evidente per quanto riguarda le biciclette a pedalata assistita, che hanno il grande merito di aver reso pedalabili anche le aree di territorio non pianeggianti, ma hanno un valore economico nettamente superiore di una normale bici, oltre a essere pesanti e quindi difficilmente trasportabili dentro casa. Salutiamo con favore dunque la direttiva europea che introdurrà l’obbligo di prevedere parcheggi bici sicuri sia per gli edifici residenziali che non. Avere posti sicuri dove lasciare la bicicletta a casa e sul lavoro è un incentivo fondamentale per espandere la ciclabilità, settore fondamentale e ancora grandemente inespresso della ripartizione modale degli spostamenti. Con l’ordine del giorno abbiamo dunque proposto che la nostra Regione inizi a prepararsi all’attuazione della direttiva, adeguando di conseguenza le norme urbanistiche corrispondenti. Siamo soddisfatti che questa proposta abbia ottenuto il favore della Giunta».

 

«Faremo delle proposte anche per nominare dei Mobility Manager regionali - conclude Massolino -. Durante la discussione del Piano Energetico Regionale è emerso che la Regione non ha queste figure, invece sarebbero fondamentali per garantire gli spostamenti delle numerose persone dipendenti regionali. La Regione Puglia ce li ha addirittura dal 2011».

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Centro Disforie di Genere. In risposta all’interrogazione di Massolino e colleghi, l’assessore Riccardi legge una nota di cinque mesi fa

«Era il cinque gennaio di quest’anno quando abbiamo depositato un’interrogazione in merito alla sospensione delle operazioni presso il Centro Disforie di Genere di Cattinara - racconta Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia, firmataria dell’interrogazione insieme al consigliere Honsell e alla consigliera Liguori -. La risposta è arrivata sette mesi dopo, e ci ha lasciati sgomenti: l’assessore Riccardi si è limitato a leggere una stringata risposta risalente al 29 febbraio scorso, quando il collega Honsell aveva presentato una interrogazione a risposta immediata proprio per accelerare i tempi di riscontro, altrimenti sempre biblici. Risposta che naturalmente avevo citato nell’illustrazione dell’interrogazione nella Commissione di oggi, ma rispetto alla quale, è stato detto, non vi sarebbero state novità in questi cinque mesi. Nella risposta di febbraio, riferendosi all’esecuzione degli interventi attualmente in lista d’attesa, veniva asserito che, a causa della quiescienza a fine 2023 di uno dei principali professionisti coinvolti nel percorso chirurgico di trattamento delle disforie di genere, sarebbe conseguita una riorganizzazione delle attività della Struttura Complessa della Clinica Urologica di Trieste. Apprendiamo oggi che sarebbe tuttora in atto “l’approfondimento sulle attività che verranno implementate/riorganizzate/mantenute nel corso degli anni a venire”, invariato rispetto a 7 mesi fa. Nel frattempo le persone trans soffrono e attendono o, in molti casi, si rivolgono a strutture private in altre regioni o addirittura oltreconfine. Questi ritardi e questa assenza di risposte ci sembrano un evidente segno di disinteresse nei confronti delle gravi sofferenze psicologiche di chi si trova ad affrontare questo delicato percorso».

 
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Piano energetico regionale. Massolino «Troppe criticità su idrogeno, trasporti e biomasse e poca progettualità, oltre che le tempistiche per le osservazioni ci costringono a voto contrario»

Il gruppo del Patto per l’Autonomia motiva il suo voto contrario al piano energetico regionale in esame oggi nella IV Commissione.  

 

«Abbiamo esaminato il piano energetico regionale e non lo possiamo valutare positivamente - spiega Giulia Massolino -.  Innanzitutto un problema di visione: il tema dell’impossibilità della crescita infinita, così come la democratizzazione dell’energia, e la conseguente profonda trasformazione politica e organizzativa, non vengono sostanzialmente affrontati.  Ma anche una questione metodologica: porre la scadenza per le osservazioni pubbliche al 19 agosto non è un fulgido esempio di stimolo alla partecipazione».

 

Nello specifico delle azioni, secondo la consigliera: «L’investimento per l’efficientamento energetico, che dovrebbe essere la priorità, è troppo basso rispetto agli altri: si prevedono 490 milioni di euro, di cui 270 pubblici, mentre sulle biomasse se ne prevedono addirittura 400 di cui 331 pubblici. Di questi, 280 milioni di euro sono quelli previsti per costruire strade camionabili per disboscare il nostro territorio. Una scelta anacronistica, tanto più se non vi sono piani esplicitati per il teleriscaldamento. Inoltre, le zone adatte alla produzione di legna da ardere in FVG sono già infrastrutturate, e dobbiamo fare i conti con un territorio ad alto rischio idrogeologico. Assurdo poi come il piano abdichi a un protagonismo regionale nella decarbonizzazione dei trasporti con la mobilità dolce, la cui responsabilità viene demandata solamente ai Comuni, quando le azioni da poter mettere in campo dall’Amministrazione regionale sarebbero moltissime».

 

«La parte riguardante l’idrogeno è portata avanti in modo assolutamente acritico, senza mai menzionare gli oggettivi problemi di inefficienza, costo, pericolosità, consumo d’acqua e difficoltà di distribuzione, oltre al gigantesco elefante nella stanza dell’eventuale produzione con fonti non rinnovabili, dal nucleare di Krško all’inceneritore - conclude Massolino -. L’idrogeno è venduto come bacchetta magica per risolvere tutti i nostri problemi garantendo appunto quel paradigma impossibile della crescita infinita. E si arriva ad assurdità come quella delle biciclette a idrogeno, presentate la scorsa settimana dagli assessori Scoccimarro e Amirante, quando le biciclette a pedalata assistita a normale batteria già esistono, funzionano, sono ricaricabili ovunque e hanno pari se non superiore autonomia. Un abbaglio ingiustificabile, che sembrerebbe quasi un pesce d’aprile se non fossimo a luglio».

 
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Assestamento. Friuli protostorico verso il riconoscimento Unesco. Accolto emendamento di Moretuzzo: «Valorizzazione di tumuli e castellieri: opportunità unica per la nostra terra»

Il Friuli protostorico verso il riconoscimento Unesco. È questo, accanto alla tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio, il fine perseguito dall'emendamento che il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Massimo Moretuzzo ha ritenuto importante introdurre nella legge di assestamento mediante uno stanziamento specifico alle finalità di riconoscimento dei beni Unesco e che l’Aula ha accolto. In particolare, stanziando le risorse previste dall’emendamento, si punta a sostenere l’avvio del percorso della rete dei Comuni friulani che ospitano siti protostorici legati alla civiltà dei tumuli e dei castellieri e di proporre una candidatura delle aree degli stessi per il riconoscimento di bene del patrimonio Unesco.

«Questi luoghi non sono solo dei patrimoni archeologici e paesaggistici straordinari, sono parte della nostra storia più profonda, sono i luoghi dell’anima più antica del Friuli, alle radici dell’identità delle sue genti. Custodirli è un dovere, valorizzarli è un'opportunità unica per la nostra terra», commenta Moretuzzo.

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Assestamento. Approvato emendamento per la formazione sugli eventi climatici estremi nelle scuole

Ddl Assestamento. Approvato emendamento per la formazione sugli eventi climatici estremi nelle scuole
Massolino e Moretuzzo: «Dobbiamo abituarci a eventi sempre più frequenti e impattanti, serve sapere come comportarsi»

 

Un percorso di formazione sugli eventi climatici estremi nelle scuole, insieme ad Arpa e Protezione Civile. Lo hanno chiesto i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Giulia Massolino e Massimo Moretuzzo con un emendamento approvato all'unanimità dall’Aula nel corso della maratona sull’assestamento di bilancio, che assegna un finanziamento sul triennio all'attività.

 

«Alcune educatrici ci hanno segnalato come bambine e bambini fossero rimasti terrorizzati dalle grandinate che hanno afflitto la nostra regione lo scorso anno, e non serve ricordare la tragedia della piena del Natisone - dichiarano Massolino e Moretuzzo -. Gli effetti degli eventi climatici estremi con cui ci troveremo ad avere a che fare nei prossimi anni  a causa del cambiamento climatico di origine antropica saranno sempre più frequenti, impattanti e imprevedibili. Le grandinate, gli incendi, le mareggiate che abbiamo vissuto purtroppo sono solo un assaggio: dobbiamo prepararci. Abbiamo quindi proposto di portare avanti dei percorsi formativi focalizzati sugli eventi climatici estremi, insieme ad Arpa e Protezione Civile».

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Ddl Assestamento. Approvato ordine del giorno per studi epidemiologici vicino alla SIOT e per l’inquinamento da PFAS Massolino e Moretuzzo: «Bene dare risposte alle preoccupazioni della cittadinanza in merito agli impatti sulla salute degli inquinanti»

Uno studio epidemiologico su base volontaria per verificare gli impatti da inquinamento in prossimità degli insediamenti della TAL-SIOT e da PFAS su tutto il territorio regionale. Questi gli impegni chiesti alla Giunta regionale dai consiglieri del Patto per l’Autonomia – Civica FVG Giulia Massolino e Massimo Moretuzzo con due ordini del giorno approvati ieri dall’Aula nel corso della discussione sull’assestamento di bilancio.

 

«Raccogliamo la grande preoccupazione delle e dei residenti per gli impatti sulla salute delle emissioni atmosferiche nelle aree limitrofe agli stabilimenti TAL-SIOT, aumentate a seguito dell’annuncio della volontà a costruire gli impianti di cogenerazione presso quattro stazioni di pompaggio (Comuni di Dolina, Reana del Rojale, Cavazzo Carnico e Paluzza) - dichiarano Massolino e Moretuzzo -. Con i nuovi impianti di cogenerazione verranno immesse in atmosfera ogni anno circa 28 mila tonnellate di anidride carbonica, 79 tonnellate di monossido di carbonio e 30 tonnellate di ossidi di zolfo, e queste ulteriori emissioni aggravano i rischi per la salute di chi vive in prossimità. In attesa dell’espressione della sentenza TAR in merito al ricorso delle associazioni ambientaliste, impegnare la Regione a procedere con lo studio è per noi fondamentale, vigileremo sull’attuazione dell’impegno della Giunta: è necessaria trasparenza e attenta valutazione.».

 

«La contaminazione da PFAS è ormai riconosciuta come un problema di natura globale che non può essere più ignorato – spiegano Massolino e Moretuzzo, in merito al secondo studio richiesto –. In Italia si registra il più grande inquinamento d’Europa da sostanze PFAS e dopo 10 anni non è stata ancora emanata una legge che salvaguardi la salute di cittadine e cittadini e dei territori. Le sostanze PFAS sono composti chimici industriali resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione e ormai onnipresenti nell’ambiente, si accumulano nel corpo umano e sono considerati fattori di rischio per diverse malattie. La conoscenza della diffusione e degli effetti della contaminazione è ritardata da numerosi ostacoli, ma non possono più essere procrastinate soluzioni che affrontino sistematicamente questa emergenza ambientale a partire da prevenzione e monitoraggio: urgono prese di posizione da parte delle amministrazioni, dei rappresentanti politici, delle autorità di regolazione».

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Assestamento. Massolino esprime soddisfazione per le proposte accolte: percorso formativo nelle scuole sugli eventi climatici estremi, studio epidemiologico SIOT e PFAS, politica alimentare, cannabis, stalli per le bici

La consigliera del Patto per l'Autonomia Giulia Massolino esprime soddisfazione in merito all’accoglimento di diverse proposte alla manovra estiva di assestamento di bilancio discussa fino all’alba di venerdì. 

 

«Abbiamo portato numerose proposte a questa manovra, incentrate sulla giustizia ambientale e sociale, e chiaramente ci dispiace che molte non siano state prese in considerazione dall’aula, ma siamo soddisfatti che una parte di queste siano state accolte - dichiara Massolino -. È stato accolto il nostro emendamento per progetti formativi su come comportarsi in caso di eventi climatici estremi, per ridurre la probabilità di tragedie simili a quelle tristemente agli onori della cronaca nei mesi scorsi. Alluvioni, temporali, grandinate, mareggiate, incendi: dovremo purtroppo prepararci a fenomeni sempre più intensi, improvvisi e impattanti, e dobbiamo costruire consapevolezza per affrontarli senza panico ma con la dovuta attenzione».

 

«Anche con gli ordini del giorno siamo riusciti a porre diversi temi di particolare importanza per il territorio e le nostre comunità - aggiunge la consigliera -. Abbiamo ottenuto un impegno della Giunta su due studi epidemiologici, uno che coinvolga le e i residenti delle aree vicino agli impianti della TAL-SIOT, raccogliendo la larga preoccupazione della cittadinanza dei territori coinvolti; e l’altro sull’inquinamento da PFAS (il materiale che si trova sulle padelle antiaderenti e molti altri oggetti), un tema tristemente noto in Veneto ma qui ancora largamente inesplorato. Anche sul cibo abbiamo trovato disponibilità al dialogo: è stata accolta la nostra proposta di avviare una policy alimentare regionale, multidisciplinare, che riesca a rendere organiche tutte le azioni nell’ambito agroalimentare, dalla produzione al consumo. Infine, una sollecitazione proveniente da diversi mondi, riguardo alla tutela della produzione e commercializzazione della cannabis sativa, cioè quella non stupefacente, usata ampiamente in prodotti alimentari e tessili, contro cui vi è un emendamento della Lega al Parlamento, attualmente sospeso».

 

Non manca qualche nota negativa: «Dispiace il mancato accoglimento delle proposte per il carcere, considerata l’emergenza che stiamo vivendo, sebbene il tema sia stato affrontato anche da una consigliera di maggioranza. Continueremo a lavorare, senza contrapposizioni ideologiche, per mettere in campo soluzioni tempestive. In tal senso auspichiamo che l’audizione di tutti i portatori di interesse, richiesta diversi mesi fa, venga convocata al più presto. Infine, dispiace anche per le proposte relative alle bici inclusive, sia per sport che per turismo, per persone con disabilità. Una proposta che senza dubbio riproporremo a breve».

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In Consiglio regionale il Friûl campione d’Europa. Moretuzzo: «Promuovere, attraverso lo sport, specificità linguistica e identità». Accolto emendamento all’assestamento di bilancio per l’organizzazione di una manifestazione sportiva tra minoranze

I ragazzi della selezione del Friûl, freschi vincitori dell’Europeada, il campionato europeo di calcio delle rappresentative delle minoranze linguistiche, sono stati ricevuti ieri (25 luglio) in Consiglio regionale a Trieste. Ad accoglierli anche il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo che si è complimentato ancora una volta per l’importante traguardo raggiunto dalla formazione friulana al suo esordio nel torneo organizzato da Fuen, la Unione federale delle nazionalità d’Europa: «opportunità culturale, sociale ed economica; occasione di coesione della comunità friulana, di confronto tra minoranze linguistiche, e di promozione, attraverso lo sport, della propria specificità linguistica e identità».

Con questa consapevolezza, Moretuzzo, nel corso della discussione dell’assestamento di bilancio, ha proposto di finanziare l’ASF, la Associazion Sportive Furlane, e l’Unione delle Associazioni Sportive Slovene in Italia – Združenje Slovenskih Športnih Društev v Italiji, per l’organizzazione di una manifestazione sportiva con il coinvolgimento di rappresentative di minoranze linguistiche regionali e non, propedeutica alla predisposizione del dossier di candidatura del Friuli quale sede per la prossima competizione calcistica europea Europeada. L’Aula ha accolto l’emendamento.

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Moretuzzo: «Udine e il Friuli umiliati dalla Giunta»

«Le dichiarazioni che il Presidente ha fatto oggi in aula sono inaccettabili. Infatti è stato così sfrontato da ribaltare sul Comune di Udine la responsabilità di aver escluso il Comune friulano dai finanziamenti corposi che ha riservato agli altri capoluoghi, in particolare a Trieste, che anche in questa manovra beneficia di diversi milioni di euro per opere pubbliche che interessano la città». Questo il commento del Presidente del gruppo consiliare Patto per l'Autonomia, Massimo Moretuzzo, durante la manovra di assestamento, nel corso della quale si è svolto un acceso dibattito col Presidente dell'esecutivo, che è intervenuto per presentare la propria posizione sul tema del sottofinanziamento di Udine e del Friuli.


«Sicuramente - prosegue Moretuzzo - non può essere ritenuta una compensazione la mossa di finanziare il project financing sul Palasport Carnera, dovuto più ai desiderata di una parte della maggioranza che alle priorità individuate dall’amministrazione udinese. La discriminazione nei confronti del Comune di Udine è l’ennesima conferma del fatto che la Giunta Fedriga continua a distribuire le risorse finanziarie ai Comuni in base a criteri che hanno più a che fare con la vicinanza politica che con la bontà dei progetti presentati».

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Punta Olmi e raddoppio della galleria di Muggia: Massolino presenta emendamenti e interrogazione in Regione. Annunciato anche un incontro pubblico

Alla vigilia della seduta del Consiglio comunale di Muggia in cui verranno trattati anche questi temi e della concomitante assemblea pubblica convocata dalle associazioni, Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia, ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale sul progetto di edificazione a Punta Olmi, un emendamento all’assestamento di Bilancio in discussione in consiglio regionale in questi giorni relativo alla costituzione di un parco naturale nella stessa area e un emendamento contro il raddoppio della galleria.

 

«Il bellissimo territorio di Muggia ha al momento due grossi problemi: il consumo di suolo e il traffico - dichiara Massolino -. Infatti Muggia, a fronte di una media regionale dell’8%, ha un consumo di suolo nettamente superiore e pari al 34%. Siamo profondamente contrari al tentativo di edificazione per alloggi turistici nella zona naturale di alto pregio di Punta Olmi, e chiediamo quindi con l’interrogazione quali siano le intenzioni dell’amministrazione regionale in merito alla tutela dell’area. Inoltre, con un emendamento in assestamento abbiamo proposto che la Regione investa proprio per la costituzione di un parco naturale, come richiesto dai Comitati e caldeggiato anche dalla Soprintendenza e dalle Direzioni regionali stesse, che in un futuro potrebbe andare a unirsi con quello già esistente della penisola di Ankaran. Un tema che ha a che vedere anche con l’ovovia: visto che per la valutazione di incidenza è necessario istituire una nuova area Natura 2000 nella zona di Bosco Vignano - Laghetti Noghere, perché non aggiungere questa forma di tutela anche a tutta Punta Olmi e al Bosco dell’Arciduca?».

 

Sul traffico, secondo la consigliera, bisognerebbe guardare al progetto di pedonalizzazione di grande successo tra Isola e Koper/Capodistria: «Il raddoppio della galleria di Muggia non sarebbe altro che un attrattore di traffico, senza considerare i rischi per gli edifici storici, gli espropri e i disagi alla cittadinanza nella lunga fase di realizzazione. Nella consapevolezza che una somma è necessaria alla messa in sicurezza della galleria, proponiamo di togliere parte dei fondi destinati al raddoppio per impiegarli invece su un vero progetto di pedonalizzazione, che comprenda tutto il porticciolo e arrivi fino al confine, fermando le macchine prima dell’arrivo a Muggia con un apposito parcheggio scambiatore. Da molto tempo le associazioni propongono questa soluzione, che darebbe un nuovo volto alla costa. Proponiamo inoltre di inserire alberature al fine di contrastare l’eccesso di calore, viste le temperature sempre più estreme».

 

«Siamo a fianco di associazioni e comitati che si stanno battendo per ottenere una città e una costa più vivibili - conclude Massolino -. Per questo, organizzeremo un incontro pubblico per fare il punto sulle attività portate avanti nelle istituzioni e decidere insieme alla cittadinanza i prossimi passi».

 
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Situazione drammatica nelle carceri: il Patto per l’Autonomia presenta un emendamento e un ordine del giorno all’assestamento

A seguito delle iniziative intraprese in merito alla gravissima situazione di sovraffollamento e disagio nelle carceri regionali, il gruppo Patto per l’Autonomia presenta un emendamento e un ordine del giorno all’assestamento di bilancio di cui si è iniziata oggi la discussione. 

 

«Dopo le ispezioni, gli eventi pubblici e la partecipazione alle iniziative di sensibilizzazione, proponiamo anche di affrontare il tema in Consiglio regionale durante il ricco assestamento di bilancio regionale in discussione - ha dichiarato Massolino, prima firmataria dell’emendamento e dell’ordine del giorno -. La prima iniziativa riguarda la possibilità di offrire sostegno psicologico e psichiatrico alle persone attualmente recluse in attesa di giudizio che, fino alla condanna, non possono interloquire con le psicologhe e gli psicologi ministeriali. Specie per chi l’affronta per la prima volta, è necessario un forte supporto durante l’esperienza detentiva, affinché sia un momento di rieducazione e possibilità di reinserimento nella società, non un’afflizione, e per prevenire atti autolesionisti o suicidi. Inoltre, con un ordine del giorno si propone che la Regione attivi la convenzione con il Tribunale al fine di poter accogliere progetti di esecuzione penale esterna (lavori socialmente utili e messa alla prova). Purtroppo, con l’ampia esternalizzazione dei servizi come la manutenzione o le pulizie, gli ambiti in cui avviare progetti di questo tipo sono ridotti, e anche su questo andrebbe fatta una riflessione nei futuri appalti. Infatti, il primo passo per risolvere la tragica situazione del sovraffollamento è avere meno persone in carcere, non avere carceri più grandi. Sappiamo che al momento ci sono problemi anche legati al personale che rendono difficile aumentare il numero di progetti trattamentali. L’esecuzione penale esterna, invece, è una grande opportunità di facilitare l’uscita dal carcere e il ritorno nella società, attraverso specifici percorsi, riducendo anche le possibilità di recidiva».

 
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Albo educatori: Massolino esprime soddisfazione a seguito dell'incontro con delegazione USB e lavoratrici

"Ringraziamo il Presidente del Consiglio e i Consiglieri presenti per aver accolto, in last minute, una delegazione di rappresentanti, lavoratrici e lavoratori presenti oggi al presidio organizzato da USB sotto il Consiglio regionale - dichiara la consigliera Massolino, prima firmataria della mozione sul tema presentata la scorsa settimana e sottoscritta da tutta l'opposizione - Le istanze portate sono state condivise dai presenti ed è emersa l'intenzione, a seconda dell'esito della Conferenza delle Regioni prevista per domani, di presentare un ordine del giorno a firma dell'intero Consiglio regionale a supporto della causa, ritirando dunque la mozione depositata la scorsa settimana. Attendiamo con fiducia novità sul tema ed esprimiamo solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori in apprensione, nonché alle famiglie"

 
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Femminili professionali, Massolino interviene dopo il ritiro del ddl Lega: «Da tempo stavamo lavorando a una mozione sul linguaggio di genere negli atti amministrativi regionali, che depositeremo a breve»

«A leggere la prima notizia del disegno di legge della Lega che intendeva multare l’uso dei femminili professionali abbiamo tutte pensato a uno scherzo di cattivo gusto o una bufala, salvo poi constatare che era tutto vero. Rincuora sapere che le reazioni hanno indotto a un celere ritiro. Da tempo stavamo lavorando a una mozione per l’utilizzo del linguaggio di genere negli atti istituzionali, già annunciata in occasione del turbolento emendamento analogo alla legge elettorale qualche mese fa: è arrivato il momento di depositarla - dichiara Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia prima firmataria di una mozione in via di deposito cofirmata anche dalle colleghe di opposizione -. È ormai ampiamente riconosciuto come dalla lingua passi molto dell’immaginario di una società, ed è quindi anche attraverso la lingua che si costruisce la parità di genere. La Commissione Regionale Pari Opportunità si è spesso espressa a favore dell’uso del linguaggio di genere, ed è ora che anche gli atti amministrativi si adeguino ai tempi, anche perché sgradevoli episodi come quelli avvenuti in aula lo scorso marzo con il consigliere Basso non possano più accadere».

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Ddl Assestamento. Moretuzzo: «Manovra ricchissima, ma non affronta questioni urgenti per il sistema-regione: dalla sanità agli enti locali»

«Ci troviamo davanti a una manovra di assestamento che beneficia della notevolissima disponibilità di risorse finanziarie, ben superiore a quella già definita straordinaria dell’assestamento estivo del 2023, e della continuità nel colore politico del governo regionale e dell’affinità partitica della Giunta Fedriga con la maggioranza che sostiene il governo statale. Ci sono quindi tutte le condizioni per affrontare in modo deciso le questioni urgenti che stanno alla base del sistema-regione e mettere il Friuli-Venezia Giulia nella situazione di gestire al meglio i momenti in cui questa disponibilità di risorse non sarà più tale. Eppure in questa manovra sono state fatte scelte su aspetti chiave che non condividiamo per nulla». È il commento di Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG e relatore di minoranza del ddl Assestamento, da oggi (23 luglio, ndr) al vaglio del Consiglio regionale.

«Mi riferisco, per esempio – spiega Moretuzzo –, a una visione dello sviluppo turistico superata e insostenibile, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico, ben rappresentata dai contributi a fondo perduto per importi fino a 4 milioni di euro a soggetti privati per la realizzazione di alberghi di lusso in montagna; fondi stanziati per progetti definiti fondamentali e strategici come la valle dell'idrogeno rimasti inutilizzati; i finanziamenti ai pannelli solari ai privati, che possono essere usati solo da chi può permettersi di anticipare i soldi, senza incidere sulla povertà energetica. Così come i ristori per gli eventi climatici estremi: fino a quando, ci chiediamo, sarà sostenibile questo meccanismo, considerata l'emergenza climatica?».

E ancora, «sul tema salute manca completamente qualsiasi indicazione in merito alle scelte strategiche che la Giunta intende fare sulla messa in sicurezza della sanità regionale, più volte auspicata dall'Assessore Riccardi e negli ultimi giorni anche dal Presidente Fedriga. Riteniamo che il tempo degli annunci sia abbondantemente esaurito e che la Giunta debba chiarire finalmente quali sono le sue intenzioni per affrontare le numerose e crescenti difficoltà di un settore che, se non gestito correttamente, rischia di mettere in crisi la stessa specialità regionale. Specialità che ha un altro ampio spazio di esercizio nell'ambito delle autonomie locali, settore altrettanto in difficoltà e rispetto al quale serve un'azione urgente che invece non è presente nel testo di legge».

«Passando al capitolo delle infrastrutture, accogliamo positivamente i finanziamenti destinati ad alcuni interventi su viabilità e patrimonio edilizio, che vanno nella direzione di risolvere alcune questioni importanti per il territorio e le comunità come nel caso del Passo di Monte Croce Carnico. Non riteniamo invece positive alcune scelte su opere che rischiano di avere impatti molto significativi sul territorio e che avrebbero bisogno di maggiore coinvolgimento nella loro valutazione, come la Variante di Aquileia e parti di viabilità inerenti al progetto della Manzano-Palmanova».

«Auspichiamo – conclude Moretuzzo – che, in modo pragmatico e non ideologico, vengano accolti i nostri emendamenti, che intendono correggere la rotta della manovra. E che, a valle della votazione dell’assestamento, si eviti lo spreco di risorse pubbliche che si è verificato lo scorso anno con la diffusione a pagamento, per centinaia di migliaia di euro, di informazioni generiche sulla manovra, la cui utilità è nulla per le cittadine e i cittadini del Friuli-Venezia Giulia, se non per quelli che possono beneficiare della propaganda travestita da comunicazione istituzionale».

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Chiamate al 112 a cui viene risposto dalla Slovenia: Massolino interroga la Giunta sulle possibili risoluzioni del problema

Accade spesso in alcune aree di Trieste e dei territori regionali vicino al confine e sulla costa: chiamando il numero unico di emergenza 112 si viene trasferiti alla centrale di emergenza slovena anziché a quella italiana. La questione arriva in Regione grazie a un’interrogazione presentata dalla Consigliera Massolino del Patto per l’Autonomia.

 

«Un problema rilevante, considerando che una persona, tanto più in situazione di emergenza e specialmente se anziana, può non riuscire a interloquire con l’operatrice o l’operatore in un’altra lingua - dichiara Massolino - In casi di emergenza ogni secondo è prezioso, e questo ulteriore passaggio può avere gravi conseguenze. Senza contare che in alcuni casi segnalati chi ha risposto dal vicino confine dichiarava di non poter passare la chiamata ai numeri di emergenza italiani. Chiediamo alla Giunta quali siano le azioni che è possibile mettere in campo per risolvere questo problema, prima che si verifichino casi drammatici di ritardo o impossibilità nei soccorsi. Il problema è tanto più urgente considerata la stagione estiva e che le zone costiere altamente frequentate sono per lo più sotto copertura cellulare straniera».

 
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Moretuzzo: «Scoccimarro in stato confusionale, Fedriga intervenga». Annunciata interrogazione in Regione dopo le dichiarazioni dell’Assessore sulla stabilità del ponte sul Tagliamento di Dignano

Moretuzzo: «Scoccimarro in stato confusionale, Fedriga intervenga».
Annunciata interrogazione in Regione dopo le dichiarazioni dell’Assessore sulla stabilità del ponte sul Tagliamento di Dignano
 
«Le dichiarazioni dell’Assessore Scoccimarro sul ponte di Dignano sono inquietanti; se è vero che il ponte è a rischio crollo in caso di piena, la popolazione e i Comuni coinvolti devono essere informati immediatamente e devono essere presi i provvedimenti del caso». È il commento del segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo alle affermazioni odierne sulla stampa del componente della Giunta Fedriga.
 
«I casi sono due – incalza Moretuzzo –: se è vero quanto sostiene l’Assessore Scoccimarro, cioè che il ponte è a rischio crollo, si convochi immediatamente un tavolo tecnico che illustri la situazione e i motivi che determinano questo stato di emergenza, così che i sindaci e le autorità competenti dispongano la chiusura del traffico in caso di aumento del livello dell’acqua del fiume e la popolazione venga messa a conoscenza dei rischi che corre attraversando il manufatto in date situazioni climatiche. Se invece si tratta dell’ennesima dichiarazione fuorviante dell’Assessore, a beneficio di telecamere e taccuini dei giornalisti, con il solo scopo di creare allarmismo e giustificare una posizione della Giunta regionale sulle opere che interessano il Tagliamento sempre più indifendibile, allora il momento è decisamente preoccupante. In questo caso è evidente che l’Assessore è in stato confusionale e sta perdendo definitivamente il controllo della situazione, visto che solo un paio di giorni fa ha fatto un altro intervento scomposto in occasione dell’Assemblea dell’Ausir. Per questo il Presidente Fedriga dovrebbe intervenire tempestivamente e togliergli le deleghe prima che faccia altri danni». 
 
«Dopo i passi falsi dell’Assessora Amirante sulla Cimpello-Gemona – continua il segretario del Patto per l’Autonomia –, con ipotesi progettuali prima dichiarate in via di approvazione e poi clamorosamente affossate in seguito alla mobilitazione popolare del territorio collinare, ora è la volta delle opere sul Tagliamento, in cui il duo assessorile di Fratelli d’Italia passa con disinvoltura dall’approvazione in Giunta di una delibera che parla di traverse laminanti affiancate al ponte a progetti di ponti traversa. Il tutto con la crescente contrarietà di Comuni e cittadini che chiedono soprattutto trasparenza e chiarezza di informazioni. Esattamente quello che Scoccimarro non ha fatto con le dichiarazioni di oggi. In ogni caso depositerò un’interrogazione alla Giunta perché chiarisca immediatamente le condizioni strutturali del ponte sul Tagliamento».
 
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Un altro attacco devastante ai servizi educativi e di cura: Patto per l’Autonomia e Adesso Trieste denunciano le conseguenze dell’Albo educatori su ricreatori e terzo settore, e avanzano proposte per l’amministrazione regionale e comunale

Termine ultimo per l’iscrizione all’Albo di educatrici ed educatori e coordinatori pedagogici per chi attualmente lavora nell’ambito: 6 agosto, in piena stagione estiva. Chi può iscriversi? Non è ancora del tutto chiaro: i criteri rischiano di lasciare fuori diverse lavoratrici e lavoratori. Un nuovo terremoto scuote i servizi educativi e di cura alla persona, con il serio pericolo di non avere personale a sufficienza per garantirne la continuità. La Legge 55, entrata in vigore in maggio, potrebbe mettere in crisi proprio l’eccellenza tipicamente triestina dei ricreatori comunali, che essendo un unicum in Italia non sono facilmente inquadrabili nella nuova legge nazionale. Ma anche il terzo settore viene messo in difficoltà dalla recente norma attraversando i servizi dedicati alla disabilità, come ad esempio i centri diurni e le comunità di accoglienza, fino ad arrivare ai servizi per minori. In particolare per quanto riguarda i coordinatori pedagogici, andando a mettere a rischio ad esempio proprio il delicato sistema di attività per i minori stranieri non accompagnati.  

 

«La notizia della nuova legge ha provocato grande allarme tra educatrici ed educatori - afferma la consigliera regionale Giulia Massolino del Patto per l’Autonomia, prima firmataria di una mozione sottoscritta anche da tutta l’opposizione -. Con la mozione chiediamo innanzitutto che il Presidente Fedriga, anche in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e la Giunta si attivino per chiedere in ogni sede opportuna una proroga dei termini. È scandaloso porre una scadenza al 6 agosto considerando che i servizi che seguono il calendario scolastico sono chiusi, e quelli che non lo seguono sono invece nel pieno delle attività estive. Senza contare che i moduli per l’iscrizione sono stati pubblicati solamente due settimane fa. In secondo luogo chiediamo di verificare se almeno per le lavoratrici e lavoratori dei ricreatori si possa ottenere una deroga considerando la specificità del servizio nel panorama italiano. Infine, chiediamo una revisione dei criteri di ammissione all’albo anche per chi non dovesse avere i titoli di studio richiesti ma già lavora nell’ambito. La cosiddetta “Legge Iori” (205/2017) prevedeva tutta una serie di criteri per chi, pur non disponendo  dei titoli di studio necessari fosse però già impiegato con quel ruolo, ma gli stessi valevano fino al 2018. Sei anni in un contesto lavorativo sono un’infinità, nel frattempo concorsi pubblici e assunzioni nel privato sociale e nelle cooperative sono state fatte senza i criteri specifici. Tutte le persone che hanno iniziato a lavorare in questo periodo, se non in possesso della specifica laurea, sono a serio rischio, e soprattutto se precarie non hanno alcuna forma di tutela. La Regione deve far sentire con urgenza la propria voce al Parlamento per rassicurare lavoratrici e lavoratori, ora in uno stato di grande angoscia, ma anche le famiglie che potrebbero veder tagliare dei servizi educativi fondamentali. Una volta arginato questo tsunami, sarà poi necessario fare un serio ragionamento su come rendere più attrattivo il mestiere di educatrice/educatore, per evitare che ci sia un fuggi fuggi dal pubblico impiego, come avvenuto per la sanità. Il ruolo ha già una grande responsabilità a fronte di paghe modeste e difficili progressi di carriera: nella mozione chiediamo almeno rassicurazioni in merito alla copertura dei costi assicurativi e di formazione continua».

 

Incalza Giorgia Kakovic di Adesso Trieste: «Abbiamo più volte posto la questione anche in Consiglio Comunale durante la battaglia contro la privatizzazione dell’asilo di Roiano visto che i temi si intrecciano e non si può ragionare in maniera separata. Sulla questione degli educatori e delle educatrici abbiamo fatto sia una domanda di accesso agli atti che posto un’interrogazione all’assessorato, che non ci ha ancora dato risposta. È da chiedersi se il Comune sarà in grado di assicurare la pienezza dei servizi a settembre o prenderà la palla al balzo per privatizzare ulteriormente i servizi educativi».

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